Gli
antichi chiamavano “torcinaso” un mio antico antenato
Tra tropeoli e nasturzi si fa spesso una grande
confusione perché se è vero che nell’uso comune il nome nasturzio è sinonimo di
entrambe le specie, in realtà Tropaeolum e Nasturzium sono Generi che hanno storie botaniche diverse. Cominciamo con
il nasturzio che è specie spontanea conosciuta sin dall’antichità con il
nome botanico di Nasturzium officinale, appartenente
alla famiglia delle Brassicaceae.
Mentre nei paesi d’origine il tropeolo si
comportava da pianta perenne, nelle condizioni climatiche europee ebbe a
comportarsi da annuale, con forme e colori dei fiori molto diversi,
dal rosso, al giallo, dall’arancione all’ ocra e con portamento nano o
rampicante, a causa del susseguirsi
di innumerevoli ibridazioni.
Ma
allora cosa hanno in comune nasturzi e tropeoli tanto da farli indicare tutti con
il nome di nasturzi? I tessuti del tropeolo sono commestibili così come quelli del crescione ed hanno
sapore, speziato, molto simile; infatti le due famiglie di appartenenza, Brassicaceae
e Tropaeolaceae, sono sistematicamente
vicine per cui molto simili sono anche le sostanze aromatiche sintetizzate da
entrambe le specie.
I
miei boccioli sono buoni sotto aceto come quelli della pianta dei cocunci
Il frutto del tropeolo ma anche le foglie e fiori, possono
essere utilizzati per insaporire i cibi, specie i primi piatti, a cui conferiscono una nota piccante.
I germogli conservati sotto
aceto vengono talvolta utilizzati come succedanei del cappero, i cui frutti sono detti cucunci. Colorata ed aromatica è l’insalata di fiori di nasturzio e radicchio presente nella tradizionale cucina sarda. I fiori
freschi sono anche indicati per misticanze, piatti di uova, pesce bianco e come
decorazione commestibile per carpaccio di carne o di pesce. Il sapore si presta
ad essere associato a formaggi a pasta molle e alla mozzarella.
Dove
mi piove mi scivola
Le foglie del tropeolo sono rotonde,
spesso con margine lievemente ondulato, a forma di scudo e con il picciolo
inserito direttamente nella parte centrale della lamina fogliare, anziché sul
margine. Il colore è variabile dal giallo chiaro al grigioverde e la superficie
fogliare si presenta cerosa ed idrorepellente, l’acqua cioè non bagna le foglie
ma su di esse forma grandi gocce che scivolano sul lembo fogliare cadendo al
suolo. Un effetto simile si ha tipicamente su alcune piante acquatiche come il
loto.
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In Spagna mandare qualcuno a "cercar
nasturzi" (enviar a alguien a buscar
berros) equivale, poco elegantemente, a mandare
qualcuno al diavolo.
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Come un berretto di lana alla francese
In francese il tropeolo è chiamato comunemente “capucine” per la forma a punta del bocciolo fiorale e poi della corolla, che ricorda il cappuccio della tonaca dei monaci cappuccini.
Molto interessante questo post. Quindi i nostri sono tropeoli, e così li dovremmo chiamare. Ho ordinato i semi di una varietà con i fiori rosso acceso, Imperatrice des Indes, che mi piaceva molto.
RispondiEliminaIn pratica è così; ma tropeolo o nasturzio vedrai che avrai un bellissimo angolo fiorito
EliminaAvevi un futuro anche come enigmista, non dico per scherzo. Grazie, non avevo mai approfondito la differenza tra i due.
RispondiEliminaVorrei farti una faccina contenta e tronfia per il tuo complimento ma su blogger non so come si fa!
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