Case del Biviere, un giardino di pescatori e principi
Campagna assolata, profumo di zagara, campi di grano appena raccolto, strada provinciale bordata di pini con un fondo stradale a groviera e piccole discariche diffuse ai suoi bordi, resti fatiscenti di un vecchio villaggio rurale: è questo il paesaggio che si attraversa uscendo dal paese di Lentini, in provincia di Catania, prima di fermare il passo davanti un imperturbabile cancello che protegge, da quanto c’è intorno, un giardino che ha tanto da raccontare.
Il Giardino Biviere prende il nome dall’antico lago Biviere di Lentini, una depressione naturale compresa tra la Piana di Catania ed i monti Iblei che ospitava uno dei più importanti laghi naturali della Sicilia orientale con i suoi oltre mille chilometri di estensione e 4-5 metri di profondità. Un paradiso lacustre che offriva rifugio a molti uccelli acquatici attirati dalla presenza di abbondante fauna ittica composta da carpe, tinche, lucci ed anguille. Un luogo antico, sede fin dai tempi dei popoli Sicani, del mito di Ercole re dei Fenici che per ingraziarsi Cerere, dea delle messi, con il suo mantello fece sgorgare le acque del lago; sono gli arabi, tuttavia, i veri maestri nell’uso agricolo di questo bacino naturale usato come un’enorme peschiera (dal latino vivarium, poi in arabo veveré , trasposto poi in biviere ) creando tunnel e opere murarie in tufo per facilitare la raccolta e la lavorazione del pescato.
Ma la sorte del lago è segnata quando, a partire dalla fine dell’Ottocento, a causa del diffondersi della malaria tra le popolazioni che abitavano il lago ed i dintorni, si fa largo l’idea di prosciugarne le acque con lavori di bonifica che, iniziati intorno alla metà degli anni 20 del secolo scorso, si protrarranno per oltre trent’anni, lasciando all’asciutto le barche ormeggiate agli antichi moli in pietra, inattivi i magazzini di pesatura e lavorazione del pesce e senza un perché l’antica cappella del 1300 dedicata a Sant’ Andrea, patrono dei pescatori.
Come questa terra prosciugata e nuda arrivi a diventare un giardino, la cui fama ha richiamato in questo angolo di Sicilia teste coronate e tantissimi appassionati, si spiega con la storia dei suoi ultimi proprietari: il principe Scipione Borghese e sua moglie Maria Carla Sanjust di Teulada. Il principe aveva acquisito la proprietà del Biviere da parte di madre, la principessa Sofia Lanza Branciforte di Trabia e verso la fine degli anni 60 decide di avviarvi una grande trasformazione agricola per sfruttare la indubbia fertilità del suolo lacustre; vengono impiantati oltre 100 ettari di agrumeto delle tradizionali varietà siciliane a polpa pigmentata (tarocco, moro e sanguinello), mentre la restante parte della proprietà viene destinata alla produzione del grano; si realizzano strade, impianti di irrigazione, opere idrauliche, corpi aziendali e tutto quello che serve per avviare un’attività di produzione; ma dirigere i lavori di una grande azienda da Palermo non era cosa possibile e così in famiglia si arriva all’inevitabile decisione di trasferirsi a Lentini.
La principessa, Miki, così la chiamano in famiglia, dedica la sua attenzione a rendere vivibile il grande terreno di oltre due ettari che fa da contorno ai caseggiati oramai ristrutturati, immaginando un giardino che sia gradevole e renda l’intorno della casa fruibile in ogni stagione e, non avendo particolari conoscenze botaniche, comincia ad impiantare tutte le specie che di volta in volta il suo senso estetico le suggeriva di tentare.
Zone d’ombra cominciano a formarsi utilizzando specie a crescita rapida come bagolaro, ficus, phytolacca, alloro, araucarie, pini, platani orientali e, tra gli alberi da fiore: jacaranda, cercis, brachychiton, ceiba, ma sono anche tantissime le palme che cominciano a svettare in ogni angolo del giardino insieme a specie esotiche resistenti al caldo e alla siccità come agavi, yucche, aloe, cycas, dasylirion, xantorrea.
Le bouganville di ogni varietà e le rose costellano con macchie di colore il giardino ed il profumo è dato da gelsomini e da specie esotiche come Carissa grandiflora e Parkinsonia aculeata.
Il giardino sta cominciando a prendere forma quando alla principessa, che gira instancabile per Orti Botanici e vivai, scoppia la passione per le succulente che in tantissime specie, comprate o scambiate o, come fan tutti con le talee, talvolta trafugate, trovano ideale sistemazione tra le fessure antiche dei resti dei moli di attracco delle barche del lago, che attraversano in senso longitudinale parte del giardino. Si formano così aiuole fuori terra dove le forme ed i colori dell’esotico si mescolano ai capperi che spontanei spuntano da ogni dove.
Il giardino acquista in pochi anni una sua particolare fisionomia di giardino mediterraneo dal carattere esotico e così nell’estate del 1988 arriva la richiesta di una visita davvero speciale. E’ la Regina Madre d’Inghilterra, moglie di Giorgio VI, da sempre appassionata di giardini, che vorrebbe visitare il Biviere in occasione di una sua visita in Sicilia. La visita fu un vero successo e da allora il giardino è aperto ai tanti visitatori che lasciano traccia del loro passaggio su di un corposo libro dei ricordi.
Tanti anni sono passati dalla mia prima visita al Biviere; ero da poco laureata in agraria e seguivo il mio capo, il Dottore Vito Sardo, agronomo che curava la progettazione dell’impianto irriguo dell’ agrumeto. Di quel tempo ho un ricordo speciale dei principi e del loro giardino nel quale ho imparato a riconoscere generi e specie delle tante piante esotiche che è possibile acclimatare nel nostro ambiente di coltivazione. Ma il ricordo che più mi rimane impresso è quello di quattro grandi alberi di pompelmo, coltivati in vasi interrati sulla terrazza a ridosso delle porte finestre della casa; il visitatore accolto dal profumo di zagara in primavera e dal giallo dei grandi frutti in autunno capiva subito di trovarsi in Sicilia, in un luogo privilegiato per la produzione degli agrumi.
Ho rivisto il giardino in questi giorni in occasione di una manifestazione del verde e vi ho ritrovato l’antico fascino di un tempo anche se negli anni molte cose sono cambiate: il principe Scipione non c’è più, la principessa Miki abita ancora al Biviere insieme al figlio che cura la gestione dell’azienda e alla nuora Virginia che si è presa carico delle visite e della cura del giardino. Il Biviere è sempre molto bello anche se alcune piante non ci sono più come i pompelmi sostituiti da più comuni limoni; la varietà di piante succulente che caratterizzava la collezione si è un poco diradata e la vasta estensione a prato appare oggi leggermente anacronistica. Gli esemplari arborei hanno raggiunto in trent’anni un aspetto maturo come il grande ficus dietro il cancello di ingresso o il bagolaro che fa ombra alla chiesetta.
Il tutto merita una visita . La storia del giardino si può rivivere leggendo il libro scritto da Miki Borghese qualche anno fa dal titolo “Case del Biviere” .
A margine mi preme dire che a distanza di soli vent’anni dall’avvenuta bonifica, per soddisfare le esigenze irrigue dell’intero comprensorio agrumicolo, negli anni 70 è stato costruito, in parte dell’alveo del vecchio lago, un bacino artificiale che è più piccolo del lago originario e che al momento manca ancora del completamento delle condotte di distribuzione dell'acqua agli agrumeti. La fauna acquatica, però è ritornata.
Piacevolissimo leggerti
RispondiEliminaLei affascina con la sua scrittura
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