lunedì 31 marzo 2014

Pelargoni, fiori per fare belli i balconi di città

 
Quando arriva il primo tepore della  primavera,  nei balconi di città, siamo in molti a percepire  un sentimento di profonda frustazione. L’inverno, l’incuria e l’indolenza hanno, infatti,  ridotto le fioriere comprate al bricò,  sterili mucchi di terra incolta.
E’ tempo di pensare al loro ripristino andando  in giro per fiere e vivai  a comprare qualcosa di fiorito  che decreti  in balcone l’arrivo della bella stagione. Tra i fiori più popolari capaci di  creare da subito  l’effetto  “balcone in fiore”  ci sono i pelargoni che i più chiamano, però, gerani.  
E’ un gruppo di piante erbacee perenni, estremamente ampio ed eterogeneo le cui origini sud africane sono garanzia di resistenza al sole estivo. Ibridi in technicolor di Pelargonium zonale,  Pelargonium peltatum, il classico “geranio edera”  e del  più imponente Pelargonium grandiflorum  rendono facile la scelta  tra le innumerevoli possibilità cromatiche  e di habitus.  
Pelargoni a foglia variegata
Pelargoni a foglia profumata
Per venire incontro alle esigenze degli appassionati alla ricerca di un vasto assortimento  di gerani colorati, profumati e veramente insoliti  è stata organizzata in Sicilia, presso il vivaio Malvarosala “Festa dei gerani”. 
Per un fine settimana  intenso di eventi,  Filippo e sua moglie Agata,  hanno aperto il vivaio e la loro casa  agli appassionati del Genere all’insegna della buona musica, dei libri,  del teatro per ragazzi e dell’approfondimento culturale.
Sono stati organizzati percorsi didattico-esplicativi alla scoperta delle diverse  tipologie di pelargoni presenti in vivaio e sabato ha avuto luogo una  interessante conferenza sulle "Forme geofite e succulente  del genere Pelargonium",  tenuta da Davide Pacifico, esperto del CNR di Torino e di Palermo  ed appassionato  cultore di questo particolare gruppo di pelargoni oltre che di bulbose e succulente. 
Pelargonium tetragonum (succulento)
Molte delle specie descritte da Davide sono commercializzate in vivaio e da qualche mese ne è anche possibile  l’acquisto online in un nuovo e rinnovato catalogo e-commerce. A sfogliarlo e  cliccarlo  sul pc ci si perde in una navigazione infinita perché  alla sezione dei classici pelargoni zonale e peltatum se ne affiancano altre di pelargoni particolari tra cui i pelargoni botanici ed ibridi primari, i pelargoni a foglia profumata  e variegata,  a fiore tulipano e di  cactus; gli zonali stellar e pelargoni finger.
Pelargoni colorati, profumati e veramente insoliti che potranno dare alle fioriere stentate dei nostri balconi una ventata di vera originalità.

martedì 25 marzo 2014

Tropeolo o nasturzio?

 
 
 
Gli antichi chiamavano “torcinaso” un mio antico antenato
Tra tropeoli e nasturzi si fa spesso una grande confusione perché se è vero che nell’uso comune il nome nasturzio è sinonimo di entrambe le specie, in realtà Tropaeolum e Nasturzium sono Generi che  hanno storie botaniche diverse. Cominciamo con il  nasturzio che è specie spontanea  conosciuta sin dall’antichità con il nome  botanico di Nasturzium officinale, appartenente alla famiglia delle Brassicaceae.
La specie, comunemente chiamata “crescione d’acqua” è presente allo stato spontaneo in tutta le regioni italiane, lungo le ripe dei fiumi e le  zone ombreggiate.  E’ una pianta  commestibile a cui gli antichi attribuivano proprietà medicinali , infatti era usata contro lo scorbuto e come disintossicante del fegato; gli antichi  la chiamavano  “torcinaso”,  o, in latino,  “nasi tortium”,  per indicare il forte e sgradevole odore  emanato dai tessuti di tutta la pianta.  Nella Roma pagana il nasturzio si consumava crudo come alimento; nel Cinquecento gli si affidava il difficile compito di impedire la caduta dei capelli.  Solo alla fine del Seicento i tropeoli   fanno la loro comparsa in Europa con numerose varietà orticole di Tropaeolum majus, detto anche nasturzio gigante,  importate dalle Ande.
Mentre nei paesi d’origine il tropeolo si comportava da pianta perenne, nelle condizioni climatiche europee ebbe a comportarsi da annuale, con forme e colori  dei fiori  molto diversi,  dal rosso, al giallo, dall’arancione all’ ocra e con portamento nano o rampicante, a causa del susseguirsi  di  innumerevoli ibridazioni.   Ma allora cosa hanno in comune nasturzi e tropeoli tanto da farli indicare tutti con il nome di nasturzi? I tessuti del tropeolo sono commestibili  così come quelli del crescione ed hanno sapore, speziato, molto simile; infatti le due famiglie di appartenenza, Brassicaceae e Tropaeolaceae,  sono sistematicamente vicine per cui molto simili sono anche le sostanze aromatiche sintetizzate da entrambe le specie.
 
I miei boccioli sono buoni sotto aceto come quelli della pianta dei cocunci
Il frutto del tropeolo ma anche le foglie e fiori, possono essere utilizzati per insaporire i cibi, specie i primi piatti,  a cui conferiscono una nota piccante.
I germogli conservati sotto aceto vengono talvolta utilizzati come succedanei del cappero,  i cui frutti sono detti cucunci. Colorata ed aromatica è l’insalata di fiori di nasturzio e radicchio presente nella tradizionale cucina sarda. I fiori freschi sono anche indicati per misticanze, piatti di uova, pesce bianco e come decorazione commestibile per carpaccio di carne o di pesce. Il sapore si presta ad essere associato a formaggi a pasta molle e alla mozzarella.
Dove mi piove mi scivola
 
Le foglie del tropeolo sono rotonde, spesso con margine lievemente ondulato, a forma di scudo e con il picciolo inserito direttamente nella parte centrale della lamina fogliare, anziché sul margine. Il colore è variabile dal giallo chiaro al grigioverde e la superficie fogliare si presenta cerosa ed idrorepellente, l’acqua cioè non bagna le foglie ma su di esse forma grandi gocce che scivolano sul lembo fogliare cadendo al suolo. Un effetto simile si ha tipicamente su alcune piante acquatiche come il loto.
http://www.p3italy.it/?id_pagina=3&id_pagina_2=159&id_pagina_3=160&Lang=_1
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Se non vuoi essere scortese non mandare mai un iberico a raccogliere i miei fiori
In Spagna mandare qualcuno a "cercar nasturzi"  (enviar a alguien a buscar berros)  equivale, poco elegantemente, a mandare qualcuno al diavolo.
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Come un berretto di lana alla francese
In francese il tropeolo è chiamato comunemente “capucine” per la forma a punta del bocciolo fiorale e poi della corolla, che ricorda il cappuccio della tonaca dei monaci cappuccini.
 
In Francia anche un tipico berretto di lana prende questo nome.
 

lunedì 17 marzo 2014

Sophora microphylla Sun King

Lunga vita al "Re Sole"
Quando arriva la bella stagione, al pari di un’ape bottinatrice, mi prende una frenetica voglia di girovagare per fiere e vivai a caccia di fiori, di vivaci colori, di intensi profumi ed aromi; di solito non cerco piante usuali ma novità vegetali, specie da fiore, per lo più tropicali, da tenere in balcone, luogo ideale per poterle studiare e fotografare in modo da saperne parlare sul blog. Purtroppo ho da lamentare che la maggior parte delle novità vegetali hanno una breve vita commerciale: iniziano in bella posizione su bancali a vista in vivai di rango; poi si rivedono capillarmente distribuite nelle diverse mostre mercato di stagione e dopo un anno o poco più, sono già appannaggio degli ambulati di strada, alla fiera del venerdì. Sono meteore che come arrivano spariscono e se non sei lesta ad acchiapparle al volo, comprandone un vaso, non le vedrai mai più. 
E’ quello che è successo negli anni passati a specie come Gaura, Gelsemium, Hardenbergia, Ruellia, Loropetalum e a tante altre “novità vegetali ”, regine dei vivai per una sola stagione, passate poi velocemente dal circuito commerciale al dimenticatoio vivaistico.
Non vorrei che questo succedesse anche all’ultima arrivata, vista recentemente ai vivai Faro, perché è specie esteticamente molto bella e climaticamente adatta ai giardini del sud.  

Sophora microphylla “Sun King”è infatti una varietà di una rustica specie arborea, appartenente alla famiglia delle Fabaceae e proveniente dal Cile e dalla Nuova Zelanda, che presenta notevoli potenzialità estetiche per i grandi fiori di colore giallo pastello a forma di campanella svasata, con le antere prominenti, portati in grappoli ricadenti su rami dal fogliame verde scuro.
Le foglie  di Sophora microphylla Sun King sono composte da molteplici paia di piccole foglioline coriacee e persistenti che, con il giallo dei fiori, creano un gradevole contrasto. Come in tutte le leguminose, ai fiori segue la produzione di corti baccelli strozzati con semi che sono altamente tossici per la presenza di sostanze alcaloidi.  
 
Mentre la specie tipo ha l’aspetto di albero di medio sviluppo, dal tronco fragile e contorto, la varietà Sophora microphylla “Sun King”, che nel 2002 ha ricevuto il Premio del Garden Merit (AGM) della Royal Society Horticultural, ha un portamento cespuglioso ed è dunque adatta ad essere utilizzata come esemplare per piccoli spazi anche in prossimità del mare, preferibilmente a mezz’ombra; il portamento contenuto ne consente, poi, la coltivazione in vaso. La fioritura che è molto precoce, comincia sul finire dell’inverno e non si esaurisce rapidamente ma dura a lungo.

Sophora microphylla Sun King è una novità che mi piace e spero dunque che possa conquistare un posto fisso nell'assortimento varietale del verde ornamentale meridionale.

mercoledì 12 marzo 2014

Quiz botanico marzo 014

Cinque indizi per una specie
 

 
1
Gli antichi chiamavano “torcinaso” un mio antico antenato

 2
I miei boccioli sono buoni sotto aceto come quelli della pianta dei cocunci

3
Dove mi piove mi scivola

4
Se non vuoi essere scortese non mandare  mai  un iberico  a raccogliere i miei fiori

5

Come un berretto di lana alla francese



 

venerdì 7 marzo 2014

Le piante acquatiche del giardino delle Naiadi

  Intervista con il collezionista: Daniela Bazzani
Il mondo delle piante acquatiche è un luogo affascinante e primordiale, un ambiente mitologico dove già gli antichi greci avevano immaginato dovessero vivere giovani fanciulle, le Naiadi, signore di fiumi e ruscelli, paludi, laghi e sorgenti; creature benevole verso gli umani, guaritrici di coloro i quali si immergevano nelle acque da loro protette e sorvegliate.
Sito immagine
Un ambiente affascinante e complesso formato, in natura, da organismi vegetali fortemente specializzati che hanno dovuto subire forti adattamenti per sopravvivere, immersi come sono, a diversi livelli, nell’acqua; è infatti la scarsità di ossigeno, poco solubile nell'elemento liquido, che rappresenta il principale fattore limitante la sopravvivenza delle piante acquatiche che hanno dovuto sviluppare particolari tessuti aeriferi, provvisti di ampie cavità, nei quali accumulare l’ossigeno da esse stesse prodotto durante la fotosintesi. 
Eichhornia crassipes ha piccioli fogliari rigonfi di un tessuto spugnoso pieno d'aria
La vegetazione naturale dei luoghi umidi è in genere molto varia e specializzata dando luogo ad associazioni vegetali che vanno dalle formazioni arboree ed arbustive delle rive, alle erbacee tipiche delle sponde, alle specie galleggianti.
Fonte del fiume Ciane
Cercare di ricreare in un giardino ambienti vegetali così complessi ed articolati sembrerebbe un’impresa ardua, ma niente è impossibile per chi alle piante d’acqua ha dedicato tempo e passione tanto da decidere di abbandonare un lavoro sicuro per dedicarsi totalmente al loro studio e alla loro coltivazione. E’ questo ciò che fa da circa dieci anni  Daniela Bazzani che ha scelto di vivere “letteralmente immersa nel fango”, come ci racconta lei stessa, coltivando piante acquatiche, vicino Bologna, progettando e realizzando giardini d’acqua e scrivendo della sua esperienza di coltivazione in un blog dal titolo: giardinonaiadi.

Daniela è al centro della foto
Daniela, raccontaci cosa ti ha spinto ad interessarti alle piante acquatiche: “ Il mondo acquatico è un microcosmo perfetto e misterioso animato dalle più svariate creature reali e un po' fantastiche e irrazionali. Sono nata e vivo in un luogo della Pianura Padana che appoggia le sue fondamenta su un'antichissima palude di cui sento di far parte, come gli antichi abitanti delle terramare. Osservare e studiare la vita in uno specchio d'acqua mi meraviglia quotidianamente, mi rilassa e mi fa pensare in serenità. La passione e lo studio approfondito del mondo acquatico è iniziato un po' per gioco più di 10 anni fa. Ho iniziato a realizzare laghetti all'interno del mio giardino privato chiedendo consigli ad esperti con cui nel tempo ho allacciato legami più stretti, da loro ho appreso quello che non è scritto sui libri. Ho reperito tutta la documentazione italiana (pochissima) e straniera, ora sono in contatto con vivai olandesi che rispetto agli italiani hanno una marcia in più nel campo delle piante acquatiche. Mi piace sperimentare e toccare con mano personalmente, a volte sono coperta di melma dalla testa ai piedi, ma con molta soddisfazione.
  
Nuphar lutea



Quali sono le piante più rappresentative tra le acquatiche e che difficoltà comporta la loro coltivazione?:“ Le piante più note e decorative sono certamente le ninfee (Nymphaeae); ne ammiro la generosa fioritura, la bellezza eterea del fiore galleggiante, la perfezione delle foglie cerose. Sono le prime a mostrarsi nel laghetto e le ultime a scomparire, delicate e forti, sovrane indiscutibili di ogni giardino d'acqua. 

La coltivazione delle ninfee così come dei fior di Loto (Nelumbo) è molto semplice e accessibile anche ai meno esperti di giardinaggio.

Non importa possedere giardini o laghetti di grandi dimensioni, un angolo assolato anche su un terrazzo può ospitare un contenitore (esistono appositi mastelli idonei) in cui alloggiare un piccolo ecosistema totalmente indipendente. La cura di un giardino acquatico richiede in genere poco tempo: rabbocco dell'acqua che evapora, rimozione manuale di foglie e fiori appassiti per diminuire la quantità di materiale organico che potrebbe favorire la crescita di alghe filamentose. Ogni due anni circa consiglio di suddividere il rizoma delle ninfee in parti provviste di apparato radicale, si otterranno nuove piante ed un incremento della fioritura della pianta madre. Il rizoma ha l'aspetto di una grossa carota, basta estrarlo dal fango e tagliarlo con un coltello la cui lama è stata preventivamente disinfettata”. 
La tua passione è diventata in questi anni anche un lavoro?: “ Utilizzando le piante acquatiche che coltivo in un piccolo vivaio, mi piace creare progetti ad hoc in computer grafica 3D, se mi vengono richiesti. Non riciclo mai i progetti eseguiti perché ognuno rispecchia i desideri e le aspirazioni di chi desidera un giardino d'acqua. Il progetto nasce e cresce insieme al cliente mentre ne discutiamo”.
Ti consideri più collezionista o vivaista: “Bellissimo il termine “collezionista” di piante, mi fa pensare ad un galleria museale che espone opere d'arte come del resto sono le piante. Se potessi ospiterei nei miei giardini qualunque specie, un quadretto anche minuscolo di terra libera mi spinge ad acquistare una nuova pianta. Se possedere piante fosse una patologia io sarei all'ultimo stadio!”
Ludwigia grandiflora
Iris pseudacorus
Quali sono le tue acquatiche preferite? Tra le acquatiche prediligo le ninfee bianche, sono fioriture eleganti e di classe.
http://giardinonaiadi.blogspot.it/.
Ho poi un progetto a cui sto molto lavorando che è quello delle biopiscine cioè la realizzazione di un bacino d'acqua impermeabilizzato rispetto al suolo, non disinfettato chimicamente, contenente un biosistema acquatico, adibito alla balneazione. La qualità dell'acqua è assicurata da un trattamento biologico e dalla suddivisione in due aree ben distinte: zona di balneazione in cui è possibile immergersi; zona di rigenerazione dove vengono collocate le piante acquatiche che svolgono la fitodepurazione e dove si formano e vivono i batteri aerobi che consumano la sostanza organica in eccesso (quella che favorisce lo sviluppo di alghe filamentose). La balneazione in una biopiscina non è solo l'immersione in un ambiente diverso dalle piscine tradizionali, è una filosofia di vita, un modo di sentirsi parte della natura. 

Grazie Daniela per averci raccontato la tua passione per il mondo delle piante acquatiche; sono sicura che, al pari delle Naiadi, a molti sarà venuta voglia di fare il bagno in una tua biopiscina guardati a vista da ninfee, carpe e pesci rossi.
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