venerdì 10 giugno 2011

L'estate è una stagione di sofferenza!

E’ il solito refrain che mi sento ripetere ogni anno, con aria accorata, al comparire del primo accenno di calore, da mio marito che soffre il caldo e che, per contro, adora il lungo, tiepido, inverno (siciliano); quando la temperatura comincia a salire, non c’è corrente, riscontro, turbine d’aria che sia bastevole a non farlo sudare. Di giorno tutti i santi aiutano perché non c’è ufficio che si rispetti che non programmi livelli climatici siberiani e gli impiegati ci stanno dentro imbacuccati come cosacchi del Don per prevenire cervicali e sinusiti sempre in agguato. Ma è la sera, a casa, che inizia la lamentazione sull’estate stagione di sofferenza. Nessun accorgimento anti caldo ci viene risparmiato: non si cucina per non accendere i fornelli; si aprono tutte le finestre per creare riscontro e se la natura non aiuta perché fuori l’aria è immota, si azionano alla massima potenza ventilatori a turbina in ogni stanza della casa ed, infine, lui dorme in brandina davanti alla finestra del balcone in un cono d’aria degno della galleria del vento di quelle utilizzate per le macchine di formula uno. Quando poi fa veramente caldo, ci si tappa in casa climatizzando alcune stanze dove si finisce per vivere assiepati fino al ristabilirsi di condizioni termiche accettabili. Anche io d’estate ho caldo ma la altrui stagione della sofferenza estiva è coincidente, per me, con il lungo, pregustato, agognato periodo di sospensione delle attività scolastiche lavorative e non sarà certo un po’di caldo a rovinarmi la gioia dell’ozio.
Al pari di mio marito, pure molte specie vegetali soffrono il caldo e molte di esse hanno dovuto adottare accorgimenti botanici per sfuggire alla esiziale coincidenza tra il verificarsi delle massime temperature stagionali e la minima disponibilità idrica. Foglie coriacee non traspiranti, spesso impregnate di sostanze protettive; sospensione o rallentamento dell’attività metabolica; perdita totale delle foglie. Il fenomeno in botanica è detto “estivazione” ed è, ad esempio, adottato, da una delle più comuni specie arbustive spontanee della macchia mediterranea: Euphorbia dendroides.


Proprio come mio marito vorrebbe fare, l’euforbia sospende in estate ogni attività vegetativa e per rendere la cosa più evidente i rami della pianta diventano di colore rosso mattone così come le foglie lanceolate che progressivamente ad inizio giugno cominciano a distaccarsi e cadere.

Durante la restante parte dell’anno la specie ha un aspetto molto gradevole con foglie di colore verde glauco disposte alterne su rami di un arbusto a portamento tondeggiante. Le infiorescenze (ciazi) portano ombrelle terminali di fiori gialli con grosse ghiandole nettarifere di colore giallo aranciato. Come tutte le euforbiacee i tessuti vegetali secernono un latice bianco appiccicoso che oltre ad essere molto tossico ha proprietà urticanti tanto da essere usato nella tradizione popolare per bruciare porri e verruche. In Sicilia ho sentito, inoltre, di gente di pochi scrupoli che usava rametti di euforbia per pescare in modo brutale pesci di fiume storditi ed intossicati dal suo latice. A scopo ornamentale l’euforbia viene utilizzata per ricoprire vaste aree dove rapidamente tendono ad inselvatichire.

 All' Euroflora, quest'anno, la Regione Sardegna ha portato una collezione di euforbie arboree spettacolari dimostrando come la specie può avere notevole valenza estetica nelle aree a clima mediterraneo. Se si utilizza come arbusto da giardino e le si fornisce un po’ d’acqua l' arbusto in estate non perde le foglie che, in ogni modo, ricompariranno al verificarsi delle prime piogge autunnali.

Perchè non impariamo dalle piante ad "estivare", in silenzio!.

1 commento:

  1. Catania 26 agosto 2011
    Autocommento
    Per come sto sudando e non dormendo da una settimana devo, a malincuore riconoscere ed ammettere: l'estate è una stagione di sofferenza

    RispondiElimina