C’era una volta un fico d‘india che viveva solitario al margine di una
strada. Come fosse arrivato fin lì non è dato sapere ma, anche se il posto era
ricoperto dalla polvere sollevata dai veicoli in accelerazione, pure se
circondato dalle immondizie lasciate in giro per distrazione e innaffiato con gli oli combusti di un vicino
distributore, il fico d’india si era bene ambientato in quell’angolo di strada dissestato, diventando con
gli anni un grande cespuglio di pale e
di spine.
Ma come è facile
capire in quel posto emarginato non erano state tante le occasioni per socializzare;
le altre piante non si erano mai volute avvicinare perché se provieni da molto
lontano, anche se è da secoli che ti sei insediato e ti senti
integrato, sarai sempre additato come un povero immigrato e poi per il carattere diciamo così molto spinoso, ruvido e ombroso del fico d’india che spingeva
tutti a starsene lontano dalle sue pale.
Un giorno in quell’angolo di strada polverosa arrivò una
rosa; era stata portata in volo sotto forma di seme da un merlo di passaggio che
avendo mangiato a sazietà frutti di rosa in un giardino li vicino, si era
fermato a riposare e poi a sporcare
sulle pale del fico d’india; era
una rosa bastardina di quelle che non sai perché, ne per come, di quelle che non ne conosci il
nome, anche lei probabilmente un’immigrata proveniente dal
lontano oriente perché specie sarmentosa e rifiorente.Il seme in primavera era germogliato e da esso un lungo tralcio di rosa era cresciuto che strisciando a serpente tra le pale le aveva strettamente avvolte in fitte spire. Li per li il fico d’india non ci aveva fatto caso ma con il passare del tempo ad ogni refolo di vento sentiva sulle pale un leggero punzecchiare, un piacevole grattare che lo faceva stare bene; erano le spine della rosa, certo poca cosa rispetto agli aculei cui era abituato ma si sentiva felice come non lo era mai stato, forse per avere trovato qualcuno che gli stesse accanto e che di spine ne capisse tanto quanto.
Quando a fine maggio la rosa cominciò a fiorire, il fico d'india, oramai perdutamente innamorato, non si sentì minimamente sminuito dallo stare nel suo angolo di strada inghirlandato da festoni di fiori color rosa e pieno di gratitudine ed amore, non sapendo cosa fare per ricambiare, ricoprì le sue verdi e tozze pale di grandi fiori gialli color del sole.
Anno dopo anno, in questa stagione, vedendo il
fico d’india e la rosa che formano una macchia di colore non posso fare a meno di pensare che il loro non sia il vero amore.
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