domenica 9 agosto 2020

Il Giardino di Villa Pennisi ad Acireale

In questi non tanto caldi giorni d’estate, dal 2 al 13 agosto, si sta svolgendo ad Acireale la manifestazione Villa Pennisi in Musica, un’iniziativa che da 12 anni vede impegnata la famiglia Pennisi nell’organizzare, all’interno del proprio palazzo e nel giardino ma anche in alcuni luoghi simbolo della cittadina come la Piazza Duomo e la Cattedrale, una manifestazione musicale di risonanza internazionale in nome di Francesco Pennisi, compositore raffinato che ebbe un importante ruolo nel panorama della musica italiana d’avanguardia del Novecento; pittore e illustratore, poeta e romanziere, un artista a tutto tondo che Acireale ha di fatto ignorato fino a che la famiglia non è riuscita, in suo onore, a coinvolgere  la cittadinanza in una kermesse musicale che presenta un calendario di eventi di altissimo livello musicale. 
L’edizione di quest’anno prevede concerti in vivo ed in streaming e avrà un evento dedicato ad Ezio Bosso, compositore recentemente scomparso, che a Villa Pennisi è stato più volte ospite nelle precedenti edizioni. Il festival ha in cartellone anche una Summer School per musicisti, designer e architetti (che realizzano ogni anno un palco acustico in legno)  con docenti di prestigiose facoltà.
Non avendo le dovute competenze per parlare di musica e di architettura vorrei raccontare invece la storia del Giardino di Villa Pennisi che per interesse culturale e botanico meriterebbe da solo una visita, anche in giorni diversi dalla manifestazione musicale, come ho fatto io in giugno in occasione di una Giornata del FAI.  
La famiglia Pennisi iniziò le sua fortuna ad Acireale, a partire dai primi decenni del Settecento, commerciando in stoffe e tessuti di pregio che realizzava in modo innovativo seguendone tutta la filiera a partire dall’allevamento del baco da seta fino alla commercializzazione del tessuto finito. Il commerciò rese solido il patrimonio della famiglia che si accrebbe negli anni con l’acquisizione di terreni, fondi agricoli e di miniere con annessi titoli nobiliari.
Il personaggio chiave della storia della Villa e del Giardino è Agostino Pennisi Barone di Floristella che, nel 1861, alla morte del padre eredita titoli e beni di famiglia. Agostino possedeva un notevole spirito imprenditoriale ed invece di accontentarsi di far fruttare il patrimonio cominciò un’azione di ammodernamento in tutti i settori di interesse della famiglia a cominciare dai macchinari utilizzati nelle miniere, alla realizzazione di una tratta ferroviaria per il trasporto dello zolfo dalla Miniera di Floristella (Valguarnera) sino a Catania, alla sistemazione di alcune raffinerie vicine alla stazione dove lo zolfo doveva essere lavorato; fu, inoltre, filantropo e mecenate di molte istituzioni culturali e di assistenza a donne, poveri e anziani.
La sua idea più innovativa tuttavia, riguardò lo sviluppo turistico di Acireale, un paese caratterizzato da una invidiabile situazione climatica e paesaggistica essendo affacciato sul mare della Timpa e con l’Etna alle spalle e che, con la realizzazione della stazione ferroviaria avvenuta nel 1867, era entrato in collegamento con Messina e Catania e dunque anche con le tratte ferroviarie del Nord Italia.
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Il colpo di genio del Barone Pennisi, fu immaginare il futuro di Acireale come stazione termale. Infatti a poca distanza dalla cittadina, in un’ area archeologica chiamata Santa Venera al Pozzo, esistevano da epoca romana delle terme che sfruttavano una sorgente termale sulfurea molto rinomata per le sue proprietà benefiche. 
Il Barone pensando in grande decise di convogliare le acque, con un sistema di captazione sotterranea lunga tre chilometri, fino ad una sua proprietà adiacente la nuova stazione ferroviaria, dove fece costruire in stile neoclassico dall’architetto Mariano Falcini, utilizzando standard costruttivi di eccellenza per l’epoca, un Centro Termale e un grande e lussuoso albergo chiamato Grand Hotel des Bains con annesso giardino.
Pensò pure di realizzare una piccola Stazione delle Terme per accogliere la clientela selezionata e un castello neogotico come abitazione privata affidandone la progettazione all’architetto palermitano Giuseppe Patricolo; infine per  l’avvio dell’iniziativa lanciò una grande campagna pubblicitaria in occasione dell' Esposizione Universale di Vienna per fare conoscere a turisti benestanti di tutta Europa la nuova località alla moda.
L’inaugurazione dell’intero impianto ebbe luogo il primo maggio 1873 ed i turisti non mancarono. Furono ospiti dell’albergo vari principi e re e anche Wagner che vi trovò ispirazione per completarvi il Parsifal. 
Il giardino dell’albergo così come il parco intorno alle terme doveva favorire lo svago degli ospiti nelle ore più fresche della giornata e fu concepito sul modello dei giardini eclettici di acclimatazione di piante esotiche che in Sicilia, soprattutto a Palermo, andavano molto di moda in quegli anni; per realizzarlo furono ordinate palme ed altre specie tropicali come strelitzie, grevillea,  ceiba provenienti anche da oltre Oceano approfittando del notevole miglioramento dei trasporti navali a vapore; in un giardino siciliano tuttavia non potevano mancare gli alberi da frutto e gli agrumi il cui profumo di zagara si mescolava all’aroma dei gelsomini per imprimere negli ospiti, anche da un punto di vista olfattivo, le suggestioni di un angolo di Sicilia. 

Nel giardino erano, poi, dislocate piccole costruzioni per intrattenere gli ospiti come un salottino  di forma ottagonale dove prendere il the, decorato con specchi e pitture e che esternamente presentava, su un fianco, una piccola colata lavica a formare una grotta; all'esterno  una scala portava ad una terrazzino da cui si godeva della vista dell’Etna; erano presenti ancora un’aranciera per il ricovero dei vasi in inverno, una voliera, un romantico gazebo in ferro battuto, fontane e quant’altro potesse favorire il connubio tra il soggiornare per la  salute del corpo ma anche per il piacere dello spirito.
Purtroppo il Barone Agostino Pennisi di Floristella morì nel 1885 e le Terme cominciarono a subire un progressivo declino per la concorrenza sempre più forte di Taormina e per l’approssimarsi della prima guerra mondiale. Nel 1951 l’intero complesso termale fu venduto dalla famiglia Pennisi allo Stato e parte dell’albergo venne utilizzato da un ramo della famiglia come residenza privata.

Il Giardino oggi
Cosa è rimasto del giardino del Grand Hotel des Bains ai giorni nostri? Il giardino rispetto all’impianto originale ha subito una serie di stravolgimenti legati all’utilizzo del luogo per lo svolgimento di cerimonie ed eventi pubblici. L’impianto originario all’italiana, con vialetti a ciottoli bicromi ed aiuole delimitati da siepi di bosso, è stato modificato per lasciare spazio ad un prato anonimo ma senza dubbio più scenografico per i set fotografici nuziali. 

Rimane tuttavia di grande interesse la presenza di alcune componenti arboree risalenti all’impianto originale come palme, araucarie, cedri del Libano con esemplari che hanno assunto dimensioni molto ragguardevoli, modificando di fatto le prospettive originali.  
Phoenix reclinata




Il fiore all’occhiello del giardino è rappresentato da due eccezionali macchie di Phoenix reclinata, una palma a crescita molto lenta che ha la particolarità di accestire formando gruppi di piante i cui stipiti sottili tendono a crescere in modo arcuato. 
Yucca guatemalensis
Imponenti le dimensioni raggiunte da un bell’esemplare di Yucca guatemalensis che occupa vasta parte del giardino e molto interessanti alcuni esemplari di grande dimensioni di Phoenix robelenii, Livistona chinensis,  Cycas revoluta, Howea forsteriana e Nolina longifolia.

Cycas revoluta, Livistona chinensis, Howea forsteriana

Purtroppo molti degli esemplari ( 32) di Phoenix dactilyfera e Washingtonia robusta che avevano raggiunto dimensioni ragguardevoli sono stati tagliati negli ultimi anni perché colpiti dal punteruolo.

E’ di grande effetto decorativo il gazebo ottagonale  in ferro battuto con eleganti decori geometrici e floreali ed  il tetto in lamiera, oggi coperto da glicine e falso gelsomino;  circondato da cinque alte Washingtonia robusta  rappresenta il centro nevralgico del giardino.

Clivia nobilis, Liriope muscari, Monstera deliciosa, Nephrolepis umbellata, Musa sp., Brugmansia versicolor
Rimangono a ricordo del passato piante di specie vegetali che erano  abituali presenze dei giardini siciliani di una volta come:  Clivia nobilis, Brugmansia, Liriope muscari, Alocasia macrorrhiza, Chlorophytum comosumNephrolepis umbellata, Monstera deliciosa, Chamaedorea elegans, Musa, ed anche un esemplare di Araucaria heterophylla che era tradizione piantare alla nascita di un figlio maschio perché la pianta segnava la crescita del bambino facendo un palco di rami ogni anno. 
Visto che le occasioni di vedere il giardino non sono tante, occorre approfittare dalla manifestazione Villa Pennisi in Musica per poterlo visitare ed è un'occasione che vi consiglio di non mancare: ascoltare musica, passeggiare, annusare l’aria profumata che di sera pervade il giardino è, infatti, il modo più adatto per rendere omaggio ad una famiglia di uomini visionari che in tempi e modi diversi, chi con le Terme ed i Giardini, chi con la Musica, hanno provato a cambiare il volto e la mentalità del loro piccolo paese natale.

P.S. Mi è stata di grande aiuto per la stesura del post la consultazione della seguente tesi di laurea: Adelaide Nicolosi, I giardini del Complesso delle Terme di Acireale, Università degli studi di Catania, Facoltà di Agraria, Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie; Relatore Prof. Daniela Romano, 2011-2012.


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