Quella che sto per raccontare potrebbe sembrare una storia parafrasata dalla canzone di Paoli ..”Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo” ma, a parte per il numero che è uguale (anche gli amici della mia storia sono quattro: Francesco, Giuseppe, Giulio e Carlo, a cui va aggiunto, però, un quinto componente definito: “aggregato”), il luogo del racconto non è un bar dove discutere di cosa fare della propria vita, ma il cortile di una chiesa di un quartiere periferico della città di Siracusa, dove i miei protagonisti, amici di rastrello di vecchia data, hanno cominciato ad incontrarsi, nei ritagli di tempo, per parlare di piante con l’intento dichiarato, ab origine, di provare a rivoluzionare il modo di fare verde pubblico e privato in città, contrapponendo all'idea del giardino omologato, fatto di thuje, chamaecyparis e i cedri del libano che, negli anni dei loro primi incontri, imperversava, l’intuizione dettata dalla passione per l’esotico che il verde da noi potesse essere espressione dei colori e dei profumi dei Tropici.
Il gruppo, composto oggi da amici di età compresa tra i 75 e gli 80 anni cominciò ad incontrarsi trent'anni fa, nel tempo libero dal lavoro, nel vivaio di uno di loro, una delle poche aziende di piante ornamentali presenti a Siracusa in quegli anni. Qualche tempo dopo, però, Giuseppe, frequentando la parrocchia del suo quartiere, si rese conto di come fosse poco attrezzata ed accogliente per i fedeli. “ Non c’erano neanche delle panche all’esterno dove le signore potessero sedersi a riposare. Allora per rimediare, con l’aiuto di un amico ferramenta, cominciai a realizzare delle sedute e per rendere gradevole l’ingresso della chiesa creai due grandi aiuole dedicate alle piante succulente (Echinocatus grusonii e cereus,) e a piante verdi come yucca, dracena, cycas, strelitzia, dasylirion, chamaerops.venerdì 26 agosto 2022
Un giardino inusuale in un cortile parrocchiale
Eravamo molto coinvolti in questo progetto e presi dall’entusiasmo realizzammo anche una piccola serra per il ricovero delle specie più delicate. Ma il quartiere è difficile e molte delle piante che mettevamo sparivano. Pensai allora di spostare la nostra attività nel cortile interno della chiesa, più riparato, dove con gli amici del gruppo e con l’appoggio del Parroco che finanziò l’acquisto delle prime piante, cominciò a prendere forma un giardino".
Ogni componente del gruppo ha contribuito alla sua realizzazione fornendo piante, competenza e forza lavoro. Carlo, il vivaista, ad esempio, ebbe all’inizio un ruolo importante per il reperimento delle prime piante succulente e di alcune palme; Francesco, poi, un super esperto di plumerie, con all’attivo oltre venti nuove varietà ottenute da seme e con un’abilità tecnica che gli consente di ottenere un riuscita pressoché totale degli innesti e della radicazione delle talee di questa difficile specie, ha portato in dote esemplari di plumeria mettendoli a dimora in piena terra.
Una, la più spettacolare, è proprio all’ingresso del giardino ed è un esemplare di Plumeria obtusa di dieci anni d’ età, dalla chioma rotondeggiante ed una fioritura eccellente per abbondanza, dimensione e profumo dei fiori. Questa pianta è figlia del primo esemplare di Plumeria obtusa arrivato a Siracusa negli anni trenta del secolo scorso tramite due fratelli di ritorno da un viaggio in Etiopia. Da quel primo esemplare molte furono le talee radicate vendute al mercato e oggi ne rimangono ancora poche piante all’interno di alcuni giardini privati.
Accanto alla plumeria, in un duetto di profumo stordente, c'è un grande esemplare di Murraja exotica i cui fiori, all’aroma di zagara, emanano scie di profumo che raggiungono gli angoli più remoti del giardino.
Sotto la plumeria, in ombra, un arbusto dal colore delicato, pennellato di rosa: è una breynia (Breynia disticha), specie proveniente dall’Oceania, a foglie dapprima rosate che invecchiando diventano verde chiaro e bianche.
Oltrepassata la soglia del giardino grandi aiuole centrali e periferiche accolgono l’esotico (Tecoma stans, carissa, plumerie, euphorbie, raphiolepis; tra le palme cocos e caryota; tra le piccole da fiore: ruellia in forma nana) ed il mediterraneo (melograni, aromatiche, asparagus, Phyla nodifera come tappezzante) che convivono in buona armonia.
Il lavoro per mantenere il giardino in efficienza è tanto e l’età si fa sentire; Giuseppe, che è il più assiduo ed anche il più anziano (gli hanno anche regalato un cartello con la dedica) si lamenta talvolta con il parroco per la stanchezza, chiedendo aiuto ai ragazzi della comunità che gravita intorno alla parrocchia per innaffiare o ripulire; ma puntualmente, al momento in cui l’aiuto è trovato viene a malincuore rifiutato perché : “Un appassionato non può delegare”. A chi lasciare in futuro la cura del giardino? Nonostante il grande via vai di giovani che frequentano la parrocchia non si trovano ragazzi interessati a passare il tempo coltivando piante. Ed allora non resta che continuare, cesoie in mano, a progettare, realizzare, discutere con gli amici di nuove piante e di angoli da abbellire senza pensare a quello che succederà domani, un pò come nella canzone....
Eravamo quattro amici al bar
Che volevano cambiare il mondo....
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