Il melo cotogno è uno degli alberi da frutto più antichi, noto e coltivato in Europa sin da tempi remoti; decantato da Plinio e Virgilio è arrivato sulle coste del Mediterraneo dall’Asia Minore sull’onda della fama delle squisitissime confetture, chiamate dai romani “cotognato”, che è possibile ottenere dai suoi frutti tannici e astringenti che non possono assolutamente essere consumati prima di essere cotti e zuccherati.
Non è un albero che, in genere, si ritrova in coltivazioni specializzate; ne esistono, invece, frequentemente, piante sparse coltivate in modo amatoriale nelle tipiche villette da week end che punteggiano le campagne del mezzogiorno d’Italia dove i proprietari si dilettano a coltivare un campionario variegato di piante da frutto scelte a caso tra i ricordi del passato o nei cataloghi dei vivai specializzati: un fico, un azzeruolo, olive, un gelso, un sorbo, un kaki; tra tanta variabilità vegetale non può di certo mancare un melo cotogno sia per il gusto del collezionare che per il rispetto della tradizione che impone in autunno a chiunque ne possieda un esemplare di prepararne barattoli di marmellata o ancora meglio decine di formelle di sublime cotognata da regalare e centellinare fino al prossimo autunno.
I fiori sono grandi, isolati, a cinque petali di colore rosato e compaiono tardivamente; le foglie sono tomentose e coriacee ed i frutti che, nelle diverse varietà possono avere forma simile a mele o pere, sono tomentosi e presentano forma irregolare con numerose gibbosità; la polpa è dura e compatta dal gusto acido e astringente.
In autunno se ne raccolgono i frutti che devono essere necessariamente trasformati in confettura o, se non se ne ha voglia, regalati ad amici e parenti cui trasferire l’incombenza.
Anche noi abbiamo ricevuto in dono un cesto di mele cotogne
e seguendo le istruzioni che le accompagnavano abbiamo preparato una buona cotognata
in cinque mosse:
1
Le mele cotogne ancora intere e non sbucciate, dopo essere state strofinate con un canovaccio per togliere parte della tomentosità della buccia, vengono poste sul fuoco dentro una pentola d’acqua che viene portata ad ebollizione. La cottura procederà sino a che la polpa non diverrà tenera offrendo scarsa resistenza ai denti di una forchetta.
2
Dopo avere scolato le mele cotogne e averle fatte un poco raffreddare in modo da poterle maneggiate
senza scottarsi, si procede alla pulizia
dei frutti che, senza essere sbucciati, vengono
privati delle parti più dure e fatti a pezzettoni.
3
I pezzi così ottenuti vengono passati nel passaverdure per
ottenerne una purea morbida
4
A questo punto si mette il composto a cuocere in una capace pentola insieme allo zucchero a cui si aggiungerà il succo di limone. Le proporzioni sono in genere di 1:1; tanta polpa, tanto zucchero e per il limone basti sapere che per un chilo di polpa va aggiunto il succo di 3 limoni.
5
Il composto, continuamente rigirato viene posto sul fuoco a bollire; da questo momento in poi la cottura procederà sino al raggiungimento della consistenza desiderata. Molto morbida per fare la marmellata, più dura e tenace (5 minuti dopo il bollore) per la cotognata che una volta pronta verrà versata in piattini o nelle tradizionali formelle.Appena asciutta la cotognata si potrà sformare...
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