In un attimo e come all’ improvviso cominciano a farsi notare in ogni angolo della città: in cortili nascosti, in alberate stradali, in piazze del centro o ai margini della periferia; in tante, discretamente presenti tutto l’anno, si danno parola al primo caldo di giugno per esplodere all’unisono in una spettacolare fioritura di un ineffabile colore viola-blu.
Sono le Jacarande, alberi provenienti dal meridione d’America ma così adattabili da essere oramai onnipresenti nel meridione del mondo dove hanno conosciuto, a partire dagli inizi dell’Ottocento, onore e gloria: Sudafrica, Australia, Argentina sono luoghi dove le Jacaranda sono alberi di rilevanza nazional-culturale: identificano città, segnano ricordi, eventi, auspici.
Una nuvola blu che si vede a distanza, tra ville e palazzi, soprattutto se posta di fronte ad un fondale assai scuro, come quello verde petrolio che solo le chiome compatte dei Ficus benjamina sanno offrire. Non starò qui a dire quello che è possibile leggere in molte descrizioni sul web e cioè che Jacaranda mimosifolia è un albero assai rustico di non elevata altezza non superando in genere i dieci, dodici metri; appartiene alla famiglia delle Bignoniaceae ed è spogliante, perdendo in inverno il fogliame leggero che rimette subito dopo la fioritura; è specie resistenti all’inquinamento delle città ed ha scarse esigenze colturali, adattandosi a terreni di vario tipo che esplora con un apparato radicale anch’esso non molto esteso in superficie.
Voglio invece raccontare di uno dei più interessanti esemplari siciliani di Jacaranda mimosifolia che ho avuto la ventura di incontrare.
A Palermo, all’interno di Palazzo Butera, uno dei più bei palazzi nobiliari di tutta la Sicilia, costruito a più riprese a partire dalla fine del 1600 con affaccio sul Foro Italico, adiacente il mare, c’è una Jacaranda dall’aspetto singolare. Il palazzo, che ha una storia assai blasonata per la nobiltà delle famiglie che lo hanno posseduto nei secoli, è stato acquistato nel 2016 da due collezionisti milanesi, Francesca e Massimo Valsecchi, trasferitisi a Palermo per realizzare il sogno di trasformare il palazzo in una casa museo d’arte moderna e contemporanea aperta alla città. Il cortile interno ospita un esemplare di Jacaranda che, piantato troppo a ridosso della facciata del palazzo, è cresciuto adattando la chioma all’ostacolo del ballatoio che incombe proprio sulla sua verticale. Il tronco ha perciò assunto una posa plastica per superare l’ ostacolo e riprendere a salire verso la luce diretta del sole.
Ma non è questa l’unica curiosità che riguarda la pianta; durante i lavori di ristrutturazione del piano terra del palazzo ci si è accorti che le radici dell’albero si erano intrufolate all’interno di canalette di scarico dell’acqua piovana poste sotto il pavimento, impermeabilizzate con piastrelle di maiolica di scarto risalenti al XVII e XVIII secolo.
Le canalette sono state portate a vista ricoprendole con uno spesso vetro trasparente che consente di osservare al loro interno il percorso tortuoso fatto dalle radici del grande albero alla ricerca di acqua; la dove l’acqua non scorre più le radici sono sottili, quasi filiformi; dove invece la canaletta raccoglie e convoglia ancora acqua diventano più grosse e dense di ramificazioni secondarie. Ed è uno spettacolo osservare questo andirivieni di radici diafane che come rabdomanti si intrufolano dentro questi spazi angusti, annusando l’odore dell’ acqua. Io ho visitato il palazzo e la sua Jacaranda in autunno ma avevo una grande curiosità di vederla in fioritura; non potendo andare di persona ho chiesto aiuto a Jan Mariscalco, amico FB palermitano, anche lui piantofilo, per avere delle foto della Jacaranda in questa stagione; detto fatto Jan mi ha inviato immagini eccellenti di questo esemplare davvero particolare.
Jan è, inoltre, riuscito a sapere dal custode del palazzo l’età presumibile della pianta che, a suo dire, è stata messa a dimora dai Lanza, famiglia che è succeduta ai Branciforte, alla fine dell’800; la Jacaranda di Palazzo Butera non solo ha un aspetto assai originale ma porta anche molto bene i suoi oltre centoventi anni d’età.
Grazie, Marcella, per avermi citato più volte!
RispondiEliminaCome sai, comunque, è un piacere grandissimo anche per me, e quindi andare a fotograare e ad informarmi è diventata subito anche una mia curiosità/esigenza! ;)
Jan Mariscalco
Amo questa pianta in modo ..viscerale,ne ho una nel mio piccolo giardino,omaggio di un'amica che non c'è più da tempo e forse mi piace tanto anche perchè la lego al suo ricordo.Quella che ci presenti rappresenta davvero la forza della vita,la lotta per la sopravvivenza.Un esempio di resilienza?Hon ci siamo più sentite,io ho sempre il libro da darti. Ma ora sto per partire per le vacanze.Ci sentiremo fra qualche mese.
RispondiEliminaCiao Caterina, contenta di risentirti, ci rivedremo con il fresco….
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