lunedì 25 dicembre 2017
venerdì 15 dicembre 2017
Pungitopo, un arbusto per il Natale
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Sono augurio di buona sorte sin dai tempi dei Romani perché assodato che è impossibile una vita rose e fiori non c’è meglio che sperare che i dolori che verranno siano lievi parimenti a quelli inflitti dai miei rami
Con l’arrivo delle festività natalizie ritorna alla ribalta uno degli arbusti protagonisti del periodo di Natale, Ruscus aculeatus o pungitopo, com’è comunemente chiamato, con le sue foglie appuntite e le bacche rosse a lungo persistenti è, infatti, una delle fronde recise, insieme a vischio ed agrifoglio, più richieste per la realizzazione degli addobbi natalizi. E non è questa, una moda legata al consumismo moderno perché il pungitopo che è specie originaria del bacino del Mediterraneo, era considerata un amuleto vegetale così come l’agrifoglio, sin dai tempi dei Romani che lo scambiavano come dono augurale durante le cerimonie; era, infatti, ritenuta una pianta saturnale che con le sue spine teneva distanti gli spiriti maligni permettendo al nuovo sole di emergere e risplendere sano. Il groviglio di vegetazione impenetrabile e la durezza delle foglie spinose evocavano la protezione mentre i frutti rossi, globosi, di colore rosso vivo che maturano in autunno e durano tutto l’inverno, simboleggiavano la rinascita del sole al solstizio, augurio di felicità.
2
Non appartengo alla befana, né a quell’incapace dell’apprendista stregone ed anche con Henry Potter non ho niente a che spartire perché io ho gusti popolari e preferisco rendermi utile ai macellai
La specie ha caratteristiche botaniche particolari: Ruscus aculeatus L., appartenente alla famiglia delle Asparagaceae, è specie suffruticosa sempreverde tipica del sottobosco ombroso di aree collinari o montane mediterranee dove forma cespuglieti bassi formati da fusti eretti verde scuro, legnosi e striati, portanti false foglie spinose (fillocladi) ovato acuminate, con una acuta spina apicale.
L’apparato radicale della specie è rizomatoso con numerose radici avventizie; in primavera dal rizoma si formano giovani germogli che crescendo diventeranno rami lignificati; in alcune aree sono consumati, raccolti ancora teneri, come gli asparagi dopo essere stati lessati in abbondante acqua per togliere l’eccessivo amaro.
3
Insieme a quattro amici faccio parte di una gran bella compagnia in passato ricercata da chi all’ora dell’aperitivo voleva perdere peso facendo tanta pipì
Il rizoma del pungitopo era molto ricercato, in passato, per produrre un aperitivo con funzione diuretica insieme alle radici di sedano, asparago, prezzemolo e finocchio detto, per questo, delle “cinque erbe”.
4
Anche se da giovane lascio in bocca l’amaro c’è chi per me fa molta strada cercandomi senza limiti tra le ramaglie, tanto da meritare, a opera di alcuni, un sacrosanto stop
L'estratto dalle radici è ritenuto, inoltre, un potente vasoprotettore utilizzato per prevenire coaguli nel post operatorio rientrando nella composizione di molti farmaci con funzione antiemorroidale e per le vene varicose. Proprio perché la specie è ritenuta efficace sia a scopo medicinale che come pianta irrinunciabile per gli addobbi di Natale la sua raccolta è divenuta nel tempo eccessiva tanto da comprometterne la stabilità delle popolazioni. Ecco perché in molte regioni si è posto un limite alla raccolta come ad esempio all’interno del Parco delle Madonie in Sicilia dove non è possibile raccoglierne più di mezzo chilo al giorno.
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5
Io non conosco le fragilità dell’invecchiare e non mi secco se il tempo fugge via che anzi al suo trascorrere tutto diventa in me durevolmente pungente
Per i decori di Natale il pungitopo è la specie più richiesta perché, ancorché molto pungenti, i suoi rami e le sue foglie, anche se recisi, si mantengono inalterati a lungo perché non si fragilizzano diventando, anzi con il tempo, più resistenti… e pungenti.
sabato 25 novembre 2017
Quiz botanico novembre 2017
Cinque indizi portano ad identificare
una specie adatta alle imminenti festività del Natale
Genere |
Specie |
1
Sono augurio di buona sorte sin dai tempi dei Romani perché, visto che è impossibile una vita rose e fiori, non c’è altro da sperare che i dolori che verranno siano lievi come quelli che io infliggo coi miei rami
2
Non appartengo alla befana, né a quell’incapace dell’apprendista stregone ed anche con Henry Potter non ho niente a che spartire perché io ho gusti popolari e preferisco rendermi utile ai macellai
3
Insieme a quattro amici faccio parte di una gran bella compagnia in passato ricercata da chi all’ora dell’aperitivo voleva perdere peso facendo tanta pipì
Sono augurio di buona sorte sin dai tempi dei Romani perché, visto che è impossibile una vita rose e fiori, non c’è altro da sperare che i dolori che verranno siano lievi come quelli che io infliggo coi miei rami
2
Non appartengo alla befana, né a quell’incapace dell’apprendista stregone ed anche con Henry Potter non ho niente a che spartire perché io ho gusti popolari e preferisco rendermi utile ai macellai
3
Insieme a quattro amici faccio parte di una gran bella compagnia in passato ricercata da chi all’ora dell’aperitivo voleva perdere peso facendo tanta pipì
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Anche se da giovane lascio in bocca l’amaro c’è chi per me fa molta strada cercandomi senza limiti tra le ramaglie, tanto da meritare, a opera di alcuni, un sacrosanto stop
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Io non conosco le fragilità dell’invecchiare e non mi secco se il tempo fugge via che anzi al suo trascorrere tutto diventa in me durevolmente pungente
Anche se da giovane lascio in bocca l’amaro c’è chi per me fa molta strada cercandomi senza limiti tra le ramaglie, tanto da meritare, a opera di alcuni, un sacrosanto stop
5
Io non conosco le fragilità dell’invecchiare e non mi secco se il tempo fugge via che anzi al suo trascorrere tutto diventa in me durevolmente pungente
martedì 7 novembre 2017
I cachi di Misilmeri
C’è in Sicilia, alle porte di Palermo, sui monti che guardano verso il mare di Bagheria, estreme propaggini di quel che rimane della Conca d’Oro, un paese che si chiama Misilmeri la cui economia, come in molti altri paesi siciliani, si basa sull’agricoltura ed in questo particolare caso sulla coltivazione dei cachi.
Le piante coltivate nel’Orto furono elencate in un catalogo che nel 1696 Cupani pubblicò con il titolo di Hortus Catholicus, un testo considerato rivoluzionario all’epoca perché alcune specie venivano indicate con una denominazione binomia che anticipava di anni la nomenclatura linneana; per alcune specie inoltre era anche riportata la denominazione dialettale.
I cachi di Misilmeri hanno una certa notorietà tra gli estimatori dei prodotti agroalimentari tradizionali siciliani e da prodotto di nicchia a diffusione locale si è passati in questi ultimi anni, grazie all' incremento delle superfici coltivate ed ad una migliore organizzazione dell’offerta, ad un consumo del prodotto sia in altre aree della Sicilia che oltre lo Stretto.
Che hanno di particolare
i cachi di questo paese? Sono frutti dalla
pezzatura medio piccola e forma leggermente schiacciata prodotti da una tradizionale
cultivar locale denominata Farmacista honorati
di solito innestata su Diospyrus virginiana.
Il colore della buccia è arancio brillante con una superficie liscia e lucida che tende a rompersi facilmente quando il frutto è maturo; la polpa è molto deliquescente alla maturazione, il sapore è dolce e leggermente vanigliato, senza semi. I frutti sono del tipo astringenti alla raccolta anche se impollinati e dunque per essere consumati vengono raccolti verdi per poi farli ammezzire all’interno di appositi cassoni riscaldati.
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Al di la del gusto e della genuinità del prodotto, la coltivazione dei cachi a Misilmeri ha una storia antica da raccontare le cui origini si possono fare risalire alla fine del XVII secolo.
Era infatti l’anno 1692 quando Giuseppe del Bosco Sandoval principe di Cattolica e duca di Misilmeri, ultimo esponente della casata che nel 1540 aveva comprato la Baronia di Misilmeri con il permesso di farvi sorgere un paese, diede incarico al frate Francesco Cupani di realizzare nel suo feudo di Misilmeri in contrada Giardino grande un Orto botanico dove coltivare erbe e piante rare per alleviare le malattie della popolazione di Misilmeri ma che al contempo fosse dotato di fontane, statue, sedili, vasche ed anche di uno zoo.
Francesco Cupani, originario del paese di Mirto, nel Messinese, era molto conosciuto negli ambienti scientifici europei dell’epoca per i suoi studi sulla flora siciliana e per essere allievo del monaco naturalista palermitano Paolo Boccone, pioniere della botanica in Sicilia. L’Orto botanico oltre ad un numero svariato di piante siciliane che il Cupani con l’aiuto di altri botanici dell’epoca cercò in tutta l’isola, contava anche molte specie esotiche ottenute tramite le numerose corrispondenze che il Cupani intratteneva con i più importanti studiosi di botanica dell’epoca.Era infatti l’anno 1692 quando Giuseppe del Bosco Sandoval principe di Cattolica e duca di Misilmeri, ultimo esponente della casata che nel 1540 aveva comprato la Baronia di Misilmeri con il permesso di farvi sorgere un paese, diede incarico al frate Francesco Cupani di realizzare nel suo feudo di Misilmeri in contrada Giardino grande un Orto botanico dove coltivare erbe e piante rare per alleviare le malattie della popolazione di Misilmeri ma che al contempo fosse dotato di fontane, statue, sedili, vasche ed anche di uno zoo.
Le piante coltivate nel’Orto furono elencate in un catalogo che nel 1696 Cupani pubblicò con il titolo di Hortus Catholicus, un testo considerato rivoluzionario all’epoca perché alcune specie venivano indicate con una denominazione binomia che anticipava di anni la nomenclatura linneana; per alcune specie inoltre era anche riportata la denominazione dialettale.
Notevole impulso diede il lavoro del Cupani all’agricoltura siciliana, occupandosi di viticoltura e favorendo la diffusione di alberi da frutto sino ad allora poco conosciuti come alcune varietà di mandorlo ed il susino.
Ed i cachi? La specie denominata Diospyros kaki è originaria di paesi d'Oriente come Cina, Corea e Giappone. La prima presenza di diospiro in Italia si desume da alcune citazioni su testi fiorentini di Gherardo Cibo e Francesco Petrollini della fine del Cinquecento ed il Cupani nel suo catalogo ne descrive tre specie (Lotus arbor).
Dell’Hortus catholicus a Misilmeri non è rimasta traccia; con la morte del principe che avvenne senza eredi e con l’apertura nel 1779 dell’Orto Botanico di Palermo, vasi, statue, suppellettili e piante furono trasferite a questa Istituzione. E’ rimasta tuttavia, in paese, la tradizione di coltivare i cachi che dunque non sono solo frutti tradizionali di stagione ma l’epilogo di una importante pagina di storia botanica siciliana.
giovedì 26 ottobre 2017
Che pianta è questa?: Maclura pomifera
Domanda:
Durante una escursione ad un’antica masseria siciliana nel territorio di Monterosso Almo, mi sono imbattuto in un albero dai frutti assai strani; saprebbe dirmi di che pianta si tratta?
Risposta: Non è molto frequente incontrare questo piccolo albero dalla chioma aperta ed irregolare nei parchi o nei giardini mediterranei ma se si ha la ventura di osservarlo quando è in fruttificazione lo si può riconosce facilmente perché i suoi frutti sono quanto di più strano si possa immaginare: pomi di colore verde acido, grossi come palle da tennis ed altrettanto tenaci, dalla superficie corrugata simile a certi labirinti di Keith Haring dove le linee si inseguono in un sinuoso movimento artistico.
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La pianta ha rami che portano spine ascellari lunghe e robuste ed un legno estremamente duro e resistente con il quale le popolazioni indigene costruivano archi da caccia; oggi è usato per pali da recinzione, traversine per la ferrovia o oggetti decorativi. E’ un albero a foglia caduca molto ornamentale in autunno per il colore giallo limone delle foglie cadenti che sono semplici, appuntite ed alterne; in estate il fogliame è di un bel colore verde lucente sulla pagina superiore, più scuro sul retro.
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Lo strano frutto che si produce è botanicamente un sincarpo cioè l’unione di più drupe derivanti da un solo fiore o più fiori saldati insieme e si presenta di consistenza legnosa con una polpa che, tagliata, trasuda un lattice appiccicoso che ingiallisce all’aria; il frutto contiene pochi semi difficili da estrarre e non è commestibile; pare inoltre che in America gli attribuiscano proprietà insettifughe, usandolo, tagliato, contro le mosche. Per la riproduzione è possibile interrare tutto il frutto sperando che da esso si abbia la germinazione di qualche seme.
La specie è stata introdotta in Europa alla fine dell’Ottocento come specie succedanea al gelso per la produzione della seta ma la sua utilizzazione e conseguente diffusione è stata sporadica ed è un peccato perché questo albero ha un aspetto molto aggraziato, cresce rapidamente e, se potato, per le sue robuste spine, può essere utilizzato per realizzare siepi difensive; ne esistono tuttavia anche varietà inermi.
lunedì 16 ottobre 2017
Radicepura Garden Festival, ultimo atto
Sono già passati sei mesi dal giorno dell’inaugurazione del Radicepura Garden Festival, la prima edizione del più importante evento dedicato al Garden Designer e all’Architettura del Paesaggio in ambito Mediterraneo, fortemente voluto ed organizzato nel breve spazio di due anni dalla famiglia Faro che gestisce, con la seconda generazioni, i Grandi Vivai di famiglia che hanno sede a Giarre, in Sicilia.
Con l’approssimarsi della manifestazione conclusiva che avrà luogo il 21 ottobre vorrei consigliare, a chi non è ancora andato, di approfittare di questi ultimi giorni per visitare il parco dove ha sede il Festival, unico nel suo genere in terra meridionale.
Non conosco il numero di visitatori paganti che hanno visitato la mostra in questi mesi di apertura ma ritengo, sperando di sbagliarmi, che il Festival sia stato un grande evento da noi siciliani un poco snobbato; ho infatti visitato il parco di Radicepura diverse volte ed ho partecipato a numerose iniziative ma il pubblico pagante è sempre stato numericamente non adeguato all’ importanza delle iniziative proposte; forse il costo del biglietto non esattamente popolare o forse colpa delle temperature bollenti di questa estate; in effetti in luglio bisognava essere molto motivati per decidere di partecipare sotto l'implacabile sole siciliano alle “Chiacchierate in Giardino” con gli esperti ma, spiace dirlo, anche se era in corso un vero nubifragio, eravamo veramente troppo pochi ad ascoltare l’interessantissima relazione del vivaista Natale Torre sui fruttiferi tropicali che è possibile coltivare in Sicilia.
Il pubblico, invece, ha partecipato in buon numero agli appuntamenti serali con Drop, l'aperitivo in musica, organizzati nei fine settimana. Complice il calar della sera, zanzare permettendo, la visita dei giardini al tramonto con apericena musicale è stata un'iniziativa, come ho avuto modo di sperimentare, di assoluta gradevolezza.
Ora che siamo in chiusura posso dirlo che mi sono molto divertita a girovagare tra le 14 installazioni del Garden Festival realizzate sulla base dei progetti vincitori di un concorso d’idee per giovani designer sul tema della “Ispirazione mediterranea”, a cui sono state affiancate sia installazioni di affermati garden designer internazionali come Michel Péna, Stefano Passerotti, James Basson e Kemelia Bin Zaal che opere di artisti di Land Art come François Abélanet , Alfio Bonanno ed Emilio Isgrò (la sua realizzazione : “Il Sogno di Empedocle”, sarà inaugurata il 21 ottobre, nel giorno della chiusura).
Dall’osservazione delle piante in vaso utilizzate per le diverse installazioni, tutte provenienti dai Vivai Faro, ho potuto constare come sia possibile armonizzare in giardino le specie spontanee tipiche dell’ambiente mediterraneo con altre di provenienza esotica.
Sono state usate, infatti, nella realizzazione dei giardini presenti al Festival, moltissime specie spontanee tipiche del clima mediterraneo che oggi vengono prodotte con tecniche vivaistiche per standard e quantità; vederne l’effetto estetico all’interno di un giardino, riuscendo a seguirne l'evoluzione nel corso della stagione estiva che è il punto dolente di qualsiasi discorso di giardinaggio in area mediterranea, è stata un'esperienza molto istruttiva.
Il giallo di Jacobaea marittima ubsp. Sicula, Euphorbia dendroides, Bupleurum fruticosum Pellenis maritima, Glaucium flavum, Santolina chamaecyparissus, Phlomis fruticosa, Spartium junceum hanno reso elettrizzante la tarda primavera; la torrida estate è trascorsa all’insegna dei toni cupi dei Teucrium, delle aromatiche come timo, rosmarino, lavandula con mirto, carrubi e lentischi.
Con l’approssimarsi della manifestazione conclusiva che avrà luogo il 21 ottobre vorrei consigliare, a chi non è ancora andato, di approfittare di questi ultimi giorni per visitare il parco dove ha sede il Festival, unico nel suo genere in terra meridionale.
Non conosco il numero di visitatori paganti che hanno visitato la mostra in questi mesi di apertura ma ritengo, sperando di sbagliarmi, che il Festival sia stato un grande evento da noi siciliani un poco snobbato; ho infatti visitato il parco di Radicepura diverse volte ed ho partecipato a numerose iniziative ma il pubblico pagante è sempre stato numericamente non adeguato all’ importanza delle iniziative proposte; forse il costo del biglietto non esattamente popolare o forse colpa delle temperature bollenti di questa estate; in effetti in luglio bisognava essere molto motivati per decidere di partecipare sotto l'implacabile sole siciliano alle “Chiacchierate in Giardino” con gli esperti ma, spiace dirlo, anche se era in corso un vero nubifragio, eravamo veramente troppo pochi ad ascoltare l’interessantissima relazione del vivaista Natale Torre sui fruttiferi tropicali che è possibile coltivare in Sicilia.
Il pubblico, invece, ha partecipato in buon numero agli appuntamenti serali con Drop, l'aperitivo in musica, organizzati nei fine settimana. Complice il calar della sera, zanzare permettendo, la visita dei giardini al tramonto con apericena musicale è stata un'iniziativa, come ho avuto modo di sperimentare, di assoluta gradevolezza.
Ora che siamo in chiusura posso dirlo che mi sono molto divertita a girovagare tra le 14 installazioni del Garden Festival realizzate sulla base dei progetti vincitori di un concorso d’idee per giovani designer sul tema della “Ispirazione mediterranea”, a cui sono state affiancate sia installazioni di affermati garden designer internazionali come Michel Péna, Stefano Passerotti, James Basson e Kemelia Bin Zaal che opere di artisti di Land Art come François Abélanet , Alfio Bonanno ed Emilio Isgrò (la sua realizzazione : “Il Sogno di Empedocle”, sarà inaugurata il 21 ottobre, nel giorno della chiusura).
Dall’osservazione delle piante in vaso utilizzate per le diverse installazioni, tutte provenienti dai Vivai Faro, ho potuto constare come sia possibile armonizzare in giardino le specie spontanee tipiche dell’ambiente mediterraneo con altre di provenienza esotica.
Sono state usate, infatti, nella realizzazione dei giardini presenti al Festival, moltissime specie spontanee tipiche del clima mediterraneo che oggi vengono prodotte con tecniche vivaistiche per standard e quantità; vederne l’effetto estetico all’interno di un giardino, riuscendo a seguirne l'evoluzione nel corso della stagione estiva che è il punto dolente di qualsiasi discorso di giardinaggio in area mediterranea, è stata un'esperienza molto istruttiva.
Il giallo di Jacobaea marittima ubsp. Sicula, Euphorbia dendroides, Bupleurum fruticosum Pellenis maritima, Glaucium flavum, Santolina chamaecyparissus, Phlomis fruticosa, Spartium junceum hanno reso elettrizzante la tarda primavera; la torrida estate è trascorsa all’insegna dei toni cupi dei Teucrium, delle aromatiche come timo, rosmarino, lavandula con mirto, carrubi e lentischi.
L’autunno è arrivato con un onda in movimento di sinuose graminacee come Stipa tenacissima, Pennisetum setaceum, Festuca glauca.
E' un vero peccato che l'esperienza si concluda; giorno 21 ottobre ci sarà il gran finale, con la partecipazione di alcuni progettisti ed i componenti della giuria; un evento, almeno questo, a cui bisognerebbe non mancare.
sabato 7 ottobre 2017
Soluzione Cruciverba botanico settembre 2017
Orizzontale: 1: Genere
cui appartiene il mais; 4: Contiene le spore nei funghi
Attinomiceti; 7: Genere di piante
descritte da Linneo cui appartengono gli olmi; 8:
Abbreviazione
standard genere Orchida Epibrassavola; 10: prima parte del nome latino di
importante genere di piante arboree che
attesta la supposta qualità dei frutti di guarire le malattie dei cavalli; 12: Il Genere del melo cotogno; 13: Iris narcissiflora; 15: sigla di identificazione di
emulsione per concia semi; 17: Genere di piante fiorite della
famiglia delle Malvaceae chiamata in danese glansmalva; 19: Piante d’appartamento
della famiglia delle Commelinaceae
dal fogliame verde scuro sulla pagina superiore e violaceo su quella
inferiore; 21: Orticola Comense; 22: Abelmoschus
esculentus; 23: prefisso derivante
dal greco col significato di “sotto”; Verticale: 1: prodotto ottenuto dalla lavorazione di Saccharum
officinarum ; 2: Encephalartos longiflorus; 3:
carboidrato di riserva delle piante; 4: nello specifico lo à Ecballium elaterium; 5: nome specifico della cipolla; 6: derivato dal latino con il
significato di “succo” presente nel nome di alcune specie della famiglia delle Apiaceae
ed in una particolare antica terapia medica; 11; nome comune di un albero appartenente ad un genere molto diffuso di conifere; 14: primo stadio di insetti soggetti
a metamorfosi; 16: abbreviazione
standard dell’autore botanico contemporaneo Shin Ho Kang; 17: la… fine di Abelia nordmaniana pygmaea 18: Denominazione di origine protetta; 20: prime due lettere del termine greco
che sta per “legume”.
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sabato 30 settembre 2017
Cruciverba botanico settembre 2017
Orizzontale: 1:
Genere cui appartiene il mais; 4: Contiene le spore nei funghi
Attinomiceti; 7: Genere di piante
descritte da Linneo cui appartengono gli olmi; 8:
Abbreviazione
standard genere Orchid Epibrassavola; 10: Prima parte del nome latino di
importante genere di piante arboree che
attesta la supposta qualità dei frutti di guarire le malattie dei cavalli; 12: Il Genere del melo cotogno; 13: Iris narcissiflora; 15: Sigla di identificazione di
emulsione per concia semi; 17: Genere di piante fiorite della
famiglia delle Malvaceae chiamata in danese glansmalva; 19: Piante d’appartamento
della famiglia delle Commelinaceae
dal fogliame verde scuro sulla pagina superiore e violaceo su quella
inferiore; 21: Orticola Comense; 22: Abelmoschus
esculentus; 23: Prefisso derivante
dal greco col significato di “sotto”; Verticale: 1: Prodotto ottenuto dalla lavorazione di Saccharum
officinarum ; 2: Encephalartos longiflorus; 3:
Carboidrato di riserva delle piante; 4: Nello specifico lo à Ecballium elaterium; 5: Nome specifico della cipolla; 6: Derivato dal latino con il
significato di “succo” presente nel nome di alcune specie della famiglia delle Apiaceae
ed in una particolare antica terapia medica; 11; Nome comune di un albero appartenente ad un genere molto diffuso di conifere; 14: Primo stadio di insetti soggetti
a metamorfosi; 16: Abbreviazione
standard dell’autore botanico contemporaneo Shin Ho Kang; 17: La… fine di Abelia nordmaniana pygmaea 18: Denominazione di origine protetta; 20: Prime due lettere del termine greco
che sta per “legume”.
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