Sul finire dell’inverno, tra le prime specie arbustive fiorite che, sino a qualche anno fa, era possibile reperibile in vaso presso garden o reparti green dei centri per il bricolage, c’era un piccolo arbusto di origine australiana, Chamelaucium uncinatum, che si presentava di aspetto globoso con una moltitudine di fiori dai petali bianchi cerosi che ricoprivano come tante stelline luminose un cuscino compatto di foglie aghiformi di un verde scuro particolarmente intenso. La specie coltivata in diverse varietà orticole sia come pianta in vaso che come fronda da fiore recisa per la notevole resistenza dei suoi fiori, era prodotta, sin dagli anni '70 soprattutto in Israele e California ed era coltivata anche presso aziende produttrici in Sicilia, nella zona del messinese, che la vendevano come vaso a fioritura precoce sui mercati del nord Europa.
Anche allora la coltivazione a scopo ornamentale non era una assoluta novità perché in Italia, la specie era già stata coltivata presso la Stazione di Acclimatazione di Sanremo dai coniugi Calvino per testarla come pianta da fronda fiorita. La specie, chiamata in lingua inglese “Geraldton wax flowers” dal nome del paese di origine posto sulla costa occidentale australiana e per i suoi “fiori di cera”, oggi è praticamente scomparsa dall’ assortimento varietale vivaistico e solo grazie alla Lidl (ancora lei) sono riuscita a procuramene un vaso.
Non è specie facile da coltivare perché nel tempo tende progressivamente a perdere compattezza e lucidità del fogliame e vivacchia svogliata sino a tracollare, nell’arco di poche stagioni, nonostante le indicazioni colturali la descrivano come specie facile da coltivare in pieno sole o mezz’ombra su terreno sabbioso e con scarse esigenze idriche.
Sarà la difficoltà a mantenere la pianta in salute il motivo della progressiva disaffezione del mercato o solo perché anche per i fiori si insegue la ricerca continua di nuove novità vegetali da usare e poi dopo poco dimenticare?
Generalità sulla specie
Chamelaucium uncinatum è specie che cresce spontanea nelle aree a boschi e lungo le brughiere sabbiose delle zone costiere della Australia sud occidentale caratterizzate da un clima di tipo mediterraneo, su terreno tendenzialmente acido, dilavato, povero di sostanza organica. Del genere Chamelaucium, che appartiene alla famiglia delle Myrtaceae, fanno parte una trentina di specie ma poche di esse sono coltivate a scopo orticolo come Chamelaucium uncinatum: si tratta di un piccolo arbusto (se coltivato in vaso) di forma arrotondata, con fusti sottili ben ramificati e fittamente ricoperti da un fogliame aghiforme leggermente carnoso e coriaceo, ricco di oli essenziali dal sentore di spezie e limone che lo rendono molto profumato se schiacciato o strofinato.
Tra la fine dell'inverno e l'inizio della primavera produce innumerevoli piccoli fiori di colore generalmente bianco o rosa e in alcune varietà anche porpora, formati da cinque minuscoli sepali, cinque grandi petali cerosi e 10 stami, prodotti su rami fioriferi che possono portare da 50 ai 500 boccioli.
Il fattore principale che influenza l'inizio della fioritura di Chamelaucium uncinatum è il fotoperiodo; la specie infatti è a fotoperiodo breve ed in genere sono necessarie quattro settimane di giorni corti per ottenere la piena fioritura; questa condizione accompagnata da adeguate temperature si verifica nella nostra area di coltivazione in autunno ed infatti è alla fine dell’inverno che la pianta precocemente, rispetto ad altre specie, fiorisce. Più sono numerosi i giorni a luce breve, cui la pianta è sottoposta, e più è elevato il numero di fiori prodotti per pianta perciò nella produzione in serra regolando artificialmente il ciclo di illuminazione è possibile programmare il momento della fioritura e la sua quantità . Detto questo, quale potrebbe essere il motivo principale della ineludibile morte delle piante in vaso che ho avuto in passato? Propendo principalmente per il pH del terreno: Chamelaucium gradisce in natura terreno acido o neutro e sicuramente lo sarà stato il substrato utilizzato nei vivai di produzione per la sua propagazione, che, per inciso, avviene da talea di ramo non fiorifero ancora non lignificato, ma l’acqua che esce dal mio rubinetto è molto calcarea e alla lunga la sua somministrazione alla pianta potrebbe avere alterato il ph acido del terriccio iniziale facendolo aumentare. Leggo inoltre su articoli scientifici che Chamelaucium è specie particolarmente sensibile ad una malattia fungina tipo ruggine indotta dal parassita Puccinia psidii che determina un rapido deterioramento delle piante; si sono rilevati in serra anche attacchi di muffa grigia (Botrytis cinearea) che ne hanno probabilmente scoraggiato la produzione. Che fare? Non resta che approfittare di una comparsa occasionale di Chamaelaucium sul mercato, come è stato per me con l’offerta della Lidl, per fare un nuovo tentativo di coltivazione questa volta cercando di acidificare con succo di limone l'acqua utilizzata per innaffiare; sarà una buona soluzione? Vedremo.
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