Seconda puntata
Dopo avere descritto, nella precedente puntata, le installazioni: Arcobaleno di spighe Designers: “ Colori nel Verde Garden Design”, A. Romagnano, G. Tagliabue e Carmine Catcher di A. Rhodes, C. Flatley proseguiamo la descrizione dei nuovi giardini del Radicepura Garden Festival con il progetto:
Come back to Itaca, NaCl Team
E’ questo un giardino realizzato da uno studio di architetti siciliani che opera ad Acireale e che, come prevedibile, parlando di ritorno ad Itaca, racconta di un viaggio verso casa. Come raccordare il tema del viaggio con quello del Festival? “Il giardino produttivo” è stato interpretato sia come crescita vegetativa di ortive, di ornamentali insieme a qualche pianta di vite, che soprattutto come produzione sensoriale ed emozionale legata al viaggio, facilitata dalla presenza di numerose specie aromatiche che sono state disposte all’interno del giardino.
La fonte di ispirazione del Team è stato soprattutto un passo dell’Odissea in cui Ulisse visita il giardino di Alcinoo e rimane incantato dalle bellezze delle piante che vi crescevano ma anche la poesia Itaca di Konstantinos Kavafis ha aiutato a raccontare il viaggio come metafora della vita dove il punto focale non è tanto la destinazione quanto l'atto del viaggiare.
Il percorso del viaggio nell’installazione è delineato da una sequenza di tondini di ferro disposti in file a delineare tre semicerchi sui quali si arrampicano passiflore ed in particolare Passiflora edulis (in quanto specie da frutto commestibile) nel primo semicerchio e specie diverse di Passiflora (io ho identificato la Passiflora quadrangularis) nel semicerchio più interno.
Il percorso porta ad una pozza d’acqua circondata da falsi gelsomini (Trachelospermum jasminoides); acqua intesa come fonte primaria di sussistenza per assicurare la crescita vegetativa delle piante ma anche come mare che Ulisse deve attraversare per raggiungere casa (dal che le barchette di carta sospese, realizzate con fogli stampati della poesia Itaca).
In uscita un ambiente arido di cactus e euphorbie ricorda gli ostacoli che si possano incontrare lungo il viaggio alleviati però dalla presenza di una saia, una condotta che porta acqua ad un limone. Il viaggio, infatti, ci farà vedere con occhi diversi anche le difficoltà della vita per le tante opportunità avute di nuove conoscenze e di nuovi saperi.
E' questo uno dei giardini più concettuali, con tante simbologie e significati che solo un incontro con gli autori, come ho avuto io la fortuna di avere, può aiutare a svelare.
E' questo uno dei giardini più concettuali, con tante simbologie e significati che solo un incontro con gli autori, come ho avuto io la fortuna di avere, può aiutare a svelare.
Il giardino della signora; Progettista: Guillame Servel
E’ questo un giardino realizzato da un paesaggista francese che ha voluto rendere omaggio all’Etna, che da gran “Signora” domina il paesaggio di questa parte di Sicilia. Il giardino è circondato da piante di agrumi e di olivo per mettere in contrapposizione l’ambiente coltivato con l’ambiente naturale dove l’Etna, pur con fenomeni di indubbia violenza e spettacolarità, si è comportata sempre con signorilità, arrecando alle popolazioni il minor disturbo possibile ed anzi rendendo fertili i coltivi con l’apporto di abbondante cenere vulcanica.
Per rendere l’idea, applicando la tecnica inglese detta landscape reflection, è stata costruita una collinetta che tende a riprodurre come in uno specchio l’ambiente circostante ed infatti nel progetto iniziale erano stati introdotti molti endemismi presenti sull’Etna come Betulla aetnensis, Berberis aetnensis, crespino, astragalus, rumex insieme ad altre specie pulviniformi tipiche del deserto vulcanico.
Idea progettuale suggestiva ma difficile da realizzare per diversi motivi: condizioni ambientali a Radicepura molto diverse da quelle tipiche dell’alta quota montana; enormi difficoltà di reperimento del materiale vivaistico di queste specie spontanee. Per quanto si è potuto, si è dato fondo alla collezione di specie in vaso di ambiente mediterraneo presenti presso i Vivai Faro per un progetto di ricerca e formazione finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo, mettendo a dimora tra l’altro tanaceto, artemisia, berberis sp., Euphorbia dendroides, Senecio aetnensis, Centranthus ruber , ferula. C'è da dire però che il giardino, nel suo complesso, è ancora un poco spoglio perché la maggior parte delle specie sono a lenta crescita e non sono ancora in grado di camuffare antiestetici tubi di irrigazione rimasti a vista.
C’è poi un punto dolente: la presenza incongrua di un gran numero di piante di Cycas revoluta con funzione, a mio parere tappabuchi. So per certo che le cycas, nel progetto iniziale sottoposto alla giuria, non erano state inserite ma quando il progettista è sceso in Sicilia per realizzare il giardino ha voluto rendere omaggio in questo modo ai Vivai Faro che della cycas sono grandi produttori.
Una piccola idea da copiare, infine: tutte le specie sono identificate utilizzando etichette di ardesia che hanno un aspetto molto gradevole e per le quali si assicura una lunga durata.
The Babylonian Cradle di E. Gazzi e P. Grant
Una italiana ed un francese entrambi paesaggisti che vivono e lavorano insieme a Barcellona hanno realizzato per il Radicepura Garden Festival una installazione che si rifà ai giardini babilonesi (Culla babilonese) a cui si fa risalire il passaggio tra il giardino con funzione essenzialmente produttiva e perciò incentrato sulla coltivazione di frutta e verdura per la sola sussistenza, al giardino per diletto basato sull’aspetto estetico, filosofico, ricreativo della composizione vegetale.Le palme tipiche di questi giardini sono state realizzate con alte pile di vasi i cui colori sono tipici del Medio Oriente e che portano in cime un’agave per ricordare, stilizzata, la chioma di una palma.
Alla base, a delimitare il giardino, sono state scelte specie vegetali con un alto potenziale produttivo come il limone, arrivato sulle rive del Mediterraneo dall’Oriente; il papiro coltivato per la produzione della carta, la menta per aromatizzare il the. I cuscini richiamano il concetto di Culla babilonese del titolo, invitando a rilassarsi all’interno del giardino.
Qualche curiosità da raccontare a proposito di questa installazione: è stato merito dell' ingegnere alla Sicurezza del Parco avere reso stabili queste alte palme stilizzate facendo impilare i vasi su di un’anima di ferro saldamente ancorata al terreno. I vasi inoltre, sono stati colorati dagli studenti dell’Istituto Tecnico Agrario di Giarre durante le attività di alternanza scuola lavoro.
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