Una piacevole scoperta di una domenica passata "A’ Fera Bio"
Ogni seconda domenica del mese, a Catania, si svolge un mercatino delle produzioni biologiche equo-bio-locali denominato ”A’ fera bio”; in passato la manifestazione aveva luogo nel perimetro esterno dell’Istituto Tecnico Agrario di Catania ma da un poco di tempo la fiera ha cambiato ubicazione svolgendosi dentro il cortile del Monastero dei Benedettini di San Nicolò l’Arena, in pieno centro storico. Il monastero è considerato, in città, luogo artistico e culturale per eccellenza essendo il secondo monastero benedettino per grandezza in Europa, abitato dalla metà del 500 sino al 1866 da monaci provenienti dalle più importanti famiglie nobili cittadine che nelle diverse ricostruzioni ed ampliamenti settecenteschi chiamarono a lavorarvi i più conosciuti architetti dell’epoca. Dalla fine degli anni 70 il monastero è sede di varie Istituzioni Universitarie. Il luogo è, dunque, magnifico e quando posso ci vado volentieri con la scusa del mercatino bio perché si respira un’atmosfera rilassata con gente dai modi cordiali che vende in un contesto architettonico di grande piacevolezza e eleganza. Girando tra i diversi espositori che vengono da aree agricole dell’isola anche distanti da Catania, tra formaggi ed ortaggi rigorosamente Bi-o-lo-gi-ci! tra olio e pane tradizionale, ogni volta che vado, cerco il banchetto di una piccola azienda di Giarre che si chiama “Il Contadino Bio”.
E’ un’azienda a conduzione familiare che su una superficie di 13.000 mq ha riconvertito al biologico un vecchio limoneto di famiglia integrando la produzione agrumicola con un frutteto di specie subtropicali e tropicali che in terra di Sicilia si trovano bene, tanto da crescere e fruttificare con regolarità. Le produzioni biologiche ottenute sono esposte su un minuscolo banchetto dove accanto a noci, limoni, pompelmi ed olive trova posto un variegato assortimento di frutta esotica locale la cui visione scatena la mia voglia d’acquisto.
Avocado in diverse varietà insieme a frutti di Guava, Casimiroa e Fejoa; peperoncini di forma tozza chiamati Aji dulce provenienti dal Venezuela insieme alle più usuali zucchette africane (Sechium edule); e siccome non si vive di sola frutta esotica compro pure magnifici steli di Strelitzia reginae che come fiore reciso hanno una durata di oltre dieci giorni. Domenica scorsa, raccolto in mazzetti, vendevano tra l’altro qualcosa di molto particolare: grassocci tubercoli di consistenza carnosa contorti e ramificati, portati in cima ad esili peduncoli legnosi; a parte la forma assai strana, il grande stupore sta nel sapore di questi pezzetti carnosi che hanno un sorprendente gusto di... uva passa, già ammezzita e direi quasi già aromatizzata nel rhum.
E’ questa la parte edule della pianta dal sorprendente sapore dolce ed aromatico. Dai fiori si svilupperanno, poi, piccoli frutti sferici non commestibili che rimarranno attaccati al picciolo carnoso. Al termine della fioritura il grappolo ormai secco si stacca e cade al suolo agevolando non poco la raccolta. Tra le stranezze lette sul web una sostanza estratta dai semi e dalle foglie di hovenia sembrerebbe avere la capacità di fare passare la sbornia ai topi che, anche se abituati a bere forti quantità di alcol, con hovenia sembrerebbero preferire all’alcol le bibite analcoliche!
Ho avuto modo di vedere, in data successiva al post, anche la pianta di Hovenia; è un bell'albero di media grandezza e per facilitarne il riconoscimento inserisco una foto delle foglie e dei frutti in fase di maturazione.
Hovenia dulcis, foglie |
Finalmente, erano anni che cercavo di capire quale strana specie di albero fosse, ma nessuno sapeva dirmi nulla! Abbandonato in un'aiola del quartiere di Bagnoli, Napoli, questo esemplare di H.dulcis ogni anno produce una miriade di quegli strani frutti.
RispondiEliminaHo avuto, poi modo di vedere anche l'albero di Hovenia presso il vivaio Torre di Milazzo; Natale mi ha raccontato che la specie è molto richiesta in Germania e lui, grazie alla facile germinabilità dei semi, produce moltissime piantine in vaso pronte per essere spedite. Perché non provare, allora, a fare germinare i semi?
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