Tipi da Orto
Se il nome botanico del pummelo è Citrus maxima o anche Citrus grandis non è certo per caso; le dimensioni di questo agrume sono, infatti, oversize rispetto a quelle di tutte le altre specie appartenenti al genere Citrus. Citrus grandis pyriformis a confronto con pompelmo ed arancia |
L'albero di pummelo è, ad esempio, molto più grande di un qualunque altro agrume, potendo raggiungere, nelle regioni asiatiche d’origine anche 15 metri d’altezza con un’ampia e fitta chioma; le foglie sono larghe, ovali o ellittiche, pelose lungo le nervature della pagina inferiore e caratterizzate dal possedere un picciolo alato, a forma di cuore rovesciato.
I fiori sono anch’essi molto grandi, con petali bianchi o crema e con il peduncolo fiorale e anche l’ovario ricoperti da una leggera peluria.
Ma è certamente dalle dimensioni del frutto che si comprende il motivo dell’attribuzione specifica.
I frutti, infatti, di forma sferica, ovali o piriformi, leggermente schiacciati alle estremità, hanno un diametro medio di 10-20 cm, che arriva, talvolta, anche a 30 cm per singolo frutto, con un peso fino a 6 kg. Il pummelo ha una buccia del frutto molto spessa, di colore giallo o arancio pallido che ricopre grossi spicchi avvolti da una spessa pellicola non commestibile. La polpa molto succosa è gialla o rosa, aspra ed amara, con grandi semi schiacciati e a forma di cuneo.
Come molti agrumi l’origine della specie è asiatica anche se per l’individuazione dell’area di origine esistono pareri discordanti. La maggior parte degli studiosi ritiene possa provenire dall’area malese e dalla Nuova Guinea, ma anche la Polinesia viene ritenuta una possibile zona di provenienza; da queste regioni il pummelo sarebbe poi giunto per mano dell’uomo in India, Thailandia ed in Cina. I popoli anglosassoni chiamano la specie "shaddok” per ricordare il Capitano scozzese Shaddok che la introdusse alle isole Barbados alla fine del XVII secolo, a dimostrazione di quanto la specie abbia viaggiato.
In Asia il pummelo è un frutto molto apprezzato che viene mangiato dopo avere tolto la spessa membrana che avvolge gli spicchi, che è coriacea e non commestibile; come per tutti gli agrumi con la polpa se ne preparano conserve e la spessa buccia viene candita.
E’ tradizione in occasione del Capodanno cinese regalare pummeli sui quali vengono scritte frasi augurali.
Nel Bacino del Mediterraneo questo agrume non è molto diffuso e spesso i frutti che si trovano in commercio con il nome di pummeli sono in realtà pompelmi (Citrus x paradisi) o pomeli, un incrocio ottenuto in Israele tra il pummelo e il pompelmo (Citrus grandis x Citrus x paradisi), con frutti che hanno grandezza media tra pummelo e pompelmo.
Esiste anche una varietà di pummelo a frutto più piccolo e con un muso pronunciato denominata Citrus grandis cv pyriformis.
Nell’ambito degli agrumi il pummelo è un “Tipo da Orto”, una curiosità, una stravaganza ornamentale perché come frutto proprio non ci siamo; la polpa ha un gusto decisamente “estremo” aspra ed amara insieme, non adatta ad un palato mediterraneo.
Ne ho trovato un esemplare all’Orto Botanico di Palermo e le relative informazioni sono tratte da un cartello esplicativo esposto all’Orto in occasione della mostra: Promoagrumi Sicilia (22-28 ottobre 2012), che esponeva pannelli dedicati alle singole specie.
Sito di reperimento |
Ma è certamente dalle dimensioni del frutto che si comprende il motivo dell’attribuzione specifica.
I frutti, infatti, di forma sferica, ovali o piriformi, leggermente schiacciati alle estremità, hanno un diametro medio di 10-20 cm, che arriva, talvolta, anche a 30 cm per singolo frutto, con un peso fino a 6 kg. Il pummelo ha una buccia del frutto molto spessa, di colore giallo o arancio pallido che ricopre grossi spicchi avvolti da una spessa pellicola non commestibile. La polpa molto succosa è gialla o rosa, aspra ed amara, con grandi semi schiacciati e a forma di cuneo.
Come molti agrumi l’origine della specie è asiatica anche se per l’individuazione dell’area di origine esistono pareri discordanti. La maggior parte degli studiosi ritiene possa provenire dall’area malese e dalla Nuova Guinea, ma anche la Polinesia viene ritenuta una possibile zona di provenienza; da queste regioni il pummelo sarebbe poi giunto per mano dell’uomo in India, Thailandia ed in Cina. I popoli anglosassoni chiamano la specie "shaddok” per ricordare il Capitano scozzese Shaddok che la introdusse alle isole Barbados alla fine del XVII secolo, a dimostrazione di quanto la specie abbia viaggiato.
In Asia il pummelo è un frutto molto apprezzato che viene mangiato dopo avere tolto la spessa membrana che avvolge gli spicchi, che è coriacea e non commestibile; come per tutti gli agrumi con la polpa se ne preparano conserve e la spessa buccia viene candita.
E’ tradizione in occasione del Capodanno cinese regalare pummeli sui quali vengono scritte frasi augurali.
Nel Bacino del Mediterraneo questo agrume non è molto diffuso e spesso i frutti che si trovano in commercio con il nome di pummeli sono in realtà pompelmi (Citrus x paradisi) o pomeli, un incrocio ottenuto in Israele tra il pummelo e il pompelmo (Citrus grandis x Citrus x paradisi), con frutti che hanno grandezza media tra pummelo e pompelmo.
Esiste anche una varietà di pummelo a frutto più piccolo e con un muso pronunciato denominata Citrus grandis cv pyriformis.
Nell’ambito degli agrumi il pummelo è un “Tipo da Orto”, una curiosità, una stravaganza ornamentale perché come frutto proprio non ci siamo; la polpa ha un gusto decisamente “estremo” aspra ed amara insieme, non adatta ad un palato mediterraneo.
Ne ho trovato un esemplare all’Orto Botanico di Palermo e le relative informazioni sono tratte da un cartello esplicativo esposto all’Orto in occasione della mostra: Promoagrumi Sicilia (22-28 ottobre 2012), che esponeva pannelli dedicati alle singole specie.
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