giovedì 30 agosto 2012

Pini colpiti da larve di Dioryctria sylvestrella

Sito di reperimento
Dall’Emilia ricevo e pubblico questa richiesta d’aiuto:
Ciao Marcella. Non bastasse il terremoto che ci costringe ad un campeggio forzato, ora mi cascano gli alberi. E' partito mezzo pino austriaco e sul punto di frattura, pieno di resina, è tutto scavato. Ho fotografato questo bruco mangiatore di legno ed anche la sua crisalide. Mi sai dire cos'è e come si stermina?
Sono molto avvilita perchè queste bestie mi distruggono il parco e tutte le conifere sono sofferenti.

Crisalide di Dioryctria sylvestrella
 
Larva di Dioryctria sylvestrella

 Risponde l’esperto che in questo caso è una mia cara amica, professore associato presso la sezione di Entomologia applicata del Dipartimento di Gestione dei Sistemi Agroalimentari e Ambientali dell'Università di Catania.

Dalle immagini inviate sia la larva che la crisalide sembrerebbero appartenere ad un lepidottero della specie Dioryctria sylvestrella, comune in tutta Italia su diverse specie di pini e soprattutto, nell’Italia settentrionale, su Pinus maritima e Pinus cembra. E’ un lepidottero della famiglia Pyralidae (o Phycitidae) che scava gallerie nel legno provocando dei sintomi simili a quelli descritti. Ovviamente per un’identificazione certa sarebbe necessario esaminare direttamente alcuni esemplari che potrebbero essere inviati al nostro Istituto.
Se si dovesse trattare, come penso,  di Dioryctria sylvestrella nota anche come Dioryctria splendidella  la lotta risulta difficile per la sua  particolare biologia, in quanto le larve vivono immerse nei tessuti corticali e nella resina emessa dalla pianta e pertanto sono difficilmente raggiungibili dagli insetticidi. Va fatta innanzitutto una lotta preventiva finalizzata a mantenere in buone condizioni le piante, avendo cura di potare adeguatamente quelle deperienti per varie cause (che attraggono l'insetto) lutando con mastice i tagli; con infestazione in atto è consigliabile asportare le  parti colpite, ove possibile, distruggendole opportunamente. Trattandosi di boschi, i trattamenti con insetticidi da fare al tronco per colpire le femmine ovideponenti sono sconsigliati o vietati e, comunque, soggetti alle norme che regolano la difesa delle piante di interesse ornamentale e forestale. Se le piante colpite si trovano in un parco o in un'area pubblica sarebbe il caso di far intervenire gli enti preposti o la forestale.
In ogni caso al seguente link è possibile trovare qualche informazione utile sul temibile insetto:
http://www.entom.unibo.it/Insetti%20Alberi/Pino/D_splendidella.htm

 

domenica 26 agosto 2012

I gigli di mare dell'isola di Linosa

Linosa è una piccola isola vulcanica appartenente al gruppo delle Pelagie insieme a Lampedusa e allo scoglio disabitato di Lampione; ubicata a metà strada tra le coste siciliane e l’Africa dista circa tre ore di aliscafo da Porto Empedocle o sei ore di nave. Un’isola vulcanica spersa nel Mediterraneo, tutta diversa da Lampedusa, isola di origine calcarea; a Linosa il nero della sabbia e della roccia rendono il paesaggio aspro e difficile sia per la vita vegetale che per i pochi abitanti che vi risiedono tutto l’anno.
Linosa è infatti costituita da un insieme di crateri e coni vulcanici spenti risalenti al quaternario, originatisi da fenomeni eruttivi che hanno portato alla formazione, al di la della Sicilia, anche dell’isola di Pantelleria. Il terreno di inerte lavico sabbioso, il clima caldo umido, l’elevata intensità luminosa, il vento teso e costante, in parte mitigato dai rilievi interni, la salsedine che corrode ed asciuga, l’assenza di sorgenti d’acqua sono tutti fattori climatici che rendono la vita vegetale e quella dei pochi residenti stabili, difficile e molto selettiva.

Frangivento di foglie di palma a protezione di un pesco
Essenze spontanee arbustive tipiche della flora spontanea del Mediterraneo come lentisco, tamerice, ginepro, euforbia e sommacco sono riunite a formare fitte e basse boscaglie la cui altezza dal suolo non eccede mai l’altezza dei muretti a secco realizzati, a partire dal 1845, dai primi colonizzatori inviati dal governo borbonico a civilizzare l’isola.
Poca varietà anche nelle specie coltivate come fichi, olivo, uva, cappero e lenticchia della quale si coltiva una varietà isolana piccolissima e rossa.
Capparis spinosa
Il fico d’india, specie oramai naturalizzata, contorna i confini delle singole parcelle coltivate a costituire al contempo recinzione e frangivento.


In agosto la maggior parte delle specie spontanee è in estivazione, una pausa vegetativa che fa trascorrere in stasi il periodo peggiore dell’anno nel quale il massimo delle temperature coincide con il minimo delle precipitazioni. In questo contesto climatico “estremo” è quasi un miracolo osservare lungo i sabbioni vulcanici che, ripidi, scendono al mare la fioritura in massa del giglio di mare o Pancratium maritimum una specie bulbosa che a Linosa costituisce un endemismo raro e di rilevante importanza scientifica denominato Pancratium linosae. 
Pancratium linosae
Il genere Pancratium comprende poche specie erbacee, caratterizzate dal possedere grandi bulbi globosi, il cui habitat naturale è nelle sabbie del litorale marino.
Pancratium maritimum
Le foglie sono numerose, lineari e nastriformi, di colore verde glauco e spesso appaiono marcescenti al momento della fioritura.
In estate, portata da uno stelo rigido si forma un’ ombrella di grandi e vistosi fiori bianchi, tubolari, lievemente profumati; ad essi seguono frutti verdi a capsula che contengono semi neri come la pece; questi, trasportati dall’involucro spugnoso, galleggiano sull’acqua e, bordeggiando, bordeggiando, portati dal mare vanno a colonizzare spiagge lontane.
Pancratium linosae

Frutti di Pancratium linosae
Ma Linosa è un’isola spersa nel Mediterraneo: dista 18 miglia da Lampedusa, 59 da Pantelleria, 99  dalla punta estrema della costa meridionale della Sicilia, 77 miglia dall’isola di Malta e 70 dall’Africa. Luogo di confino e soggiorno obbligato ideale per tenere in costrizione, a partire dalla fine dell' 800,  malavitosi comuni e oppositori di regime.
Sito di reperimento
Per quanto abili navigatori, che speranze avranno i semi di Pancratium linosae di colonizzare nuove sabbie litoranee? Ecco ecologicamente spiegata la rarità di un endemismo botanico. Pancrazium linosae non ha molte speranze di migrare, è un giglio di mare costretto al   soggiorno obbligato, a vita.

martedì 21 agosto 2012

Quiz botanico "agosto 012"

Cinque indizi per una specie


Genere

Specie
Nel medioevo i monaci usavano uno sciroppo preparato con i miei semi come aiuto per riuscire a rispettare il voto di castità;

Sono un arbusto molto aromatico e gli antichi mi chiamavano “piper agreste”;

Ho un aspetto polveroso anche se prediligo i corsi d’acqua ed i greti dei fiumi;

Con i miei rami si intrecciavano ceste adatte al trasporto di pietre ed altri oggetti pesanti;

Ancora oggi costituisco un valido aiuto per le donne in menopausa o che siano affette da disturbi ormonali;

SOLUZIONE

venerdì 17 agosto 2012

Scilla peruviana, una bulbosa mediterranea

Scilla peruviana
Il genere Scilla, oggi classificato come appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, comprende bulbose rustiche tipiche, allo stato spontaneo, degli incolti ruderali di aree caldo aride del Mediterraneo come Spagna meridionale, Portogallo, Algeria ed Italia meridionale soprattutto Sicilia ed isole minori.

Oncostema sicula sinonimo di Scilla sicula
Le diverse specie sono dotate di piccoli bulbi tunicati, arrotondati, biancastri, con foglie basali lineari, piane, di un bel verde lucido. Lo scapo fiorale porta numerosi fiori campanulati generalmente azzurri o blu ma anche bianchi e rosati. Sono piante senza pretese che si adattano ad essere utilizzate in giardino in gran numero, in angoli rocciosi o ai margini di zone ombreggiate soprattutto in estate; prediligono terreno sabbioso, ben drenato; i bulbi si piantano in autunno e possono rimanere in sito più anni anche se ogni tanto è conveniente diradare.

Il Genere Scilla che deve il nome ad una parola greca che vuole dire ferire, nuocere in riferimento alla velenosità dei bulbi, è conosciuto sin dall’antichità. Il nome del genere ricorda il mito di Scilla (colei che dilania) e Cariddi (colui che risucchia), vortici infernali che terrorizzavano i naviganti in transito sulle acque procellose dello Stretto di Messina.
Sito reperimento
Scilla, in particolare, come vuole la leggenda, era una bella ninfa trasformata in mostro dalla maga Circe invidiosa dell’amore per Scilla del dio marino Glauco; rifugiatasi sulle coste calabre in un anfratto proteso sullo stretto, con rabbia e ferocia dilaniava ogni navigante di passaggio tranne Ulisse che pur di vedere i due mostri si fece legare all’albero della nave tappandosi le orecchie con la cera per non sentire il richiamo delle sirene. Così Scilla viene descritta nel racconto di Omero:
Odissea, XII
Scilla ivi alberga, che moleste grida
Di mandar non ristà. La costei voce
Altro non par che un guaiolar perenne
Di lattante cagnuol: ma Scilla è atroce
Mostro, e sino a un dio, che a lei si fesse,
Non mirerebbe in lei senza ribrezzo,
Dodici ha piedi, anteriori tutti,
Sei lunghissimi colli e su ciascuno
Spaventosa una testa, e nelle bocche
Di spessi denti un triplicato giro,
E la morte più amara di ogni dente.
La scilla era molto nota agli antichi che le attribuivano poteri terapeutici; veniva utilizzata, soprattutto, per favorisce il riassorbimento di edemi e aumentare la tensione arteriosa, rallentando il polso e promuovendo la diuresi, analogamente alla digitale alla quale solitamente veniva associata (Florario A. Cattabiani, pag. 255). A Roma per San Giovanni ci si incoronava con varie erbe tra cui la Scilla e Plinio riferisce che Pitagora ne appendesse i bulbi all’architrave della porta come rimedio contro tutti i mali.

La specie di maggiore importanza botanica è Scilla peruviana, di origine mediterranea nonostante l’attributo specifico che ne indicherebbe un’origine sud americana; in realtà tale errata attribuzione specifica si deve ad un probabile errore attribuito al grande Clusius che nel 500 descrisse la specie avendone ricevuto dei campioni giunti per mare e ritenendoli erroneamente provenienti dal nuovo continente, recentemente scoperto.
particolare di Scilla peruviana
Guglielmo Scilla è un famoso video blogger italiano che con lo pseudonimo di Willwoosh ha spopolato con il suo canale Gu tube su YouTube. Nel 2011 il suo canale di video di parodie giovanili è risultato essere il più visitato in Italia e con il maggior numero di iscritti.



Nella serie di francobolli italiani dedicata alle località turistiche d’Italia, il valore emesso il 30 marzo 1979 è dedicato alla cittadina calabra di Scilla, importante località balneare posta a nord di Reggio Calabria.


Sito reperimento


sabato 11 agosto 2012

Cycas revoluta o palma del sagù

Tipi da "Orto"
Cycas revoluta: esemplare della Regina Carolina all'Orto Botanico di Palermo
La specie che oggi propongo per la rubrica “Tipi da Orto” è uno storico esemplare di Cycas revoluta presente all’Orto Botanico di Palermo dove, di esemplari arborei di Cycas e di altri generi appartenenti alla famiglia della Cicadaceae ce n’è in verità più di uno.
L’esemplare di maggiore pregio presente all’Orto di Palermo è stato donato dalla regina Maria Carolina di Borbone nel 1793 e fu il primo esemplare di cycas ad essere coltivato in pieno campo in Europa. Dalla sua introduzione la specie ebbe, poi, capillare diffusione in tutti i giardini storici siciliani ed, in seguito mediterranei.


Cicadee: schema esplicativo dell'Orto Botanico di Palermo
Le Cicadee sono piante che hanno caratterizzato la flora in periodi geologici che si fanno risalire a circa 170 milioni di anni quando costituivano una delle principali fonte di cibo per gli erbivori . Oggi all’ordine Cycadales appartengono un numero relativamente esiguo di piante raggruppate in 3 famiglie, 11 generi e circa 185 specie distribuite in aree relitte e disgiunte della fascia tropicale del globo. Sono specie tipicamente dioiche cioè a sessi separati e pur essendo Gimnospermae e dunque botanicamente simili alle Coniferae, il loro habitus ricorda quello delle palme e delle felci arboree alle quali sono spesso erroneamente assimilate. Oggi le Cycadeae sono piante ornamentali molto frequenti nei parchi e nei giardini tropicali e subtropicali. Le fronde, simili a quelle delle palme, le rendono infatti piante ad un tempo eleganti e strane.
Cycas revoluta: esemplare arboreo presente all'Orto Botanico di Palermo
Tra le specie più diffuse sia in vaso che in pien’aria nelle zone rivierasche del mediterraneo vi è Cycas revoluta, specie di origine Giapponese che può superare l’altezza di 5 metri. La specie nel paese d’origine è conosciuta come “palma sagù” ed è utilizzata come pianta da fecola che si estrae dal tronco.
Morfologia delle Cidaee: quadro esplicativo dell'Orto botanico di Palermo

Le cycas sono piante dotate di un tronco non ramificato anche se in presenza di traumi che hanno intaccato l’apice principale esso può diramarsi per crescita di una gemma laterale. In cima al tronco si inseriscono a ciuffo le foglie assimilatrici pennate, rigide e molto grandi; vi sono poi foglie più piccole, lanuginose che hanno la funzione di proteggere le gemme e gli abbozzi delle grandi foglie. 
 
 
Le foglie sono inserite sul fusto in spirali molto ammassate formando in cima una corona tipo palma. Le foglie vecchie muoiono gradualmente e quelle nuove che le sostituiscono sono ogni volta un poco più lunghe delle precedenti. Da un punto di vista riproduttivo le cycas sono organismi dioici; le piante di sesso maschile un tempo ritenute molto rare oggi, si incontrano con una certa frequenza in parchi e giardini; hanno i i fiori maschili inseriti a spirale in una struttura ogivale a forma di pigna detta strobilo dal quale il polline si libera abbondante e per alcuni giorni.
Cycas revoluta:esemplare maschile in fioritura
Secondo G. Betto nel suo libro “Le piante insolite” la cycas è specie che può modificare il sesso come ebbe a dimostrare il professore C.J Chamberlain che tagliando longitudinalmente il tronco di un individuo femminile di Cycas ottenne piante di sesso diverso. Le piante femminili portano una rosetta di foglie modificate dette foglie carpellari che alla base portano gli ovuli (semi) di colore arancione.
Cycas revoluta:esemplare femminile
In assenza di individui maschili capaci di impollinare e rendere fertili gli ovuli le cycas si riproducono facilmente da polloni basali che abbondanti crescono lungo il tronco; questi staccati dalla pianta madre con una lama affilata radicano facilmente su un substrato formato di terra e sabbia arricchito di abbondante concime organico.

 
Tra le alterazioni più frequenti e misteriose della cycas coltivate sia in vaso che in piena terra c’è l’ingiallimento fogliare con comparsa di macchie gialle che picchiettano la foglia e poi confluiscono in una ingiallimento diffuso che si conclude con disseccamento. I vivaisti trattano l’alterazione con un prodotto nematocida (Mopac) e con la somministrazione al terreno o alle foglie di concimi a base di microelementi (zinco). Talvolta privano totalmente il bulbo di foglie e radici e lo pongono in vaso con substrato sabbioso sterilizzato. La nuova emissione di foglie, in genere, non mostra più i sintomi della malattia.

 
Sintomi di ingiallimento fogliare da carenze minerali su Cycas revoluta
 Vedi anche questi post sulla cycas: luogo di vacanza con cycas; cycas-maschio-ed-i-suoi-polloni
cycas-baby

mercoledì 8 agosto 2012

Soluzione Cruciverba botanico luglio 012

Orizzontale: 1: Genere di piante erbacee da fiore oggi denominato Clarkia; 6: Cultivar di Rhododendron che ha nome “….Cavadini”; 7: "albero della cera" del nord America, noto come Bayberry; 9: in botanica, endocarpo legnoso o osseo dei frutti, in particolare delle drupe; 12: denominazione inglese della specie arborea Markhamia lutea originaria dell’Africa ed appartenente alla famiglia delle Bignoniaceae; 13: Iniziali di farmacista e botanico francese (1794-1873); emigrato in America aprì nel 1825 una farmacia a Philadelphia e negli anni riuscì a mettere insieme un erbario costituito da oltre diecimila specie; 14: Baccaurea angulata; 15: dicesi di organi inseriti sul fusto; 18: succo condensato ottenuto incidendo capsule immature di Papaver somniferum; 19: Olivicoltori Toscani; 20: Abbreviazione standard dell’autore di “Iconographie descriptive des cactées (1841-1847); 21: abbreviazione del nome del genere Cattleia (RHS); Verticale: 1:acquavite aromatizzata con bacche di Juniperus; 2: genere di piante appartenente alla famiglia delle Boraginaceae utilizzate spesso nei giardini rocciosi a cui appartiene la specie definita “Viperina elvetica” ; 3: caduco; 4: nell’orto, efficace metodo di lotta contro lumache e limacce; 5: abbreviazione genere Orchid , Amesilabium = (Amesiella x Platanthera); 8: Genere di alberi le cui noci, che contengono alte quantità di caffeina, sono utilizzate dagli aborigeni dell’Africa occidentale come masticatorio; 10: genere di alberi della famiglia delle Sapotaceae i cui frutti contengono oli e grassi vegetali dai quali si ottiene il “burro di Fulwa”; 11: Olinia aequipetala; 13: di parassita che vive sulla superficie esterna del corpo dell’ospite come afidi e coccidi; 14:termine presente in parole scientifiche composte che deriva dal greco e che significa “che vive” “essere vivente”, “vita”; 16: Labichea punctata lanceolata; 17: nome bengalese di Azadirachta indica, albero sempreverde dai cui semi e frutti si ricava un pregiato olio rosso;

giovedì 2 agosto 2012

Soluzione "Anagrammi botanici d'estate"

paragrafando citrullo

Portulaca grandiflora
*** 
agavi anziane
 
Gazania nivea
***

allontanaste pace 
Pentas lanceolata
***

cina ci danna
Canna indica
***
burla sei leoni
Lobelia erinus



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...