Intervista con il collezionista
Domenico Saulle
Chi l’ha detto che una grande passione vegetale non può nascere in un centro commerciale? E invece è proprio quello che è successo a Domenico, circa dieci anni fa, quando in un iper del suo paese è stato conquistato da ..una pianta carnivora.
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Dionaea discipula B52 |
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Nepenthes x mixta |
Partendo da quel primo esemplare di Nepenthes x ventrata, Domenico, interessato anche ai bonsai e alle cactaceae ma direi a tutto il mondo vegetale tanto da iscriversi e frequentare la Facoltà di Scienze Naturali di Bari, ha messo insieme una collezioni di piante carnivore composta da più di cinquecento specie e sottospecie appartenenti a generi molto diversi come Sarracenia, Drosera, Pinguicula, Dionaea, Drosophyllum, Heliamphora, Darlingtonia, Utricularia, Roridula; generi tutti accomunati dalla necessità, per le piante che ne fanno parte, di sopravvivere in condizioni climatiche ostili: acquitrini, pantani, torbiere, luoghi il cui terreno argilloso, continuamente dilavato dall’acqua, si è progressivamente acidificato riducendo al minimo le possibilità di assorbimento dei nutrienti da parte degli apparati radicali.
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Cephalotus follicularis |
Per non estinguersi queste piante si sono adattate all’ambiente affiancando alla dieta tradizionale un diverso sistema di nutrizione basato su adattamenti morfologici capaci di assicurare l’approvvigionamento di proteine, vitamine e i sali minerali attraverso la cattura di insetti o altri piccoli animaletti molto abbondanti nelle estese zone acquitrinose delle regioni di origine.
Domenico come avviene la cattura delle prede da parte delle diverse specie carnivore?
I sistemi di cattura delle prede possono essere classificati essenzialmente in base al tipo di trappola ed in particolare: a tagliola (Dionaea); a colla (Pinguicula, Drosera e Drosophyllum); ad ascidio (Sarracenia); a risucchio (Utricularia). La trappola a tagliola può essere considerata un tipo di cattura “attivo” in quanto implica una serie di peli sensitivi che stimolati dal contatto fanno scattare la trappola che chiudendosi imprigiona l’insetto.
Gli altri due tipi di trappola prevedono meccanismi di imprigionamento più che di cattura in quanto il comportamento delle piante è passivo. Nel caso di Drosera e di Pinguicula l’intrappolamento dell’insetto avviene per la presenza di peli secernenti sostanze vischiose ed infine per Sarracenia si ha un lungo tubo a forma di pipa che una volta attirate le prede, mediante la produzioni di stimoli odoriferi, funziona come una nassa e non consente la fuga dell’insetto. Le trappole sono in genere foglie modificate che in taluni casi (Sarracenia) e in alcuni periodi dell’anno ritornano ad avere la sola funzione fotosintetica perdendo la loro peculiarità. In tutti i casi dopo la cattura si forma una zona nella pianta, detta per questo “stomaco temporaneo”, che può essere chiusa o aperta, in cui avviene la digestione con una serie di azioni meccaniche e biochimiche.
Quali sono i generi di carnivore più interessanti per chi volesse iniziare una collezione?
Premesso che io non ho particolari preferenze perché tutte le specie ed i generi mi sembrano interessanti, penso si potrebbe cominciare con alcune specie che è possibile trovare, come ho fatto io, nel reparto giardinaggio di grandi centri commerciali o in garden center ed in particolare:
Dionaea: sicuramente il genere più comune; oggi dai collezionisti vengono coltivate cultivar o cloni molto particolari con trappole molto grandi o piccolissime, denti di forme diverse e colori che vanno dal tutto verde al tutto rosso. Le foglie all'interno presentano dei peli sensitivi chiamati trigger che, se sollecitati, fanno chiudere istantaneamente la trappola. Dopodiché se all'interno c'è un insetto la trappola si serra iniziando un lento processo di digestione attraverso la produzione di enzimi digestivi, altrimenti la trappola si riapre dopo qualche ora. L'insetto verrà digerito in 10 giorni circa e all'apertura della trappola ci sarà solo l'esoscheletro.
Nepenthes: sono le piante con le trappole ad ascidio più grandi esistenti. Alcune come la Nepenthes rajah presentano trappole così grandi da contenere piccoli mammiferi, rettili o anfibi, nonché uccelli. Queste sono le piante che hanno dato il nome di carnivore a tutte le altre. Sono piante epifite e presentano foglie con alla punta una trappola; il viticcio che porta la trappola si attorciglia a rami o tronchi crescendo così in altezza. Vivono nelle foreste pluviali del Borneo e Madagascar e pertanto in coltivazione è necessario ripararle in un terrario.
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Sarracenia flava var. rubricorpora Claret |
Sarracenia: piante ad ascidio. Vivono in nord America e Canada. La modalità di cattura è tanto semplice quanto efficace. Sul bordo dell'ascidio, sotto l'opercolo e in parte anche sopra, la pianta forma del nettare che attira gli insetti. Inoltre le piante emanano un odore particolare, direi molto dolce. Ci sono otto specie di Sarracenia: flava, alata, leucophylla, rubra, purpurea, psittacina, minor e oreophila. La specie Sarracenia flava utilizza anche un altro accorgimento, ossia all'interno del nettare è presente la coniina, che è una neurotossina presente in grandi quantità nella pianta di Conium maculatum (la cicuta). Gli insetti poi finiscono all'interno dell'ascidio dove sono presenti dei peli rivolti verso il basso che non permettono all'insetto di uscire, anzi più l'insetto si dimena più finisce in fondo all'ascidio. Alcune di esse inoltre hanno sviluppato la bioluminescenza: grazie ad essa gli insetti vengono attirati verso l'apertura dell'ascidio.
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Sarracenia flava x Red tube x alata Red |
Un sistema di vita e di alimentazione complesso che sembrerebbe difficili potere riprodurre in cattività; tu, Domenico, come ci sei riuscito?
Le piante carnivore vivono quasi tutte in ambienti umidi (torbiere ma anche zone dove stagna dell'acqua o dove c'è uno scorrimento continuo di acqua); in coltivazione, questa situazione viene ricreata tenendo i vasi sempre immersi per almeno metà in sottovasi con acqua osmotica (demineralizzata).
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in primo piano Drosera binata var dichotoma f.multifida |
L'importante è che non si arrivi mai a far asciugare del tutto il substrato. Come substrato in genere si utilizza un mix di torba acida di sfagno e perlite. Tuttavia, negli ultimi anni insieme ad altri appassionati, stiamo sperimentando substrati alternativi, come ad esempio fibra di cocco o truciolato. In questo modo, andremo a proteggere le torbiere che sono fortemente sfruttate dall'uomo e ottenere un risultato migliore in durata del substrato stesso, in quanto la torba immersa in acqua tende a marcire facilmente rispetto a fibra di cocco o truciolato.
Le carnivore sono piante che necessitano di concimazione? Ed ancora si possono riprodurre o moltiplicare?
Le carnivore non hanno bisogno di alcuna concimazione, anzi tendenzialmente la concimazione potrebbe essere dannosa, tuttavia, si sta sperimentando anche questa possibilità. Per alimentarsi sono del tutto autonome nutrendosi degli insetti che riescono a catturare. Le piante possono essere riprodotte da seme, da talea o da cutting del rizoma nel caso di Sarraceniaceae.
Climaticamente la coltivazione avviene in serra riscaldata o utilizzando altri apprestamenti di protezione?
La maggior parte di queste piante proviene da climi temperati e si adatta benissimo da noi. Anzi, a voler essere precisi, necessiterebbero di inverni un po’ più freddi. Quelle tropicali hanno invece bisogno di temperature costantemente attorno ai 28-30 gradi. Possono anche essere tenute in serra, ma io le tengo sul mio terrazzo, coperte solo da una rete antigrandine.
Grazie Domenico per averci introdotto in un mondo vegetale così affascinante e, per alcuni versi, un poco inquietanti.
Chi volesse approfondire gli aspetti della coltivazione delle carnivore potrà rivolgersi oltre cha a Domenico anche all’Associazione Italiana Piante Carnivore .
Le foto prive di logo sono di Domenico Saulle