A Favignana il giardino ipogeo di Villa Margherita
Favignana è la più grande e conosciuta isola delle Egadi, situata ad un tiro di schioppo dai porti di Trapani e Marsala che la collegano, in breve, alla terra ferma con navi ed aliscafi; rispetto a Levanzo e Marettimo è quella delle tre che ha un servizio di autobus interno e nella quale ha un senso portare la macchina per raggiungere i luoghi balneari anche se i più preferiscono arrivare con l’aliscafo ed affittare biciclette e motorini con i quali scorrazzare in libertà tra strade polverose, spazzate dal vento.
A Favignana c’è da visitare: l’ex stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica, oggi ristrutturato e fruibile; splendidi posti di mare, come Cala Rossa, Cala Azzurra o Cala del Bue Marino dove, vento e correnti permettendo, è possibile fare bagni memorabili; per i ragazzi sotto i trent’anni è il luogo delle Egadi dove la sera c'è movimento, c’è vita.
Se oggi è il turismo a muovere l’economia favignanese, nel passato la pesca del tonno e la sua lavorazione erano la principale occupazione; la tonnara ed il suo stabilimento di produzione del tonno in scatola fino agli anni cinquanta dello scorso secolo impiegavano oltre trecento persone, metà delle quali erano donne, in un paese che arrivò a contare oltre settemila abitanti contro i tremila attuali.
Con il crescere della popolazione, aumentando le esigenze abitative, si cominciarono a costruire case utilizzando la pietra locale, estratta sin dalla prima fondazione del paese avvenuta alla metà del seicento, quando divenne proprietario di tutto l’arcipelago delle Egadi il conte genovese Camillo Pallavicino.
Foto della Mostra fotografica sulle cave di arenaria all'Ex Stabilimento Florio |
Partendo dalla costa orientale dell’isola l'estrazione si estese via via nella zona di Favignana chiamata “la Piana”, che si sviluppa in direzione nord est; è solo in questa parte dell’isola, infatti, che è presente la calcarenite, una roccia sedimentaria incrostata di fossili marini, resistente, termoisolante e facile da lavorare; una roccia che canta , come dicevano i vecchi cavatori, se estratta e lavorata con passione.
Fino alla metà del secolo scorso si contavano a Favignana oltre 200 cave che rifornivano Trapani, Marsala ma anche Palermo dove, ad esempio, il tipico “cantuni favignanese” venne utilizzato per la costruzione del Teatro Massimo. L’attività di estrazione continuò alacremente sino a che, dopo la seconda guerra mondiale, l’avvento dei mattoni forati soppiantò completamente i “cantuni isolani”, decretando il declino di questa attività economica. Oggi a Favignana è aperta una sola cava che lavora praticamente su ordinazione per lavori di ristrutturazione e restauro ma il territorio della “piana” è ancora costellato di cave a cielo aperto abbandonate i cui cunicoli e camminamenti sono stati riconquistati da vegetazione spontanea o più spesso usati come ricettacolo di materiale da risulta.
E’ in questo contesto che nasce il Giardino di Villa Margherita realizzato da Maria Gabriella Campo e da suo marito, ingegnere ed imprenditore isolano, a partire dal 1967, anno in cui su un terreno esteso appena 2000 mq, avuto dal padre, realizzarono un prefabbricato come base d’appoggio per trascorrervi le vacanze; foto scolorite dell’epoca mostrano Gabriella davanti la loro casa circondata da grandi cespi di margherite bianche che daranno il nome alla proprietà. La passione per le piante ed il primo nucleo del giardino cominciano a delinearsi in questi anni quasi come una sfida alle convenzioni isolane che consideravano velleitario privilegiare l'impianto di specie da fiore rispetto alla tradizionale coltivazione di piante utili da frutto e da orto. Piante coltivate per il gusto del bello, scelte sull'onda dell'emozione suscitata da un colore, dal fogliame o dal portamento, reperite con grande difficoltà in mercatini locali o nelle fiere perché in quegli anni a Favignana non esistevano vivai di piante da giardino. Ma sarà a partire dal 1987, con l’acquisizione di un lotto di terreno limitrofo esteso oltre tre ettari, pianeggiante intorno alla casa ma, per circa metà della superficie, costituito dai resti dismessi di una vecchia cava a cielo aperto, che la voglia di "fare giardino" in questo contesto diventerà l'obiettivo di una missione ritenuta dai più impossibile.Che fare della cava dismessa? Superando le perplessità familiari Gabriella ne comincia l'opera di pulizia con lo svuotamento da cumuli di detriti e l’eliminazione della vegetazione infestante e grazie anche alla disponibilità d'acqua dovuta al reperimento di una falda sotterranea inizia a svolgere un solitario, lento, faticoso, ma gratificante recupero che a poco a poco trasformerà la cava in un giardino.
E’ il periodo dei viaggi in terra ferma, a Trapani o a Palermo ma poi anche in Italia e all’estero, in Brasile, con le valigie o la macchina sempre stipate di nuove acquisizioni botaniche scelte sull’onda della pura emozione che forma e colore le sanno ispirare.
Molte piante, soprattutto nella parte più antica della cava, dove la pietra veniva estratta a mano,
scalpellando la roccia con arte e strumenti antichi, sono quelle tipiche
della flora agraria siciliana insieme a quelle della
flora spontanea o naturalizzata dell’ambiente mediterraneo: carrubi, agrumi, fichi,
olivi ma anche lentisco, chamaerops, phoenix, agavi, euphorbie, oleandri, ficus,
cresciuti negli anni in modo così armonico da apparire come spontanea vegetazione locale.
Le prospettive
disegnate da Gabriella in questo luogo ricordano gli scorci di una antica città
oramai disabitata dove le piante sottolineano i percorsi, dirigendo le visuali verso quelli che erano i
luoghi di lavoro di un tempo come le scale scolpite nella roccia, gli antichi attrezzi
appesi alle pareti o gli ambienti angusti , dove gli operai, i cosiddetti “pirriaturi”, riposavano
durante il pasto.
Nella parte più moderna della cava, dove invece, il lavoro veniva eseguito in modo meccanizzato, utilizzando potenti macchine a disco capaci di incidere con rapidità ed efficacia la roccia, anche la vegetazione cambia d’ aspetto e funzione diventando più fitta e più varia con sprazzi di colore come il rosso degli ibisci e della russelia o il giallo della lantana ed il profumo di zagara ma anche di plumeria, carissa e gelsomino.
Sono luoghi che invitano alla sosta e al riposo, all’ombra delle Jacarande o dei cipressi e alla frescura che si sprigiona intorno al grande ninfeo.
Uscendo dalla cava poi, intorno alla casa padronale e alle diverse case che, nel residence sono oggi destinate ai turisti, c’è un grande parco a servizio degli ospiti; un’imponente Erytrina caffra li accoglie all’ingresso; una fitta coltre di pini, di Schinus molle, di ficus o di araucarie li protegge dal sole e dall’incessante vento isolano; il rosso fuoco della russelia a bordo piscina ne delimita il contorno ricordando ai bambini di fare attenzione e le tante specie botaniche sparse lungo i pergolati ne sfidano curiosità e competenza.
Il “giardino dell’impossibile” , come oramai viene chiamato il Giardino ipogeo di Villa Margherita, è certamente una delle mete turistiche da non tralasciare a Favignana perché coniuga la bellezza del percorso nel verde al fascino della storia delle antiche cave e del lavoro dei suoi "pirriaturi".
Gabriella vi accoglierà gentile all’arrivo ma sarà molto restia a descrivere motivazioni, scelte progettuali, specie predilette di un giardino che considera un luogo tutto suo, molto, molto privato; delega perciò, anche per motivi di salute, la visita guidata ad un’amica, Ancilla Finazzi, signora bresciana che da oltre trent’anni conosce l'isola e che da un decennio ha scelto di viverci stabilmente perché innamoratasi della sua storia, delle sue rocce e delle sue cave. Sarà lei che, illustrandovi i diversi processi produttivi ed il duro lavoro dei cavatori, vi farà invaghire di questo luogo dove anche le pietre hanno un’anima che sentirete addirittura cantare se, battendo sulle pietre, avrete orecchie predisposte ad ascoltare.
Notizie utili
Al Giardino ipogeo di Villa Margherita si può arrivare in Autobus (linea n.1 dal capolinea) con fermata a Villa Margherita
Costo della visita 20 euro a persona: durata della visita h: 2,30
Costo della visita 20 euro a persona: durata della visita h: 2,30
Che dire? meraviglia. Grazie Marcella, prendo nota per il viaggio in Sicilia che spero finalmente un giorno farò.
RispondiEliminaCi sono tanti posti in Sicilia da visitare e le Egadi certamente sono tra questi per giardini e.. per altro.
EliminaNon lo conoscevo! Grazie per averlo mostrato e averci dato precisissime informazioni!
RispondiEliminaUn saluto e buon fine settimana!
Ciao e grazie di avere lasciato traccia del tuo passaggio; buon proseguo d'estate.
EliminaGrazie per la completezza di questo articolo.ci metti tanta passione anche tu,a raccontare,come la Signora Gabriella a creare con amore tanta bellezza.Posti meravigliosi che meritano attenzione e la curiosità del visitatore.
RispondiEliminaCiao e grazie per il tuo commento, faccio del mio meglio per descrivere agli amici i luoghi verdi che più mi hanno interessato
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