martedì 1 ottobre 2024

Mimosa pudica, una pianta "affruntulina"

 

E’ poi dicono che le piante sono esseri inferiori perché non se ne vanno di qua e di la, non esprimono sentimenti, come fastidio o paura, non comunicano tra loro né con altri organismi viventi, non sono, insomma, organismi intelligenti; chi ama le piante lo sa che non è vero ma fortunatamente per i più scettici Stefano Mancuso ci ha ben spiegato, su basi scientifiche in uno dei suoi libri più conosciuti di qualche anno fa (Plant revolution), che questi preconcetti sono errati. Le piante si muovono, comunicano, reagiscono a stimoli e sono da considerare solo diversamente intelligenti rispetto a noi organismi animali.
E per avere un’immediata contezza delle capacità di movimento e di attenzione che le piante, con diversi meccanismi riescono ad attuare, basta in estate andare in un vivaio ben fornito ed acquistare un vasetto di Mimosa pudica,  meglio nota in Sicilia  con il nome di pianta “affruntulina “. Il termine è un vezzeggiativo per dire in siciliano di persona timida che si ritrae se si interagisce con lei e anche questa pianta lo fa perché al minimo tocco, con ritrosia chiude rapidamente le foglie; non per niente anche Linneo nel suo Species plantarum (1753) diede  alla pianta  l’attributo specifico di Mimosa pudica
 
Mimosa pudica, è  specie originaria del Brasile e cresce principalmente nel bioma tropicale umido; la specie è perenne, erbacea o sub-arbustiva eretta, molto ramificata e con rami semilegnosi, pelosetti e spinosi. Coltivata come annuale da seme non supera i cm 50 di altezza. Le foglie composte, dal picciolo rossastro, sono bipennate con numerosi segmenti ovali appaiati. L’intera foglia può essere lunga fino a cm 10 e larga circa cm 8 .

I fiori minuti, color rosa lavanda sono raggruppati in infiorescenze globose di cm 1,50 di diametro; frutti pelosi a legume divisi in articoli, riuniti in mazzetti e contenenti 3-5 semi lenticolari bruni; la specie non è resistente al gelo.
Mimosa pudica è una specie sensitiva alla stregua di un’altra specie consimile  chiamata Mimosa polycarpa var. spegazzinii che però è specie arbustiva e a durata pluriannuale.

Queste specie, dette sensitive,  hanno le foglie che reagiscono agli stimoli esterni, come urti, spostamenti, esposizione a reazioni chimiche o anche alternanza luce-buio chiudendosi rapidamente verso il basso, perdendo consistenza e turgore. Le piante assumono un aspetto derelitto da vere morticine. Al cessare dello stimolo però, dopo circa una ventina di minuti, le foglioline tornano ad aprirsi.  La principale ragione in natura di questo rapido movimento è la difesa dagli insetti fitofagi che arrivando sulla foglia, una volta che questa si chiude, non trovano appiglio e volano via.  Il meccanismo che consente la chiusura rapida delle foglie in seguito a stimolo non è stato ancora chiarito del tutto, in maniera molto semplificata tale movimento è dovuto alla presenza, alla base di ogni foglia, di un rigonfiamento chiamato pulvino costituito da cellule a pareti sottili il cui turgore può variare velocemente a seguito di uno stimolo che da origine ad un impulso elettrico trasmesso a tutta la foglia. 

La prima personalità scientifica che cominciò ad occuparsi dei movimenti della mimosa sensitiva fu Lamarck (1744-1829) ma anche altri dopo di lui si appassionarono allo studio di questo particolare comportamento, osservando che sottoponendo la pianta a stimoli ripetuti della stessa natura ( gli scossoni di una carrozza in giro per Parigi, ad esempio) ad un certo punto del percorso le foglie non si chiudevano più ignorando le stimolazioni (sobbalzi) già vissute. Si supponeva, allora, si trattasse di stanchezza della pianta ma in sperimentazioni svolte in epoca moderna, sottoponendo i vasi di mimosa ad una successione di stimoli diversi si è osservato come  la pianta, seppur stanca, reagiva prontamente alla novità chiudendo le foglie. Non di stanchezza si tratta perciò ma di memoria, di capacità di fare esperienza. Mancuso nel suo libro racconta come le piante di Mimosa pudica riescono a ricordare uno stesso stimolo per circa quaranta giorni prima di dimenticarlo.
Io ogni estate ne compro qualche piantina in vaso, la metto in una zona indisturbata del balcone ed evito di toccarla, osservandola a distanza. Lei, (le do del lei perché la considero un organismo senziente ed un poco troppo esigente per i miei gusti) , se c’è caldo chiude le foglie, se fa buio pure, se vuole acqua manco a dirlo. E’ un movimento continuo.

Vuole dedizione assoluta: questa estate l’ho lasciata un solo pomeriggio senza innaffiatura (con temperature però abbondantemente sopra i 30 gradi) e la pianta si è immediatamente disidratata. “Che faccio, la butto? No, aspetto” ed infatti dopo dieci giorni vedo comparire nuove piccole foglioline che in breve hanno di nuovo riempito il vaso. 

La mimosa "affruntulina" è un must nel mio balcone, non può mancare; il suo pudore vegetale mi fa da buon antidoto alla sfrontatezza e volgarità generale.  

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