Il gruppo delle piante definite “rampicanti” comprende specie assai diverse tra loro per caratteristiche botaniche, provenienza geografica, valenza estetica ma che hanno in comune la capacità di sapersi arrampicare, avvalendosi generalmente di un sostegno, alla ricerca di spazio, luce, umidità.
Sono specie molto competitive, soprattutto quelle di origine tropicale, che manifestano, nei luoghi d’origine uno sviluppo aggressivo e rigoglioso che è poi il motivo della loro utilizzazione in giardino; sono infatti per lo più specie adattabili, competitive, di rapida crescita, utilizzate per ricoprire superfici verticali, pali, recinzioni , schermi visivi, con un effetto estetico basato sulla bellezza delle fioriture e talvolta del fogliame che presenta spesso effetti cromatici autunnali particolarmente apprezzati nei giardini. La domesticazione di queste specie, con il passare del tempo, ha determinato la perdita di alcune caratteristiche originariamente presenti in natura; l’ibridazione e la selezione operata dall’uomo ha reso, infatti, in alcuni casi, assai cambiate le piante oggi coltivate rispetto ai loro capostipiti. È il caso di specie come il glicine (Wisteria sinensis) il cui progenitore era molto diverso dalla specie oggi coltivata o Passiflora edulis che non ha più il corrispettivo selvatico *. Ogni regola, tuttavia ha delle eccezioni, ci sono infatti specie che nel tempo hanno manifestato una forte avversione verso le costrizioni imposte dall’uomo comportandosi in giardino con la stesso approccio aggressivo evidenziato nei luoghi d’origine; ciò ne ha fatto vegetali sempre in fuga dagli spazi angusti e confinati loro assegnati, alla ricerca di nuove libertà. Sono specie rinselvatichite, invadenti, invasive e per questo considerate potenzialmente pericolose.
E’ questo il caso di Anredera cordifolia una liana sempreverde di origine brasiliana naturalizzata in tutto il mondo e comunemente nota, in Europa, come "Madeira vine". Diffusa in ambienti caldi del Mediterraneo si spinge anche al nord dove d’inverno tende a scomparire per rigettare dalle radici tuberose nuovamente in primavera. La specie ha una grande capacità di propagazione partendo da tubercoli radicali che si formano lungo i fusti aerei e che si staccano spontaneamente dalla pianta madre per effetto del loro stesso peso o di urti provocati dal vento.
Questi tubercoli, giunti al suolo, anche solo appoggiati su di un poco di terra, emettono subito radici cominciando ad produrre tralci volubili di colore tendente al rosso che salgono in alto in cerca di appigli; trovato un sostegno si spingono sino ad altezze di oltre 10 metri ricoprendo interamente ogni ostacolo che possa essere utilizzato come supporto; sui fili della luce, ad esempio, l’anredera forma festoni verdi che si ammatassano ogni anno di più.
La specie, raramente menzionata nei manuali di giardinaggio, è sempreverde e porta foglie intere, cuoriformi, lievemente carnose, di colore verde tenero. In ottobre l’intera pianta si ricopre di morbide pannocchie di fiori crema, stellati, che emanano a sera un lieve sentore di anice. La fioritura è di breve durata ma intensa al termine della quale i fiori appassiti diventano neri portando frutticini indeiscenti, che spinti dal vento cominciano a svolazzare di qua e di la. In questa fase è obbligo dirlo, la pianta non ha un aspetto particolarmente gradevole.
Anredera cordifolia, un tempo classificata come Boussingaultia baselloides è, a conti fatti, da consigliare come rampicante di campagna che può essere utile, in un contesto rurale, in quelle situazioni disperate dove non conta la bellezza della specie ma la sua utilità: brutture da nascondere, scarpate da ricoprire, angoli da schermare. In vaso l’ho provata anni fa quando disperata non trovavo nessun rampicante in grado di ricoprire dei graticci messi in balcone. Dopo un primo momento di grande entusiasmo per la frugalità e resistenza della specie che riusciva a crescere anche in posizioni di pieno sole mi sono, col tempo, dovuta ricredere. L’anredera è pianta che cresce in altezza e si ramifica poco; dal vaso si alzavano esili liane che salivano, salivano travalicando il frontalino del mio balcone per salire ancora più in alto continuando sulla ringhiera del vicino, al piano di sopra. Ottime pianta scalatrice, dunque, ma in vaso, la pianta non ha molto da dire. Negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, Nuova Zelanda e in Sud Africa la specie è considerata “erbaccia nociva”, bollata come invasore delle campagne. Da noi non siamo ancora a questi livelli ma, nei giardini di campagna, è meglio controllare che non si prenda troppe libertà.
* F. Consolino, E.Banfi, Piante rampicanti, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1993, pag.40
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Sono specie molto competitive, soprattutto quelle di origine tropicale, che manifestano, nei luoghi d’origine uno sviluppo aggressivo e rigoglioso che è poi il motivo della loro utilizzazione in giardino; sono infatti per lo più specie adattabili, competitive, di rapida crescita, utilizzate per ricoprire superfici verticali, pali, recinzioni , schermi visivi, con un effetto estetico basato sulla bellezza delle fioriture e talvolta del fogliame che presenta spesso effetti cromatici autunnali particolarmente apprezzati nei giardini. La domesticazione di queste specie, con il passare del tempo, ha determinato la perdita di alcune caratteristiche originariamente presenti in natura; l’ibridazione e la selezione operata dall’uomo ha reso, infatti, in alcuni casi, assai cambiate le piante oggi coltivate rispetto ai loro capostipiti. È il caso di specie come il glicine (Wisteria sinensis) il cui progenitore era molto diverso dalla specie oggi coltivata o Passiflora edulis che non ha più il corrispettivo selvatico *. Ogni regola, tuttavia ha delle eccezioni, ci sono infatti specie che nel tempo hanno manifestato una forte avversione verso le costrizioni imposte dall’uomo comportandosi in giardino con la stesso approccio aggressivo evidenziato nei luoghi d’origine; ciò ne ha fatto vegetali sempre in fuga dagli spazi angusti e confinati loro assegnati, alla ricerca di nuove libertà. Sono specie rinselvatichite, invadenti, invasive e per questo considerate potenzialmente pericolose.
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Tubercoli radicali di Anredera cordifolia |
Anredera cordifolia su Strelitzia alba |
Fasi della fioritura di Anredera cordifolia |
Anredera cordifolia, un tempo classificata come Boussingaultia baselloides è, a conti fatti, da consigliare come rampicante di campagna che può essere utile, in un contesto rurale, in quelle situazioni disperate dove non conta la bellezza della specie ma la sua utilità: brutture da nascondere, scarpate da ricoprire, angoli da schermare. In vaso l’ho provata anni fa quando disperata non trovavo nessun rampicante in grado di ricoprire dei graticci messi in balcone. Dopo un primo momento di grande entusiasmo per la frugalità e resistenza della specie che riusciva a crescere anche in posizioni di pieno sole mi sono, col tempo, dovuta ricredere. L’anredera è pianta che cresce in altezza e si ramifica poco; dal vaso si alzavano esili liane che salivano, salivano travalicando il frontalino del mio balcone per salire ancora più in alto continuando sulla ringhiera del vicino, al piano di sopra. Ottime pianta scalatrice, dunque, ma in vaso, la pianta non ha molto da dire. Negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, Nuova Zelanda e in Sud Africa la specie è considerata “erbaccia nociva”, bollata come invasore delle campagne. Da noi non siamo ancora a questi livelli ma, nei giardini di campagna, è meglio controllare che non si prenda troppe libertà.
* F. Consolino, E.Banfi, Piante rampicanti, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1993, pag.40
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