Mi è arrivato imbustato dentro uno spesso cellophane un piccolo baobab, regalo dal Senegal, portato di una mia cara amica che ha trascorso le vacanze pasquali in questo paese africano, per un viaggio fuori dalle classiche rotte vacanziere.
Ascoltando i suoi racconti di viaggio ho appreso che il Senegal è un paese caldo anche in aprile; ha cibi dai gusti antichi e genuini; belle donne restie a farsi fotografare nei loro vestiti super colorati; c’è deserto, mare e laghi di sale e ci sono montagne di noccioline americane perché, vai a sapere, il Senegal è il più grande paese produttore al mondo di arachidi.
Ma il Senegal è anche il paese dei baobab che ne sono diventati il simbolo nazionale; alberi secolari dal tronco ingrossato e tozzo, di consistenza tenera e spugnosa per imbibirsi d’acqua e fare riserva per i lunghi periodi di siccità.
Il tronco, che negli esemplari più antichi può raggiungere un diametro di trenta metri, avendo il legno morbido ed umidiccio, viene frequentemente attaccato da funghi patogeni ed è perciò spesso cavo internamente tanto da potere contenere, in base alle dimensioni, luoghi di culto ed anche dei pub.
A fronte di un tronco così imponente l’albero ha, in genere, una chioma striminzita fatta di rami moncherini, molto fragili e per buona parte dell’anno privi di foglie visto che queste, compaiono nella stagione delle piogge che in Senegal va da giugno ad ottobre.
Secondo voi, conoscendo la mia passione per le piante, cosa pensate mi avrà portato la mia amica di ritorno dal Senegal? In una busta, che promette un bel regalo, ci trovo un fusticino raggrinzito e come imbalsamato rispondente al nome commerciale di “Le Petit Prince e son Baobab Chacal”
Un Baobab tutto per me direttamente dall’Africa! Un dono graditissimo, un pensiero affettuoso che presto, al contrario del Piccolo Principe del Logo commerciale, che nel racconto di Antoine de Saint-Exupéry i baobab li voleva estirpare, mi affretto ad invasare, bagnando il terreno come indicato sulla confezione, per farlo rinvenire.
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Ascoltando i suoi racconti di viaggio ho appreso che il Senegal è un paese caldo anche in aprile; ha cibi dai gusti antichi e genuini; belle donne restie a farsi fotografare nei loro vestiti super colorati; c’è deserto, mare e laghi di sale e ci sono montagne di noccioline americane perché, vai a sapere, il Senegal è il più grande paese produttore al mondo di arachidi.
Foto di Letizia Mancuso |
Foto di Ela Di Stefano |
Il tronco, che negli esemplari più antichi può raggiungere un diametro di trenta metri, avendo il legno morbido ed umidiccio, viene frequentemente attaccato da funghi patogeni ed è perciò spesso cavo internamente tanto da potere contenere, in base alle dimensioni, luoghi di culto ed anche dei pub.
A fronte di un tronco così imponente l’albero ha, in genere, una chioma striminzita fatta di rami moncherini, molto fragili e per buona parte dell’anno privi di foglie visto che queste, compaiono nella stagione delle piogge che in Senegal va da giugno ad ottobre.
La forma un po’ buffa dei baobab ha fatto nascere la leggenda che racconta come, per punire l’albero della sua eccessiva superbia, il baobab fu piantato a testa in giù perciò quella che sembra essere la chioma sono in realtà le radici della pianta mentre le radici sono lunghi rami che perlustrano in lungo e largo il terreno intorno. La specie è denominata botanicamente Adansonia digitata in onore del botanico francese Michel Adanson che, alla prima metà del Settecento, esplorò per cinque anni (dal 1749 al 1753) il Senegal, descrivendone l’ambiente naturale ed i suoi baobab.
I fiori compaiono nel periodo delle piogge insieme alle foglie e da essi si sviluppano frutti dal gusto aspro simile al limone che sono un concentrato di vitamine ed altri componenti alimentari salutari; anche le foglie giovani sono utilizzate cotte come gli spinaci e servite con il riso. Secondo voi, conoscendo la mia passione per le piante, cosa pensate mi avrà portato la mia amica di ritorno dal Senegal? In una busta, che promette un bel regalo, ci trovo un fusticino raggrinzito e come imbalsamato rispondente al nome commerciale di “Le Petit Prince e son Baobab Chacal”
Un Baobab tutto per me direttamente dall’Africa! Un dono graditissimo, un pensiero affettuoso che presto, al contrario del Piccolo Principe del Logo commerciale, che nel racconto di Antoine de Saint-Exupéry i baobab li voleva estirpare, mi affretto ad invasare, bagnando il terreno come indicato sulla confezione, per farlo rinvenire.
Ma ora che la pianta è in vegetazione, mi è venuto qualche dubbio sull'averne veramente un esemplare; questo baobab ha un aspetto familiare anzi direi è proprio uguale ad una pianta che da tempo ho in balcone.
Ed infatti, dopo una più attenta lettura della confezione e focalizzando l'attenzione sull'indiscussa abilità commerciale degli ambulanti del Senegal che in tutti i mercati di città ed al mare vendono borse ed occhiali taroccati perfetti più di quelli originali, ho capito cos'é veramente il mio esemplare: non di Adansonia si tratta ma di Adenium obesum, una specie succulenta, perenne, appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, anch’essa originaria delle regioni aride dell'Africa dov'è chiamata, appunto, "Baobab Chacal". Ho anche potuto appurare che a livello commerciale come " Baobab del Senegal" vengono venduti anche esemplari di Plumeria, Crassula ovata e Beaucarnea.
Ora, sinceramente posso dire che, a parte un disappunto iniziale, mi sono già affezionata al mio Baobab-Adenium ma questa estate, al primo senegalese che passa sotto al mio ombrellone gli faccio una tale recriminazione che gli passerà la voglia di taroccare anche i baobab.
Le foto degli autentici baobab del Senegal sono di Letizia Mancuso
ciao
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