sabato 26 marzo 2011

Cyperus papyrus: in origine era la carta


Sono molte le  specie vegetali  che hanno consentito,  con la loro scoperta ed utilizzazione,  di effettuare un notevole passo in avanti nell’evoluzione economica e culturale di  antiche civiltà del  passato. Tra di esse il papiro occupa un posto di primo piano perché  è  a questa specie che si deve la realizzazione, oltre cinquemila anni fa, di una vera e propria rivoluzione culturale: la carta.  Furono  gli egiziani, infatti, che  partendo dalle fibre del papiro, una pianta palustre che cresceva abbondante lungo le rive dei corsi d’acqua,  riuscirono a mettere a punto una tecnica per produrre un supporto bianco, leggero e pieghevole su cui vergare e trasportare velocemente parole. Se consideriamo che allora la scrittura era praticata su fragili ed ingombranti tavolette di argilla incise e poi cotte al forno, si comprende come l'invenzione della carta abbia aperto immensi orizzonti allo scambio di idee e di informazioni tra i popoli. La carta prodotta dal papiro ha avuto ampia utilizzazione sino al Medioevo poi, la difficoltà di reperire il papiro, in Europa, e la diffusione di nuove tecniche come la pergamena e la carta da stracci ne hanno determinato una progressiva scomparsa.  
Botanicamente il papiro o Cyperus papyrus e' un'erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Cyperacee. La pianta dispone di un grosso apparato radicale rizomatoso che predilige terreni melmosi ed umidi. Dall'apparato radicale si sviluppano alti fusti ricchi di tessuto parenchimatico spugnoso che si accrescono in media sino a due o tre metri d'altezza  ma che in particolari condizioni ambientali possono raggiungere i cinque metri. I fusti portano in cima le caratteristiche e decorative infiorescenze a forma di ombrello, composte da numerosissime brattee filiformi lunghe sino a 50 centimetri, all'ascella delle quali, in estate, compaiono le spighette dei fiori.
Le esigenze ecologiche della specie sono molto particolari. Il papiro in natura necessita di acque pulite e fluenti in grado di consentire una continua ossigenazione dell'apparato radicale.  Predilige le sponde dei fiumi soggette a continue inondazioni nelle quali i fusti rimangono sommersi per oltre un  terzo della loro lunghezza.   

La specie e' tipica dei corsi d'acqua dell'Africa tropicale ed equatoriale ma in Sicilia sin dall'antichità  la presenza del papiro in popolazioni spontanee era diffusa lungo numerosi corsi d'acqua come il Fiumefreddo, l'Alcantara e, a Palermo, il Papireto.  Oggi la sua presenza è  limitata esclusivamente al fiume Ciane, vicino Siracusa e a Fiumefreddo, vicino Catania  che rappresentano le uniche stazioni  naturali di papiro presenti in Europa e le più settentrionali della specie.  Il Ciane, in particolare,   è un breve fiume che trae origine da due grosse sorgenti le cui acque, formando all'origine un piccolo lago, percorrono una breve pianura per sfociare poi nel golfo di Siracusa. Sia la fonte che il fiume sono luoghi mitologici consacrati sin dall'antichità al culto di Persefone. Secondo la mitologia, Ciane, ninfa di Siracusa ed amante del fiume Anapo, venne trasformata in una fonte per avere cercato di impedire il rapimento di Persefone ad opera di Plutone. 
Il papiro del fiume Ciane  è protetto da una riserva naturale regionale e sin dal 1959 ne è vietata la raccolta.  Pur protetta, tuttavia, questa popolazione vegetale è in equilibrio precario e solo attraverso un continuo controllo idrologico delle sorgenti, della salinità delle acque e attraverso pratiche colturali come il periodico sfoltimento della vegetazione fluviale infestante e il trapianto di rizomi si potrà sperare di mantenerne inalterata la consistenza attuale.
Cyperus alternifolius

Il papiro, tuttavia, se inserito in un ambiente adatto è una specie di facile coltivazione e come pianta palustre è particolarmente indicata, nelle zone a clima caldo, per ornare vasche e laghetti o per la coltivazione in vaso. In questo caso e' importante assicurare alla pianta, nella stagione calda, una costante riserva d'acqua utilizzando dei sottovasi di buona capacità.  Più facile da coltivare sia come pianta da giardino che come pianta in casa e' il cosiddetto papiro del Madagascar o Cyperus alternifolius. La pianta e' molto più piccola della precedente ed ha cespi densissimi di steli alti poco meno di un metro sormontati da corte ombrella le cui foglie, in realtà brattee,  sono corte e rigide.  La riproduzione del papiro avviene normalmente per divisione del rizoma, operazione che conviene svolgere ogni due o tre anni.  Molto più semplice e di sicuro successo è la riproduzione del papiro del Madagascar che avviene per talea immergendo in poca acqua le cime delle vecchie ombrella con il gambo rivolto all'insù.  In poco tempo all'ascella delle foglie, che avremo cimato per un terzo della lunghezza, spunteranno le radichette ed i giovani germogli.  Si dovrà quindi provvedere a trapiantare le talee in  vaso utilizzando una miscela di terriccio e sabbia da mantenere costantemente umida. 

3 commenti:

  1. Probabilmente una delle piante che più mi hanno fatto appassionare alla botanica è proprio il Cyperus Papyrus, legato agli studi di storia antica, ai viaggi in Sicilia, alla passione per le culture del Mediterraneo, alla bellezza e all'eleganza indiscutibile della pianta oltre che per l'utilità pratica della stessa (non solo carta, altresì alimento per uomini e bestie, combustibile, materiale di costruzione di barche ed utensili).

    Tuttavia, essendo un "ladro-taleatore gentiluomo" (convinto e praticante) che predilige la "raccolta" personale delle specie per legare una determinata pianta ad uno specifico luogo/ricordo, il Cyperus Papyrus mi ha dato qualche difficoltà (non potendosi propagare come l'Alternifolius ma solo per divisione dei rizomi, da quel che so).

    Solo qualche mese addietro, il 21 Dicembre, in visita presso un Orto Botanico di Sicilia (che non cito per non mettere in difficoltà il personale), per una serie di particolari avvenimenti e l'incontro con persone deliziose (che resero indimenticabile quella giornata guidandomi in spazi e dettagli botanici altrimenti impossibili da conoscere) riuscii ad ottenere il prezioso Cyperus Papyrus.
    Tra l'altro nel modo più bello: mi venne regalato dal personale un rizoma di quasi mezzo metro con alcune gemme già ben visibili, preso dall'esemplare dell'Orto davanti ai miei occhi pieni di gratitudine.

    Felicità assoluta; chissà, magari quella pianta era stata prelevata proprio dalla riserva del Ciane durante qualche campagna di erborizzazione dell’Orto...mi piace pensarla così, un pò di “romanticismo” non guasta mai.

    Piccola nota sul Cyperus Alternifolius:
    Dalle letture a riguardo e dall'esperienza visiva presso privati ed Orti Botanici la lunghezza media dei culmi che ho riscontrato in piante in piena terra (ai bordi di laghetti o meno) è quella riportata in questo articolo, ovvero circa un metro.

    Tuttavia in due casi ho potuto vedere piante superare i 180 cm (altezza massima, come ho riscontrato su un’altra pubblicazione).
    A Lamezia Terme, in Calabria, una pianta presso un giardino di una villetta abbandonata superava la mia altezza, 180 cm (dunque 185/190 cm); l'altro caso è invece...casa mia, l'altezza massima dei culmi si è assestata precisamente a 180 cm.
    Naturalmente solo alcuni culmi (7-8 nel mio caso) raggiungono questa dimensione, mentre tutti gli altri si assestano sui 150/160/170 cm.

    Interessante notare che in entrambi i casi gli Alternifolius non si trovano in una posizione palustre, umida o assimilabile all'areale di origine dell’Africa o della Penisola Arabica, bensì in un terreno molto drenante e fresco.
    Sotto un albero a Lamezia, nel mio caso invece sono in pieno sole (oltre che in pieno vento, a 400m s.l.m.) e le annaffio solo una volta ogni una o due settimane (sia d'inverno che d'estate).
    Forse incidono le potature? Generalmente alla fine dell'inverno elimino dalla base i culmi meno vigorosi, quelli più sottili o danneggiati/piegati, ma la pianta di Lamezia è apparentemente priva di cure.
    Di concime neanche a parlarne, avendo delle piante officinali vicine l’unica cosa che metto sul terreno è un’adeguata pacciamatura, una volta d’estate ed una d’inverno; l’eliminazione delle infestanti avviene invece praticamente ogni volta che controllo la pianta (sempre perchè vicino vi sono delle essenze).

    In vaso invece non c'è verso, i culmi rimangono sottili e ne consegue una minore altezza; addirittura l'effetto, man mano che si generano nuove gemme, può divenire quasi nanizzante.

    Similmente ad alcune canne, le cui gemme nascono con un diametro che rimarrà costante per tutto lo sviluppo del culmo, l'unico modo per produrre culmi più grandi credo sia attendere che nascano rizomi (e quindi germogli) più vigorosi. Ovviamente è una mia osservazione, non è detto che sia corretta.
    Voi invece come gestite queste belle Cyperaceae?

    Spero di non essermi dilungato inutilmente ma di aver dato qualche utile suggerimento, tra tante parole...

    Cordialmente

    Stefano

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    1. Grazie Stefano per il tuo preciso intervento; nella mia scuola ad Adrano il Cyperus alternifolius fa una bella macchia in un'aiuola anonima e priva di ogni cura; i culmi più alti spesso si abbattono per il vento e rimangono in piedi quelli di media altezza; sarà forse una selezione naturale che rimangono vispi solo quelli bassotti? Saluti

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    2. Da me invece, zona piuttosto ventosa, si può dire che il numero faccia la forza.
      Le brattee degli esemplari un pò più bassi si incastrano e sostengono i culmi di quelli un pò più altri, il problema sorge quando ci sono culmi più isolati o esposti; questi solitamente si piegano in modo irreversibile e pur continuando a vegetare non restano più in piedi autonomamente, dunque preferisco tagliarli alla base per stimolare l'emissione di nuove gemme.

      Non dubito che con qualche metodo molto semplice (ad esempio legare in modo molto leggero un buon numero di culmi tra di loro per aumentarne la stabilità) si possa "allungare" la vita di quelli più alti, ma come ho già detto il motivo che vedo dietro la crescita di culmi più alti è lo sviluppo dell'apparato radicale; inoltre legacci e tutori sono esteticamente da evitare per piante così aggraziate.

      Cordialmente

      Stefano

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