venerdì 16 settembre 2011

Chorisia: falso kapok a chi?

Quando arriva settembre, dopo un’estate passata a sudare, tutti speriamo che il tempo rinfreschi e finalmente si torni a dormire. Quando arriva settembre dai addio alle vacanze perché tra riunioni, esami integrativi ed avvio delle attività didattiche il tempo del lavoro è arrivato. Quando arriva settembre e non ne puoi più di piante malconce, secche, intristite dal troppo caldo e dalla mancanza di pioggia ecco che una pianta ti riconcilia con la natura. E’ la chorisia, uno spettacolare albero di origine tropicale che in settembre, dalle nostre parti, comincia a fiorire. Giri lo sguardo su uno spartitraffico anonimo e una cascata di "bei fior carnosi", come dice la canzone, ti fa desiderare un’ immediata partenza per l'equatore. E’ un albero dalla chioma aperta e ben ramificata con foglie palmate e a margine seghettato, presente lungo le aree costiere del Mediterraneo. Ce ne sono due specie in coltura: Chorisia insignis (grandi fiori color crema) e Chorisia speciosa (fiori rosa screziati di giallo); entrambe le specie fanno parte della famiglia delle Bombacaceae e sono originarie rispettivamente di Perù e Brasile ma diffuse in tutta l’America tropicale dove sono note con il nome di falso kapok o "albero bottiglia" per il caratteristico rigonfiamento del tronco in cui si raccoglie acqua e sostanze di riserva per superare i periodi di siccità.

E questo spiega il trucco di tanta esuberanza in un periodo dell’anno in cui, se ancora non piove, le altre piante sono allo stremo delle riserve idriche. In Argentina, la specie è chiamata, per questo, “palo borracho” (albero ubriaco) per la somiglianza del tronco ad una botte di vino.
Tutta la pianta è quasi interamente ricoperta di corte spine, usate come strumento di difesa, nei luoghi d’origine, dagli animali predatori e nei nostri giardini, dai graffitari. Non le toccate, per dabbenaggine, come ho fatto io; hanno una punta che si stacca maligna conficcandosi in un fiat nel tuo dito maldestro. Dalla fioritura si producono grossi frutti verdi, a salamotto,  a lungo persistenti sulla pianta rimanendo appesi ai rami nudi per tutto l' inverno anche in assenza delle foglie.
Raggiunta la maturità i frutti esplodono disperdendo i semi che sono immersi in una lanugine leggera simile al kapok, usata per imbottire cuscini e materassi. La specie è indicata, infatti come “falso kapok" perché produce una fibra di  qualità più scadente rispetto a Ceiba pentandra altra bombacacea africana che produce il kapok più pregiato. E’ una fibra tessile particolare: è idrorepellente, elastica e otto volte più leggera del cotone; dotata di buone proprietà isolanti si presta bene per fare imbottiture di piumini, cuscini, salvagenti e come isolante.
Ed è proprio per utilizzarne la fibra che le chorisie sono arrivate in Italia, a Palermo, presso il Giardino Coloniale dell’Orto botanico, intorno al 1930, e poi, da Palermo, dopo avere abbandonato le velleità di sfruttamento agricolo, si sono progressivamente diffuse nei giardini delle aree costiere dell’isola per le indubbie caratteristiche estetiche e per la facilità di riproduzione; il seme germina, infatti, rapidamente ma si ottengono piante molto variabili geneticamente in quanto le due specie  si ibridano con facilità, creando esemplari sempre diversi per fioritura (colore) e spinosità del fusto. Gli esemplari più belli in assoluto, per me, sono quelli presenti a Palermo lungo il viale delle Chorisie presso l’Orto botanico, nella sezione del Giardino Coloniale. Anche a Catania ci sono splendidi esemplari di chorisia relegati a  fare da  recinzione al parcheggio di una pizzeria;  resti di quello che era il giardino di una villa nobiliare degli inizi del 900.
Secondo la recente revisione tassonomica operata da GRIN (Germplasm Resources Information Network) anche le chorisie son classificate come ceibe e si ritrovano dunque, con una nuova identità botanica chiamandosi rispettivamente Ceiba insignis e Ceiba speciosa; a rigor di logica, è evidente che non è più lecito dar loro del “falso kapok”; potrebbero sempre dire : falso kapok, a chi?

7 commenti:

  1. Quanto mi piace questo strano albero! Spero un giorno di poter vedere il giardino botanico di Palermo, i tuoi racconti mi hanno messo una grande curiosità. Mi sai dire se nel Veneto ci sono dei giardini botanici? Grazie. Ciao

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  2. Ma certo che ci sono; io conosco l’Orto Botanico di Padova che ha un’illustre storia botanica da raccontare essendo stato istituito alla metà del cinquecento ed essendo uno dei pochi che non ha subito trasferimenti mantenendo praticamente lo stesso impianto fino ai giorni nostri. Non è molto grande ma l’interesse storico e la componente vegetale è di grande pregio, vedi ad esempio la “palma di Goethe” un esemplare di Chamaerops humils messo a dimora nel 1585 e visto da Goethe nel 1790. Una tappa assolutamente da non perdere nel vademecum di un amante del verde! Ciao e grazie per il tuo intervento.
    http://www.ortobotanico.unipd.it/home.html
    http://www.comuni-italiani.it/05/giardini.html

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  3. Meravigliosa la Chorisia!E' uno dei primi alberi che mi ha stregata nel mio arrivo in Salento:a Tricase c'è un unico esemplare proprio in piazza Cappuccini davanti alla Posta ma nè i tricasini né i giardinieri ne conoscono il nome.Anche a Nardò esistono 2 grandi esemplari(C.speciosa C.insignis)che m'incantano per la loro fioritura e le spinotte del tronco tra settembre ed ottobre ma ........una cosa mi manca assolutamente:quando m'immergo nel calice dei loro fiori tra i petali carnosi..........oibò! nessunissimo odore.
    Titti Divìccaro

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    1. Si anche per me, se manca il profumo, un fiore è meno... appetitoso; saremo specie affine agli insetti?

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    2. I fiori delle piante che ci sono a Cagliari, sono profumatissimi 😃

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  4. Io possiedo un esemplare riprodotto da seme preso Dall'Orto botanico di Palermo , ha 17 anni piantato in piena terra ...non ha mai fiorito !? ma come mai ?

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    1. Va bene la variabilità genetica ma, insomma, sei stato proprio sfortunato!

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