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Premessa
Quando al giovedì arriva il nuovo volantino della Lidl mio marito lo mette da parte e me lo mostra l’indomani mattina a colazione perché sa che mi piace molto, tra un sorso di latte ed un morso al biscotto, guardare la pagina dedicate al Pollice verde dove ci sono le offerte delle piante da fiore e dei fiori recisi che saranno nei negozi Lidl dalla settimana a venire.Scruto, considero, pianifico e alla fine decido a quale pianta dedicare soldi e tempo con l’intento dichiarato di salvarla, sottraendola a morte certa. Infatti, mentre le offerte su carta del volantino Lidl sono molto invitanti, nei negozi il reparto dedicato al verde è tutta un’altra storia: lo spazio è minimo, di solito relegato all’ingresso o addirittura fuori dal negozio, in un luogo tutto corrente e spifferi; le piante riportate in volantino spesso non ci sono (“Non sono ancora arrivate” dice immancabilmente l’addetto); quelle presenti, soprattutto, se annuali da fiore o perenni hanno un aspetto sbattuto che si accentua nei giorni a venire per carenza di acqua e disattenzione. Le piante sono trattate come merce deperibile a breve scadenza; il loro tempo è limitato ad una settimana, dopo di che, se invendute, spariscono alla vista dei più. Avendo intuito qual è la loro sorte, ogni volta che posso vado a comprarne qualcuna, con l’intento dichiarato di accompagnarla dolcemente verso una buona morte, portandola in un balcone luminoso e confortevole, con un poco d’acqua a reidratare le foglie, una carezza sul fogliame spento, un rinvaso in extremis per darle l’illusione di avere avuto una vita migliore.
Mangave, l’ultimo acquisto Lidl
Già sul volantino il nome di questa pianta mi suona strano: Mangave, mai sentito; è una pianta succulenta che occhieggia dall’interno di un cartone dai colori accattivanti; è venduta in vaso da 13 cm in tre varietà: "Lavander Lady", "Pineapple Express","Redwing" ; è descritta come pianta da interno/esterno, per ambiente poco luminoso e da innaffiare regolarmente. Corro in negozio il primo giorno utile per espletare la mia buona azione vegetale e l ’acquisto è fatto non senza avere prima girovagato tra vari negozi per trovare la pianta desiderata. Ne porto a casa una e dopo essermi documentata sulla sua storia, corro di corsa al negozio e ne compro altre due varietà perché forse ho trovato una pianta del volantino Lidl che potrà, a casa mia, avere una buona aspettativa di vita. Mangave è l’acronimo che è stato dato come nome, da tre vivaisti texani, circa quindici anni fa, ad un ibrido spontaneo ottenuto da un incrocio intergenico tra una pianta di Manfreda maculosa, impollinata casualmente da una pianta del genere Agave, probabilmente Agave mitis, nel territorio del deserto del Messico. In effetti piuttosto che un incrocio tra generi diversi, come ritenuto in passato, visto che Manfreda maculosa è stata recentemente riclassificata come Agave maculata, si può parlare più propriamente di un incrocio tra specie diverse dello stesso genere Agave, appartenente alla famiglia delle Asparagaceae; l’ibrido è stato poi registrato nel 2010, come x Mangave D.Klein.
La particolarità di questa nuova pianta è la colorazione vivace delle foglie che risultano spesso maculate o puntinate, (carattere tipico della manfreda) associata alla struttura rigida e simmetrica dell’agave che però ha perso le spine appuntite presenti sulle foglie, diventate, invece, nell’ibrido, morbide ed innocue come in manfreda. In ogni caso da entrambi i genitori è derivato il carattere di resistenza alla siccità, alle alte temperature e alla forte insolazione.
L’ibridatore che più ha creduto nelle potenzialità commerciali degli ibridi Mangave è stato Hans Hansen direttore dello sviluppo dei vivai Walters Gardens, in Michigan. E’ lui che è riuscito a produrre altri ibridi riprodotti poi in vitro per una commercializzazione da grandi numeri. I primi sei ibridi inseriti nella collezione originale Art & Sol hanno nomi assai fantasiosi come: Lavender Lady (Signora Lavanda), Thunderbird (L’uccello del tuono), Bad Hair Day (Giornata dai brutti capelli) , Catch a Wave (Prendi un’onda), , Night Owl (Gufo notturno) e Tooth Fairy (Fatina dei denti) e ad essi negli ultimi anni, se ne sono aggiunti altri per un totale di 30 ibridi registrati.
Sono piante dall’aspetto morbido e gentile perché i rostri delle foglie non graffiano nè feriscono; sono molto colorate dando un tocco esotico al giardino e possono essere coltivate con successo anche in vaso perché a rapida crescita ma a sviluppo contenuto e assai adattabili alle diverse condizioni idriche; nei confronti dell’acqua hanno, infatti, un comportamento diverso dalle agavi, ad esempio, non temono gli eccessi ed i ristagni, manifestando invece, in queste condizioni una crescita molto veloce; se, invece, se ne vuole rallentare la sviluppo , come nella coltivazione in vaso, basta somministrare acqua con parsimonia.
"Lavander Lady" ad esempio, uno degli ibridi che ho acquistato io, ha foglie a rosetta colorate con sfumature viola; le foglie crescendo diventano completamente verdi creando un contrasto di colore che diviene più intenso in pieno sole; massimo sviluppo in larghezza 40 cm.
"Pourple “blazing saddles” (Selle fiammeggianti viola) ha foglie verdi fortemente puntinate di macchie rosse con un portamento relativamente basso e compatto.
"Painted desert" (Deserto dipinto):foglie verde oliva con una fascia centrale più chiara ricoperta da punti rossi se esposta alla luce del sole; nel complesso, le foglie hanno una patina color bordeaux. Il portamento è eretto, perfetto per la coltivazione in contenitore.
"Painted desert" (Deserto dipinto):foglie verde oliva con una fascia centrale più chiara ricoperta da punti rossi se esposta alla luce del sole; nel complesso, le foglie hanno una patina color bordeaux. Il portamento è eretto, perfetto per la coltivazione in contenitore.
Arrivata a casa portando le Mangaves appena acquistate le ho travasate, innaffiate e messe al sole che dicono aumenti ed esalti la loro particolare colorazione ed ora comincia la vera tribolazione; non mi ci devo affezionare perché , come da tradizione Lidl, saranno anch’esse malate terminali o, grazie alla resilienza acquisita dagli avi, un futuro migliore ha per loro già messo le ali?
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