Come insegnante hai mille incombenze; valutare i ragazzi da un punto di vista didattico è il primo dei tuoi compiti ma, seguirne la crescita intellettuale, badare a che non si perdano dietro pericolose chimere, accorgersi di comportamenti illeciti o solo riprovevoli, sostituirti alle famiglie nel raccoglierne le istanze giovanili, è certamente il lavoro più gravoso sotteso al tuo incarico e il più difficile per me che, per carattere, vedo sempre tutto rosa e della vita recepisco ed annoto solo gli aspetti positivi tralasciandone i buchi neri. Sono sempre in allerta, però; suggestionata dai racconti di scafati colleghi riusciti a sventare, in realtà scolastiche di grandi città, consumi di droga o di erba (vai nei bagni e annusa l’aria, ne riconoscerai l’odore!), di alcol o di chissà quale altra schifezza. Io insegno agricoltura in una scuola di paese e gli alunni mi sembrano tutti, indistintamente, dei bravi ragazzi; se annuso l’aria, entrando in classe, l’odore che sento è di sudore e l’unica dipendenza che penso conoscano è da telefonino e Facebook.
Tuttavia, quest’inverno, tra ragazzi di prima, comincio a notare dei traffici strani; a piccoli gruppi durante la pausa, li vedo appartarsi e scambiarsi qualcosa che al mio sopraggiungere, in fretta, mettono via. Masticano spesso sottili bacchette e tengono in bocca un bolo alimentare che ruminano a lungo come personaggi del vecchio West. Cosa sarà? Un nuovo tipo di ecstasy , una sostanza dopante di nuova generazione? Intervengo decisa e sequestro il bottino tra le vibranti proteste dei ragazzi in questione. Guardo il mal tolto e con sbigottito stupore riconosco all’istante l’oggetto confiscato: liquerizia, radici di liquerizia che in modica quantità masticavo anche io nei miei, poco, trasgressivi, anni giovanili.I ragazzi ne hanno individuato un campo vicino alla scuola e, a dispetto del pastore che ne è proprietario, scavano e scavano nel terreno argilloso per estrarne la dolce radice; la lavano, la porzionano in bastoncini e ne fanno merce di scambio tra loro, masticando felici tutto il giorno. Che sollievo, finché lo sballo è da liquerizia, posso guardare con sereno ottimismo al futuro dei miei ragazzi.
Notizie botaniche su Glycyrrhiza glabra
La parte più caratteristica della specie è l’apparato radicale rizomatoso composto da lunghe radici stolonifere contenenti un succo dolce, carattere che, in greco, da il nome al genere, da glauco (dolce) e riza (radice). La specie è diffusa in forma spontanea sul Mediterraneo ed in Asia minore e viene ancora coltivata un alcune aree della Calabria e, in passato, in Sicilia per estrarne il succo usato in dolceria per la preparazione di pasticche, per aromatizzare e colorare la birra, per migliorare qualità ed aroma di alcune varietà di tabacco. A scopo terapeutico ha prevalentemente funzione antinfiammatoria ma può determinare un aumento della pressione, è quindi vietata agli ipertesi, alle donne in gravidanza e in allattamento. Negli ospedali francesi veniva utilizzata insieme a gramigna ed orzo per preparare una tisana chiamata “bonne-a-tout”. Con i pezzetti di radice da succhiare si ottiene un ottimo palliativo per chi intende smettere di fumare ed è per questo che la consiglio vivamente ai miei amici fumatori. In Italia, a Rossano, vi è l’unico museo della liquirizia, annesso alla Fabbrica della famiglia Amarelli, impegnata da oltre quattro secoli (ed erano presenti anche ad Euroflora) nella produzione di caramelle, succhi e pasticche.
Riferimenti
http://it.wikipedia.org/wiki/Glycyrrhiza_glabra
http://luirig.altervista.org/flora/glycyrrhiza.htm
http://www.liquirizia.it/