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Sono augurio di buona sorte sin dai tempi dei Romani perché assodato che è impossibile una vita rose e fiori non c’è meglio che sperare che i dolori che verranno siano lievi parimenti a quelli inflitti dai miei rami
Con l’arrivo delle festività natalizie ritorna alla ribalta uno degli arbusti protagonisti del periodo di Natale, Ruscus aculeatus o pungitopo, com’è comunemente chiamato, con le sue foglie appuntite e le bacche rosse a lungo persistenti è, infatti, una delle fronde recise, insieme a vischio ed agrifoglio, più richieste per la realizzazione degli addobbi natalizi. E non è questa, una moda legata al consumismo moderno perché il pungitopo che è specie originaria del bacino del Mediterraneo, era considerata un amuleto vegetale così come l’agrifoglio, sin dai tempi dei Romani che lo scambiavano come dono augurale durante le cerimonie; era, infatti, ritenuta una pianta saturnale che con le sue spine teneva distanti gli spiriti maligni permettendo al nuovo sole di emergere e risplendere sano. Il groviglio di vegetazione impenetrabile e la durezza delle foglie spinose evocavano la protezione mentre i frutti rossi, globosi, di colore rosso vivo che maturano in autunno e durano tutto l’inverno, simboleggiavano la rinascita del sole al solstizio, augurio di felicità.
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Non appartengo alla befana, né a quell’incapace dell’apprendista stregone ed anche con Henry Potter non ho niente a che spartire perché io ho gusti popolari e preferisco rendermi utile ai macellai
Nella tradizione popolare invece, la nomea del pungitopo come pianta di buon augurio è legata all’uso che in passato se ne faceva: mazzetti di pungitopo erano messi a protezione di portavivande o dispense per preservarle dai topi ed altri roditori o disposti intorno ai piedi del letto per tenere lontane le pulci. La rigidità dei rami veniva sfruttata per realizzare robuste scope che in alcuni paesi siciliani sono ancora in uso dagli operatori ecologici ed anche in Inghilterra, il pungitopo veniva chiamato "butcher's broom" = "scopa del macellaio" perché utilizzato per ramazzare il pavimento delle macellerie.
La specie ha caratteristiche botaniche particolari: Ruscus aculeatus L., appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, è specie suffruticosa sempreverde tipica del sottobosco ombroso di aree collinari o montane mediterranee dove forma cespuglieti bassi formati da fusti eretti verde scuro, legnosi e striati, portanti false foglie spinose (fillocladi) ovato acuminate, con una acuta spina apicale.
I fiori sono dioici (unisessuali su piante separate) e compaiono al centro delle foglie in corrispondenza di una brattea fogliare; la fioritura avviene all’inizio della primavera e porta alla formazione, in autunno, di bacche sferiche un poco schiacciate, di colore rosso vivo contenti uno o due semi che in Sicilia, tostati, venivano utilizzati come surrogato del caffè. Le bacche, a lungo persistenti sulla pianta, sono velenose e se ingerite provocano vomito, diarrea e dolori intestinali.
L’apparato radicale della specie è rizomatoso con numerose radici avventizie; in primavera dal rizoma si formano giovani germogli che crescendo diventeranno rami lignificati; in alcune aree sono consumati, raccolti ancora teneri, come gli asparagi dopo essere stati lessati in abbondante acqua per togliere l’eccessivo amaro.
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Insieme a quattro amici faccio parte di una gran bella compagnia in passato ricercata da chi all’ora dell’aperitivo voleva perdere peso facendo tanta pipì
Il rizoma del pungitopo era molto ricercato, in passato, per produrre un aperitivo con funzione diuretica insieme alle radici di sedano, asparago, prezzemolo e finocchio detto, per questo, delle “cinque erbe”.
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Anche se da giovane lascio in bocca l’amaro c’è chi per me fa molta strada cercandomi senza limiti tra le ramaglie, tanto da meritare, a opera di alcuni, un sacrosanto stop
L'estratto dalle radici è ritenuto, inoltre, un potente vasoprotettore utilizzato per prevenire coaguli nel post operatorio rientrando nella composizione di molti farmaci con funzione antiemorroidale e per le vene varicose. Proprio perché la specie è ritenuta efficace sia a scopo medicinale che come pianta irrinunciabile per gli addobbi di Natale la sua raccolta è divenuta nel tempo eccessiva tanto da comprometterne la stabilità delle popolazioni. Ecco perché in molte regioni si è posto un limite alla raccolta come ad esempio all’interno del Parco delle Madonie in Sicilia dove non è possibile raccoglierne più di mezzo chilo al giorno.
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Io non conosco le fragilità dell’invecchiare e non mi secco se il tempo fugge via che anzi al suo trascorrere tutto diventa in me durevolmente pungente
Per i decori di Natale il pungitopo è la specie più richiesta perché, ancorché molto pungenti, i suoi rami e le sue foglie, anche se recisi, si mantengono inalterati a lungo perché non si fragilizzano diventando, anzi con il tempo, più resistenti… e pungenti.