L’acanto è un’erbacea perenne, rustica, a riposo estivo, assai diffusa allo stato spontaneo nei luoghi ombrosi dell’ambiente mediterraneo; ha grandi foglie molto decorative, disposte a rosetta, lucide, lobate con bordi ondulati; in primavera porta fiori delicati di colore bianco violaceo disposti in spiga all’apice di fusti eretti, di consistenza sub legnosa.
Il nome del genere, in greco significa “spina” a causa delle estremità appuntite delle foglie e delle capsule che racchiudono i semi soprattutto in Acanthus spinosus, diffuso allo stato spontaneo. La specie Acanthus mollis è invece utilizzata nei giardino mediterranei in luoghi freschi ed ombrosi come bordura o nelle aiuole miste.
Per la bellezza del fogliame di colore verde brillante l’acanto è stato utilizzato sin dall’antichità come motivo decorativo di cornici e membrature architettoniche; fu Callimaco, architetto scultore ateniese, noto per la minuziosità delle sue decorazioni, ad accorgersi delle potenzialità decorative delle foglie dell’acanto che utilizzò come motivo decorativo del capitello corinzio. Le foglie d’acanto sono state un motivo decorativo ricorrente anche nel tardo impero romano ritrovandosi su vasellame ed arredo dell’epoca.
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Al fiore dell’acanto Giovanni Pascoli ha dedicato una poesia dal titolo omonimo nella raccolta Myricae pubblicata nel 1891
FIOR D’ACANTO
a Egisto Cecchi
Fiore di carta rigida, dentato
petali di fini aghi, che snello
sorgi dal cespo, come un serpe alato
da un capitello;
fiore che ringhi dai diritti scapi
con bocche tue di piccoli ippogrifi;
fior del Poeta! industrïa te d’api
schifa, e tu schifi.
L’ape te sdegna, piccola e regale;
ma spesso io vidi l’ape legnaiola
celare il corpo che riluce, quale
nera viola,
dentro il tuo duro calice, e rapirti
non so che buono, che da te pur viene
come le viti di tra i sassi e i mirti
di tra l’arene.
Lo sa la figlia del pastor, che vuoto
un legno fende e lieta pasce quanto
miele le giova: il tuo nettare ignoto,
fiore d’acanto.
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Il frutto di acanto è una capsula deiscente contenente da due a quattro semi simili a fagioli di colore marrone; in estate quando le capsule sono secche si aprono in modo improvviso ed elastico proiettando i semi, che hanno una elevata germinabilità, a grande distanza.
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Acanthus è una piccola comunità canadese nella provincia dell’Ontario presso il Cedar lake; Guardando la mappa del sito sono presenti in zona un lago (Acanthus lake) ed un'isola (Acanthus Island).
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La specie si riproduce da seme o per divisione del cespo; io l'ho trovata presso: http://www.vivaivalverde.it/
Grazie a Magda che per prima (e unica) ha risolto, commentando, il mio quiz!
Ne ho anche io un paio, raccolti in qualche visita o viaggio, raramente visito qualche posto senza portarmi dietro almeno un seme...
RispondiEliminaMi fanno compagnia, ma per ora, un paio d'anni da quando li ho raccolti, non mi sono mai fioriti. Vediamo come va quest'anno...
Ciao e ben tornato! Anche io vado piluccando talee o semi per ogni dove; non è disdicevole se anche una gran signora di assai nobile lignaggio, che qua in Sicilia ha un magnifico giardino di piante grasse, mi confessava anni fa di avere rubato talee di succulente in ogni Orto Botanico o Parco che aveva visitato.
EliminaNatura, arte, poesia. Grazie per questo bellissimo post che mi ha ricordato la mia prof. di storia dell'arte che amava fare riferimenti alla letteratura. A quel tempo mi sembrava noioso...vorrei ora poterle dire "grazie". Felice buon fine settimana!
RispondiEliminaCara Audrie, della poesia di Pascoli (che non conoscevo prima di fare il post) mi ha colpito particolarmente una strofa dal suono modernissimo che sento ripere quotidianamente da mio figlio e dai miei alunni ed è quella che fa: "industria te d'api schifa, e tu schifi". Vai a sapere che il verbo "schifare" si usava pure nel 1891!
EliminaThank you cara amica Marcella!!!
RispondiEliminaThank you for so nice poem and informations!!!
Tanti baci
Ciao