“Caa-ffè, caffè” gridava il ragazzo del bar all’arrivo del treno in stazione, tra stridore di freni e nuvole di vapore; “caa-ffè, caffè” lo si sentiva cantilenare mentre con il vassoio in mano fendeva la folla intenta a salutare: “ Hai fatto buon viaggio?” o: “Quando arrivi, chiama”; e bisognava sporgersi dal finestrino per farsi notare, sventolando la mano e urlare per farlo avvicinare e riuscire così a conquistare, soldi alla mano, uno dei pochi diversivi del lungo e noioso viaggio che da Catania mi portava su fino a Trieste e poi ancora, in autobus, oltre cortina, in Jugoslavia, fino al paesino istriano di Lovran dove mia nonna abitava.
Era la fine degli anni 70 ed allora i grandi spostamenti si facevano in treno; un lungo viaggio per una breve vacanza; un esercizio di infinita pazienza su di un treno a cuccette di seconda classe dove non c’era altro da fare che leggere, dormire o chiacchierare. Niente tecnologia, allora, no voli a prezzi stracciati ne web, ne ipad.
"Caa-ffè- caffè", la voce mi cantilena in testa ogni qual volta mi trovo al cospetto di un qualche esemplare di Coffea arabica, specie presente in molti Orti Botanici dove, al riparo di accoglienti serre, la specie riesce a fruttificare anche in ambiente mediterraneo.
Il primo esemplare l’ho incontrato all’interno della Serra Carolina presso l’Orto Botanico di Palermo, poi all’Orto di Padova, a Firenze all’Istituto d’Oltremare ed ora anche nella nuova serra dell’Orto Botanico di Catania. La pianta del caffè si presenta come un piccolo alberello sempreverde a foglie grandi, di un verde brillante, sorrette da brevi piccioli.
I fiori, bianchi e profumati producono bacche di colore rosso, a maturità, che racchiudono due semi (chicchi) con la faccia dorsale convessa e quella ventrale piana. I chicchi verdi sono inodore e solo dopo che è avvenuta la torrefazione si sprigiona da essi il caratteristico profumo.
Il principio attivo in essi contenuto è la “caffeina” sostanza che ha reso il caffè un prodotto commerciale di notevole importanza. Le innumerevoli qualità di caffè si distinguono tra loro per colore ed aroma le cui differenze dipendono da molteplici fattori come la provenienza geografica, la ricchezza del suolo, il clima, la diversa specie o la modalità di torrefazione.
Coffea arabica è originaria dell’ Abissinia da dove si è diffusa in varie regioni africane ed in Arabia, per passare poi in vari paesi dell’America centro-meridionale (Brasile, Colombia, Messico), divenuti oggi i maggiori produttori del mondo. La pianta del caffè venne introdotta in Europa nel 1576 grazie al medico e botanico tedesco Rauwolf e ben presto divenne una delle essenze più comuni del Vecchio Mondo anche se l’uso della bevanda eccitante fu aspramente contestata inizialmente dai medici e dalla Chiesa.
La specie predilige condizioni climatiche caldo umide senza periodi freddi e può essere coltivata facilmente in vaso utilizzando terriccio fertile, ricco di sostanza organica, ben drenato, tendenzialmente acido; preferisce un' ombra parziale, soprattutto nella fase giovanile della crescita, tanto che nelle coltivazioni in piena terra gli arbusti del caffè vengono tenuti inizialmente sotto altre piante come le Erythrine che assicurano una adeguata protezione dal sole.
Oggi è facile trovare presso garden center o ipermercati piantine di Coffea arabica in vaso, commercializzate come piante d’appartamento. Io ne ho due piccole in balcone in una zona dove non batte direttamente il sole; sono piante gradevoli con il fogliame di un lucido brillante ed hanno il pregio che se stanno male te lo fanno capire perché le foglie inferiori del fusto cadono subito al minimo accenno di sofferenza. Spero che crescendo arriveranno a fiorire e allora chissà se...: "Caa-fè, caffè!"
Da una parte all'altra dell'Italia! Sono stata in vacanza a Lovran, 5-6 anni fa, mi ricordo di un paeseotto che architettonicamente sembrava l'Italia negli anni trenta, e aveva dei giardini con alberi dall'aspetto vecchio, forse potati male, ma che sembravano anche loro rimasti in un'altra epoca. Sono fuori tema dal tuo post, lo so, ma mi hai fatto riemergere un bellissimo ricordo della Croazia.
RispondiEliminaGrazie Marta del tuo passaggio; non vado a Lovran da circa 15 anni, in pratica da quando è morta mia nonna; è vero tutto era allora vecchiotto ed antiquato, figurati che mia nonna inizialmente non aveva neanche il telefono e chiamavo l'Italia facendo lunghissime file ai telefoni pubblici. Era un posto semplice dove si mangiavano scampi e le tante leccornie preparate da nonna. A ripensarci mi viene malinconia.
EliminaΕξαιρετικό αφιέρωμα στον καφέ, που θα πιούμε στην αιώνια μνήμη της γιαγιάς σου. Ήμουν στην Ίστρια πέρυσι.
RispondiEliminaΣου στέλνω πολλά φιλιά
Cara Magda, l'Istria mi è molto cara: c'era mia nonna in una casetta del centro di Lovran; c'erano i Ćevapčići; il cono a palle; e poi, al tempo della guerra tra Croazia e Serbia mi ci sono anche sposata!
EliminaΑγαπητέ Μάγδα, Istria είναι πολύ αγαπητό σε μένα: η γιαγιά μου ήταν σε ένα μικρό σπίτι στο κέντρο του Lovran, υπήρχαν cevapcici? Μπάλες κώνου, και στη συνέχεια, κατά τη διάρκεια του πολέμου μεταξύ της Κροατίας και της Σερβίας μου υπάρχουν επίσης παντρεμένος!