Mi piace fare il presepe; lo considero un modo per rinnovare un gradevole ricordo della mia infanzia quando l’assemblatore ufficiale del presepe di casa era mio fratello che con tutta l’autorità conferitagli dall’avere sette anni in più dirigeva le operazioni di assemblaggio con un piglio da “eletto”. Da quando non sono più sotto la sua tutela costruisco il presepe in modo autonomo applicando tuttavia, senza deviare, i dettami fraterni: cielo stellato con dietro lucine a simular le stelle; sfondo ricco di catene montuose fatte di carta marrone che danno profondità all’insieme; in primo piano la grotta e gli elementi di pregio: mulino a ruota; pozzo con l’acqua a riciclo; laghetto con paperetta magnetica che gira; i pastori piccoli in fondo quelli più grandi davanti; Gesù bambino nascosto alla vista fino al momento della nascita, applicando particolare cura ed attenzione ai particolari (ciottoli, erba, animali da cortile, casette). Ma una licenza poetica rispetto al modello fraterno me la concedo: do più risalto alle piante cercando di ricreare un ambiente vegetale plausibile rispetto al contesto originale. Ma per quanto si voglia essere rigorosi nella scelta delle piante da posizionare nel presepe quelle che si possono trovare nei negozi specializzati sono sempre e solo le seguenti:
abete spruzzato di neve con base in legno: penso che il genere Abies non sia particolarmente di casa in Palestina, quindi l’abete è relegato nel mio presepe in un posto lontano in cima alla montagna dove quasi non si vede;
cespo di agave in stoffa o ceramica che si accompagna, in genere, a grandi macchie di ficodindia. Per quanto scenografiche, Agave ed Opuntia ficus indica sono specie americane e quindi è molto difficile che facessero da sfondo alla natività.
Phoenix dactylifera, la palma da datteri del deserto; è forse l’unica specie adeguata al contesto tra quelle reperibili; ce n’è di plastica e di stoffa e dunque, nel mio presepe, le palme hanno il posto d'onore ma per non fare torto alla mia sicilianità anche agavi e fichi d’india non mancano.Ma il presepe “verde”più bello che ho visto quest’anno è un presepe dall'aria naif realizzato da un’anziana signora che vive ad Adrano, in una zona boscata a castagni e lecci lungo la strada che porta in quota sull’Etna.
La signora già in ottobre stava lavorando ad un presepe realizzato dentro una vecchia radice di castagno trovata durante la cerca nel bosco; un piccolo mondo di animaletti, piccoli personaggi, gnomi e nanetti, distribuiti tra le pieghe del legno, fa da cornice alla Sacra Famiglia; ed intorno tanto verde: muschio, pigne d’abete e di pino intagliate a forma di rosa, bacche e fagiole, frutti di betulla e piumetti di code di volpe insieme ai fiori secchi della ferula e perine dell’Etna. Ogni centimetro della composizione trabocca di vita vegetale e di amore per il bosco un vero esempio di come vivere "in verde" anche il presepe.
Bravissima signora. Per me non è Natale senza presepe. Io ogni anno ne costruisco uno concedendomi tutte le licenze possibili ed immaginabili, sia per l'arredo sia per la vegetazione. Un anno ne ho allestito uno TUTTO di cactus: Gesù Bambino era una minuscola Mammillaria fragilis che aveva due articoli laterali che sembravano due braccine aperte di neonato.Giuseppe era un cereus peruvianus, dall'aspetto un po' temprato dal deserto, la Madonna non me la ricordo. Dovevo fare la foto.
RispondiEliminaCara Marta, io e te ci intendiamo.
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