Immagine tratta dal libro di A. Perazzi, Vento e Acqua, un giardino di Paolo Pejrone per Radicepura |
A più di un anno dalla sua installazione sono tornata a rivedere, al parco botanico di Radicepura, il giardino Vento ed acqua, tentativi di resilienza di Paolo Pejrone installato in occasione della quarta edizione della Biennale del Giardino Mediterraneo che si è svolta a Radicepura nel 2023, sotto la direzione artistica di Antonio Perazzi.
Radicepura per chi non lo sapesse è un grande parco botanico, a pochi chilometri da Taormina con vista sull’Etna e a ridosso del mare di Riposto, realizzato dalla famiglia Faro, proprietaria dei Grandi Vivai Faro, che ospita collezioni di piante esotiche e mediterranee e dove viene organizzata ogni due anni una Biennale del Paesaggio Mediterraneo. In occasione della manifestazione, nel parco che è esteso più di cinque ettari, vengono realizzati, utilizzando il vasto assortimento varietale dei Grandi Vivai Faro, i progetti di giovani paesaggisti che risultano, ad ogni edizione, vincitori del concorso internazionale di idee (Il Giardino delle Piante è stato il tema conduttore dell’ultima edizione).
Radicepura è perciò non solo un grande parco botanico che ospita collezione di piante rare, insieme ad installazioni artistiche di autori contemporanei, ma è un luogo polifunzionale, sede di eventi la cui offerta al pubblico di appassionati si arricchisce ogni anno di nuove proposte come recentemente con Omaggio alla Kolymbethra, campo catalogo di varietà di agrumi o dalla prossima primavera, con una serra tropicale adibita a Casa delle farfalle; inoltre ogni due anni il Parco rinnova la collezione di giardini selezionati dalla Biennale che si aggiungono alle installazioni stabili realizzate al Festival da paesaggisti di fama internazionale come Andy Sturgeon (Layers) James Basson (Alfeo ed Aretusa) , Antonio Perazzi (Home ground), Francois Abelanét (Anamorphòse), Michel Péna (Tour d’y voir). Nell’edizione dello scorso anno la guest star chiamata da Perazzi a dare il suo contributo al Festival è stata Paolo Pejrone, architetto paesaggista piemontese, progettista da oltre cinquant’anni di tanti giardini in Italia ed Europa, autore di innumerevoli libri e saggi sul tema del giardino, che ha progettato e realizzato come Senior Design un’installazione dal titolo Area ed acqua, tentativi di resilienza.
Il giardino, disposto in un’area pianeggiante, un poco defilata nel parco, protetta sul versante che guarda il mare da un lungo filare di palme, ha una forma quadrata ed è chiuso da alti muri dipinti a calce che presentano aperture al centro di ogni lato per accedere al suo interno; qui lo spazio è occupato da basse vasche divise in settori, alcune con terra, altre con acqua , simili esteticamente a vecchie cisterne o ad abbeveratoi, poste simmetriche agli spigoli ed al centro del giardino.
Per le vasche di terra Pejrone ha scelto soprattutto piante da foglia: alcuni grandi platani, fitte macchie di Tetrapanax dalle grandi foglie, aralie, felci arboree, canne a foglia variegata, qualche rampicante come passiflora, jasminum e bignonia rosa.
Nelle vasche d’acqua invece sono state inserite specie utili come: menta acquatica, Iris pseudacorus , Nymphaea alba e papiri in grado di purificare l'acqua che le attraversa.
Su un lato del giardino svetta una torretta che sorregge un’elica a vento. L’idea progettuale è semplice e potrebbe essere di ispirazione per giardini da realizzare in una terra assetata e riarsa come la Sicilia odierna.
L’acqua, raccolta in una vasca, viene sollevata da una pompa azionata dalle eliche della ventola e senza alcun dispendio energetico viene inviata ad irrigare le vasche del giardino che accolgono le piante da foglia; l’acqua percolando da qui viene convogliata alle vasche con le piante acquatiche dove papiri, ninfee e iris la filtrano e la purificano inviandola poi alla vasca centrale dove arriva chiara e tersa e rimessa in circolo. Un ecosistema artificiale autosufficiente che rende omaggio e si ispira ad ambienti naturali presenti in Sicilia come le Fonti e la Foce del fiume Ciane che a causa dell’uomo e dei cambiamenti climatici sono divenuti fragili ed instabili.
Fonte e Foce del fiume Ciane |
Ma io il giardino lo volevo rivedere; all’apertura della Biennale l’anno scorso, l’installazione non aveva ancora un suo perché; si vedeva solo il muro e le piante non si erano ancora ben relazionate tra loro. Dovevo constatare di persona cosa fosse diventato il giardino. Percorro il lungo viale di acceso al parco e davanti l’installazione mi ritrovo in un’oasi di verde esuberante che trabocca dai muri esterni del giardino con piante di Jasminum grandiflorum che profumano l’aria e grandi foglie di Tetrapanax che svettano insieme alle canne variegate cresciute in un anno di molti metri; il luogo mi invita ad entrare esprimendo un senso di benessere e frescura che con questo caldo ritenevo impossibile.
All’interno vengo circondata dal verde in mille tonalità di foglia con pochi sprazzi del rosso vivo della passiflora che con andamento lianoso spunta a festoni tra la vegetazione.
La mancanza di manutenzione e di ripulitura del secco e del morto non mi appare affatto un difetto del giardino; l’associazione vegetale sembra naturale e ben armonizzata pur provenendo da un assemblato vegetale studiato a tavolino utilizzando piante di produzione vivaistica; le enormi foglie del tetrapanax, le lunghe fronde della felce arborea sono testimoni di una crescita eccezionale di un giardino che sta bene e si sa autoregolare, un campione ben riuscito di giardino resiliente da cui prendere spunto per la progettazione degli spazi verdi per le future, e ritengo purtroppo durature, emergenze climatiche isolane.
Mentre sono dentro ripenso alla presentazione del giardino che Antonio Perazzi ha scritto su un libercolo edito da Radicepura dal nome : Vento e Acqua, un giardino di Paolo Pejrone per Radicepura, dove si racconta di Paolo, del suo modo di lavorare , del suo essere giardiniere, del modo in cui ha pensato il giardino e con che motivazione lo abbia realizzato; suggestionata dal suo racconto tendo l’orecchio per ascoltare se oltre al fruscio del vento che fa correre veloce l’elica in cima alla torretta, riuscirò a sentire il gracidare delle rane; Pejrone, infatti, che sotto le vesti di un Senior design nasconde ancora i desideri ed i ricordi di un fanciullino avrebbe voluto che i Faro inserissero nelle vasche d’acqua uova di rane siciliane che avrebbero reso il giardino molto vicino ad un suo felice ricordo d’infanzia; di rane, in agosto non ve n'è traccia ed allora i casi sono due o i Faro che non le hanno volute o potute trovare o le rane per il troppo caldo, se ne sono andate in un posto fresco a gracidare.Tweet