Quando c’era mio padre andavamo sempre a teatro; la stagione della “Lirica”, al Bellini di Catania, era, infatti, per lui un appuntamento fisso che da oltre quarant’anni pregustava ed amava; io, sin da ragazzina, l’ho sempre accompagnato e dai e dai, per amore o per forza col tempo la lirica è piaciuta pure a me.
C’è però una cosa che non ho mai imparato ad amare nell’appuntamento mensile con il teatro: le scarpe.
A teatro si sa l’abbigliamento deve essere “comme il faut”; tailleur, cappotto o giaccone sobrio con accessori abbinati; le signore più anziane sfoggiano pellicce al profumo di naftalina e sino a qualche anno addietro un tizio stravagante indossava smoking e mantella. Anche se, in fondo, accetto l’idea del tailleur e condivido financo la gonna, il dovere rinunciare anche per una sola sera alle mie comode scarpe da camminata mi ha sempre procurato un certo malumore. E le scarpe che metto per il teatro non sono come quelle che si vedono in giro a lauree o diciottesimi ai piedi di ragazze eleganti che, abbarbicate su tacchi vertiginosi con la grazia di pappagalli al trespolo, rispondono con tono perentorio alla fatidica domanda: “Come ti trovi su questi tacchi così alti ?”: “CO-MO-DIS- SS-SI-MA!!.”.
No, le mie scarpe sono di foggia classica con un minimo di tacco e di scollatura. Ma il mio piede ugualmente non c’è abituato; all’inizio sembrano comode ma dopo un’oretta mi stringono come una morsa; vuoi mettere il sollievo di togliere quelle tenaglie ed indossare familiari scarpe a base larga dove le dita possono spaziare?
Penso che anche per le piante sia così: le loro scarpe da teatro sono i vasi dove la perfidia dell’uomo ha deciso di confinarle per poterne disporre in ogni stagione e luogo a proprio piacimento.
Una pianta che vive comodamente ai tropici come l’ibisco, mettila in vaso e la ritroverai a Natale in qualche veranda di una casa olandese; hai un salone e desideri l’esotico compra una kentia (vaso piccolo mi raccomando) e l’effetto estetico è assicurato. Ma capita talvolta che, stanchi di un ficus spoglio e filato perché l’unico spazio in casa è buoi e allo stravento, si voglia dare al morituro un’ultima opportunità mettendo la pianta, se il clima lo consente, in piena terra nell’aiuola davanti casa; ed il ficus in questione in questa situazione spara felice nuova vegetazione stendendo radici per ogni dove. Niente più vaso, niente più costrizione: la pianta in giardino si è messa comoda, le radici si sono riprese la piena libertà.
Ecco allora alcuni esempi di specie che, dalle mie parti, sono passate con grande soddisfazione dal vaso al giardino:
Schefflera arboricola
La specie si ricorderà di chiamarsi “arboricola” e si comporterà di conseguenza assumendo in breve sembianze arboree. Nel clima siciliano in estate la schefflera produrrà infiorescenze a pannocchia che daranno luogo a piccole drupe rotonde di colore giallo arancione.
Monstera deliciosa
Anche la monstera è una comune pianta da appartamento, facile da coltivare tanto da essere regalo ideale per giovani coppie in una nuova casa o neofiti del verde. La si commercializza appoggiata ad un tutore di sfagno per favorire l’adesione delle radici aeree al sostegno e, se si trova bene, cresce in casa lentamente producendo belle foglie bucate che costituiscono un adattamento della specie alla furia del vento nelle regioni tropicali d’origine. La crescita è contenuta se la pianta ha il piede nella morsa del vaso ma, provate a darle la libertà mettendola in piena terra in angoli ombreggiati del giardino, al riparo di un muro o di un angolo di casa; vedrete che la pianta farà onore al suo nome generico di Monstera producendo foglie dalle dimensioni mostruose che si arrampicano verso l’alto o si distribuiranno al suolo con effetto ricoprente veramente tropicale.
ad essi seguiranno frutti allungati di forma cilindrica protetti da placche verdi esagonali che si spaccano a maturità ed il cui sapore (occorre raccogliere il frutto maturo mangiando di volta in volta solo la parte che ha la polpa gelatinosa) ricorda il gusto di un frullato di ananas e banana.
Sulla pianta sono presenti frutti di diverso livello di maturazione (passa anche un anno e mezzo prima di poterli gustare), quelli ancora verdi vanno manipolati con attenzione perché contengono cristalli di ossolato di calcio che possono avere effetto irritante e pungente.
Euphorbia pulcherrima
Si avvicinano le feste di Natale e già nei garden, negli ipermercati dei centri commerciali e dagli ambulanti agli angoli delle strade fa la sua comparsa lei, la pianta vedette delle feste natalizie: Euphorbia pulcherrina la specie che per il colore delle sue brattee è divenuta negli ultimi trent’anni emblema del regalo natalizio a buon mercato da portare, in qualità di ospiti, alle giocate a carte della vigilia. Ogni anno il mercato sforna una novità commerciale per tonalità e forma delle brattee ma, tra il caldo dei termosifoni e la scarsa attenzione nel tenere il terriccio un poco bagnato, la bellezza della pianta a chiusura delle feste è già sbiadita. Ma che effetto sorprendente ha per questa specie il passaggio alla libertà del giardino. Euphorbia pulcherrima messa in piena terra esplode di vitalità assumendo sembianze di grande cespuglio dalle belle foglie caduche, ovate e a margine ondulato, che naturalmente, senza nessuna forzatura, in novembre comincerà a colorare le brattee.
nei giardini privati di roma, ho visto cose simili con le kentie: in vaso, dimesioni contenute...in giardino, alte circa 3 metri, quasi sempre le ho viste all'ombra di magnolie
RispondiEliminaSi, l'elenco poteva essere più lungo: le kentie (Howea forsteriana) ad esempio, vengono bene anche da noi in piena terra ed all'ombra ancora meglio (vedi un mio post sul parco delle kenzie di Riposto), ma ho anche visto un albero di Ficus benjamina in un condominio, felice di essere fuggito al vaso o di Ficus elastica e chissà quant'altro ancora.
EliminaHo visto le stelle di natale "al naturale" a Tenerife: bellissime, sembrano piene di fiocchetti rossi. Invece ho visto i ficus in libertà per la prima volta a Madeira, quattro anni fa, e sono rimasta di sasso: le nostre piante da vaso sono solo dei rametti a confronto. E poi... i fiori delle monstere si mangiano?!?
RispondiEliminaCiao Marta, è bello viaggiare; si vedono sempre nuove prospettive. Per la monstera, figurati, si mangiano a stento i frutti quando sono stramaturi, neanche a parlarne dei fiori!
EliminaNon oso pensare cosa pensi dei bonsai :D
RispondiEliminaIo possiedo un terrazzo in Torino... Ho provato a piantare le mie piante per terra ma i condomini di sotto si lamentavano... Scherzi a parte! Sono convinta anch'io che le piante messe a dimora in piena terra quadruplichino in rigogliore rispetto al vaso. Vidi in Sardegna una Poinsettia alta e robusta, un vero e proprio albero! Tuttavia io ne ho una da più di dieci anni, in vaso e ora ha un tronchetto sorprendente, ne farò presto un post...
Amo molto sia i giardini che le piante in vaso, credo che ci voglia maggiore attenzione per queste ultime. Amo molto anche i bonsai, per coltivarli bene bisognerebbe far trascorrere un primo periodo in piena terra. Grazie per i tuoi punti di vista Marcella.
A presto, Flora
Benvenuta Flora, non avevo minimamente considerato i bonsai: saranno tutte piante introverse e represse; un poco come la tradizione di fasciare i piedi alle donne nell'antica Cina per mantenerli piccoli ed aggraziati. Meno male che io in questo momento ti leggo in pantofole. Grazie e a presto
Eliminahahaha, non condivido, i miei sono sorridenti e rigogliosi, però mi piace la tua ironia e asciuttezza, un abbraccio! Flora
EliminaVorrei inserire una faccina sorridente ma non so come si fa! Ciao
RispondiEliminaGrazie anche da qui. Damiano
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